Dal governo

La calma apparente del Ssn e la sfida della governance: ricette del ministero della Salute

di B. Gob.

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Invecchiamento della popolazione e innovazione dirompente anche nella cura di malattie fino a oggi considerate inguaribili sono la doppia sfida che il Servizio sanitario nazionale deve prepararsi ad affrontare con strumenti nuovi. Perché quelli usati fino a ora per garantire una sanità universale che è un unicum italiano nel mondo non sono più adeguati. Finalmente stabilizzato e dopo un decennio di cura da cavallo sui conti – cinque miliardi di disavanzo annuale e dieci miliardi di debiti fuori bilancio nel 2007 - il Ssn gode oggi di una "calma apparente": bilanci in regola e buone performance lo piazzano al top delle classifiche internazionali ma per sopravvivere dovrà attrezzarsi con un nuovo modello previsionale degli scenari di salute, in grado di allocare la spesa dove serve. Questa è la tesi contenuta nel volume “Il Servizio sanitario nazionale guarda al futuro", scritto dal direttore generale della Programmazione del ministero della Salute Andrea Urbani. Una tesi che è già realtà perché sul nuovo modello i tecnici sono al lavoro. «Siamo partiti un anno fa – afferma Urbani – con l’obiettivo di andare a misurare puntualmente, organizzando l’enorme mole di dati disponibile, quello che sarà il bisogno di salute della popolazione da qui a trent’anni e così capire qual è il valore del Fondo sanitario necessario a mantenere il Ssn universalistico e sostenibile».
Una scelta benedetta dal ministro della Salute Roberto Speranza, che sposa la ricetta di un cambio di passo metodologico ma rilancia anche sulle risorse: «Dobbiamo essere orgogliosi del nostro Servizio sanitario nazionale perché continua a ottenere ottimi risultati di salute ma questa non può essere una scusa per non metterci i soldi che servono – ha affermato il ministro presentando il libro di Urbani al Senato -. Veniamo da una stagione troppo lunga di definanziamento che abbiamo interrotto con l’ultima legge di Bilancio mettendo due miliardi aggiuntivi sul Fondo sanitario, altri due miliardi sull'edilizia e 550 milioni sull'abolizione del superticket ma bisogna destinare ancora più risorse, come ha detto il presidente del Consiglio Conte annunciando 10 miliardi di euro per la sanità entro fine Legislatura. Il 2020 dev’essere l'anno della svolta - ha aggiunto poi Speranza - in cui valorizzare il Ssn grazie a un Patto Paese tra istituzioni, società scientifiche, operatori sanitari e cittadini».
Nel frattempo, per Urbani al Servizio sanitario serve una "manutenzione straordinaria": addio alla logica dei tetti di spesa - lo ha fatto la manovra con le nuove flessibilità sulle assunzioni di personale e sugli acquisti da privato per poi mettere mano ai tetti di spesa sulla farmaceutica - e va adottato un approccio olistico e “di welfare". «L’equilibrio di bilancio va cercato valutando il complesso dei costi e dei ricavi e abbandonando la logica dei tetti e dei silos di spesa che ha generato nelle Regioni fenomeni compensativi come l’utilizzo di servizi appaltati per compensare il blocco alle assunzioni», afferma Urbani. E i governatori che tengono i conti in ordine «devono essere liberi di scegliere dove e come allocare le risorse disponibili per la sanità. Al contrario, nelle Regioni che non sono state in grado di gestire bene lo Stato deve entrare con meccanismi più incisivi. Abbiamo l’obbligo di tutelare il cittadino a prescindere dal territorio in cui è nato», spiega ancora il Dg della Programmazione. Infine, la lotta agli sprechi: «Per l’aggregato beni e servizi che vale il 22% del Fondo sanitario e dove permangono differenze di spesa inspiegabili tra le Regioni abbiamo già misurato una potenzialità di riqualificazione tra i 600 e gli 800 milioni di euro in tre anni per le prime otto categorie merceologiche analizzate. Il sistema deve imparare a spendere meglio i soldi a disposizione», conclude Urbani.


© RIPRODUZIONE RISERVATA