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Covid/ Brusaferro: «La curva dei contagi in ripresa richiede misure nazionali e anche regionali». Rezza: «Quella sui vaccini è una maratona, vedremo i risultati tra mesi». Locatelli: «Italia al top in Europa con 400mila dosi somministrate».

di Barbara Gobbi

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Rt calcolato sui 14 giorni a 1,03 - cioè il numero dei casi non decresce - e incidenza pari a 166 casi per 100mila persone, quindi ben al di sopra della soglia dei 50 casi per 100mila persone indicata per passare dalla fase di mitigazione a quella di contenimento ritornando a un tracciamento dei casi. Questi i due dati principali segnalati dal presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro nel corso della conferenza sul monitoraggio 28 dicembre-3 dicembre. «L'Italia per settimane ha mostrato una curva sotto controllo ma l'ultimo periodo mostra prima un rallentamento e poi una controtendenza a partire da questa settimana - ha detto Brusaferro -. Speriamo che questo rimanga un segnale sporadico ma in questa fase è molto importante adottare misure adeguate a livello nazionale così come vanno considerate eventuali scelte di rinforzo a livello regionale». Nel dettaglio, in quasi tutte le Regioni il trend dei casi è in crescita - ha detto Brusaferro - così come il sovraccarico dei ricoveri e delle terapie intensive, aggravati da focolai segnalati in ambienti particolarmente a rischio. In definitiva «si osserva un peggioramento generale, l'incidenza torna a crescere e aumenta l'impatto sui servizi assistenziali».
Ad accendere i riflettori sul fattore-vaccino è stato Franco Locatelli, presidente Css: «L'Italia è arrivata a somministrare in pochissimo tempo 65mila dosi di vaccino al giorno con un picco di 90mila soltanto ieri. In totale siamo arrivati a superare le 400mila vaccinazioni fatte. Questo ci consente di dire che l'Italia è ai vertici per le vaccinazioni contro la pandemia in Europa e di dare qualche elemento di luce che rischiara rispetto agli ultimi dati della Cabina di regia su una ripresa dei contagi». «La risposta migliore per contrastare la ripresa dei contagi mentre attendiamo gli effetti del vaccino è quella di un monitoraggio continuo - ha aggiunto il presidente dell'Iss Brusaferro - e di un mantenimento delle misure stringenti nel bimestre febbraio-marzo che in concomitanza con l'influenza è la stagione più a rischio». In ogni caso «quella dei vaccini è una maratona e non la gara dei 100 metri - ha avvisato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza -: gli effetti della vaccinazione si vedranno solo a distanza di mesi. Tanto più avendo scelto una strategia che mira all'inizio soprattutto alla protezione delle persone più esposte come gli operatori sanitari e a chi lavora e vive in Rsa, quindi si può pensare di ridurre in un primo momento la mortalità associata all'infezione. Quanto alla protezione di comunità o di gregge, si gioca su tempi molto lunghi perché almeno il 60% della popolazione dovrebbe essere coperta. È bene - ha aggiunto Rezza - che si cominci con il piede giusto, le Regioni stanno rispondendo molto bene in questo momento anche grazie alla cultura vaccinale che c'è in Italia. Non vedo certo una ritrosia ma una corsa alla vaccinazione e andrà studiata con molta puntualità la successione delle categorie già prevista dal Piano vaccinazioni, dando priorità nella seconda fase agli over 60 anni e alle persone fragili».
I 5 milioni di fragili quindi saranno quelli vaccinati per primi. E i giovanissimi? La popolazione pediatrica non può essere vaccinata con nessuno dei vaccini disponibili - ha aggiunto Locatelli - ma si sta facendo una riflessione sull'opportunità di proteggerli indirettamente dando copertura alle mamme e ai papa».


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