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Bambini d'Italia: pochi, poveri e sedentari. Il report di Save The Children e l'appello a Conte: «Si agisca in legge di Bilancio»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Poveri bambini. È proprio il caso di dirlo, a leggere il X Rapporto Save The Children sull'Infanzia. Dallo slogan che non lascia scampo: "Italia vietata ai minori".
I dati che come in un flash trafiggono non solo il cuore, ma la società e l'economia di un Paese dove dalla crisi del 2008 si è avuto un vero e proprio tracollo nelle condizioni dei bambini, monitorate nell'Atlante dell'Infanzia a rischio, diffuso in dieci città in occasione del rilancio della campagna"Illuminiamo il futuro" per il contrasto alla povertà educativa. Un ulteriore tassello "black" in un quadro già a tinte scure: c'è l'ennesima riconferma che nascere in Emilia Romagna o in Calabria può segnare un destino.
E quindi: in dieci anni - spiegano da Save The Children, è triplicato dal 3,7% al 12,5% il numero dei minori in povertà assoluta, che oggi sono 1,2 milioni. Nello stesso periodo sono calati gli investimenti nella spesa sociale per l'infanzia e l'istruzione e, certo non a caso, è proseguito il crollo delle nascite. Tanto che se nel 2008 i minori in Italia rappresentavano il 17,1% della popolazione residente, nel 2018 sono il 16,2 per cento. Calati di quasi un punto percentuale. Il Sud, in particolare, ha perso un minore su dieci, mentre al Centro e al Nord l'effetto è compensato dalla presenza delle famiglie straniere.
In queste condizioni rifioriscono vecchi fenomeni - come quello dell'abbandono scolastico che riguarda il 14,5% dei ragazzi e che contribuisce alla "povertà educativa" - e si confermano, anche se in lieve miglioramento dal 21,8% di dieci anni fa al 17,9% del 2018, nuove emergenze come la lontananza dagli sport in un Paese per altro sempre più cementificato: come la sedentarietà assoluta che in Italia riguarda un minore su cinque tra i sei e i 17 anni, mentre il 15% svolge solo qualche attività fisica. E l'alimentazione? Nel 2018 ben 453mila bambini al di sotto dei 15 anni hanno beneficiato di pacchi alimentari: 500mila di loro (il 6%) crescono in famiglie dove non si consumano regolarmente pasti proteici e 280mila sono costretti a un'alimentazione povera sia di proteine che di verdure.

L'Italia - puntano il dito dalla Ong fondata ceno anni fa nel Regno Unito - continua a non avere un Piano strategico per l'infanzia e l'adolescenza, investe risorse insufficienti in spesa sociale alimentando gli squilibri nell'accesso ai servizi e alle prestazioni, condannando proprio i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare da sole, o quasi, gli effetti della crisi. «Nell’ultimo decennio insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini del Sud, del Centro e del Nord, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro», spiega il Dg Valerio Neri. «Un paese "vietato ai minori", che negli ultimi dieci anni ha perso di vista il suo patrimonio più importante: i bambini. Impoveriti, fuori dall’interesse delle politiche pubbliche, costretti a studiare in scuole non sicure e lontani dalle possibilità degli altri coetanei europei. Ma che non si arrendono, che hanno trovato il coraggio di chiedere a gran voce che vengano rispettati i loro diritti, che gli adulti lascino loro un pianeta pulito e un ambiente di vita dove poter crescere ed esprimersi. Chiediamo un forte segnale di inversione di rotta, per affrontare quella che è una vera e propria emergenza. Ci auguriamo – prosegue Neri - che il Presidente del Consiglio che nel suo discorso di insediamento ha voluto raccogliere l’appello lanciato da Save the Children per garantire ai bambini e alle bambine l’accesso all’asilo nido, nella prossima legge di bilancio sappia dare seguito concreto a quanto annunciato, a partire dalle aree del paese dove maggiormente si concentra la povertà minorile».


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