Dal governo

Fondo sanitario nazionale, traballano gli aumenti da 3,5 miliardi per il 2020-2021. La sorpresa nel Patto salute

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

I due miliardi di aumento del Fondo sanitario nazionale (Fsn) nel 2020 e il miliardo e mezzo in più per il 2021, promessi dalla legge di Bilancio sulla base di un preciso accordo tra Regioni e Governo, rischiano di saltare. O quantomeno non sono più una certezza: le risorse aggiuntive, che porterebbero il Fsn rispettivamente a 116,4 miliardi il prossimo anno e a 118 miliardi scarsi nel 2021, saranno erogate «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico». Questa la clausola inserita all'articolo 1 della bozza del Patto per la salute su cui oggi i tecnici delle Regioni hanno avuto un incontro al ministero guidato da Giulia Grillo. Una riunione-lampo: gli aumenti del Fondo sono da sempre, dal punto di vista dei governatori, la condizione necessaria per aprire qualunque trattativa sui contenuti del "Patto". Una volta messe in discussione le cifre in più, secondo le Regioni non c'erano le condizioni per proseguire.

La clausola che vincola gli incrementi all'invarianza del quadro complessivo era già stata inserita nel Patto (2014-2016), ma a preoccupare le Regioni è soprattutto la «sconfessione - avvisa l'assessore alla Sanità dell'Emilia Romagna Sergio Venturi - dell'accordo sottoscritto a Natale tra il presidente dei governatori Stefano Bonaccini e il Governo. In quella sede ci accordammo su due punti: l'aumento del Fondo sanitario nazionale e l'incremento di 4 miliardi per l'edilizia sanitaria e le tecnologie. Oggi il governo si rimangia quelle parole». «A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca - commenta l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato -: vien da supporre che ci sia un tentativo dell'Esecutivo di "sterilizzare" l'aumento del Fondo da 2 miliardi per il prossimo anno con l'incasso da parte delle Regioni dei 2,4 miliardi di euro del payback. Ma sono partite completamente differenti, il Servizio sanitario ha bisogno di ossigeno in più».

Sullo sfondo, c'è ovviamente la procedura d'infrazione che aleggia sull'Italia: a fronte di un quadro dei conti pubblici decisamente incerto, l'aver inserito al primo articolo di un documento tecnico come il Patto salute proprio la clausola "politica" che vincola gli aumenti per la sanità all'invarianza delle condizioni attuali, alimenta i sospetti delle amministrazioni locali. Intanto domani i governatori in Conferenza Stato-Regioni faranno di tutto per "chiudere" almeno sul miliardo in più per il 2019: il riparto del Fondo è stato bloccato da province autonome di Trento e Bolzano, ma c'è la corsa a blindare almeno le prime risorse.

Resta ancora da dipanare, infine, tutta la matassa dei contenuti tecnici del Patto, che nei 18 articoli presentati dal Governo ripercorre i grandi temi focalizzati già in sede di legge di Bilancio. E anche qui non mancano i potenziali scontri. «A cominciare dal piani di rientro regionali e aziendali - avvisa ancora D'Amato -. Una stagione che a nostro avviso dovremmo lasciarci alle spalle visto il riequilibrio dei conti nella sanità e il netto miglioramento dei Livelli essenziali di assistenza. Ma al ministero sembra non pensarla così: nel nuovo Patto c'è il tentativo di mantenere in piedi e anzi di potenziare quegli strumenti anacronistici, in netto contrasto con l'autonomia delle regioni».


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