Dal governo

Draghi al Senato: «Accelerare la campagna vaccini con mezzo mln di dosi al giorno per tornare alla normalità. Inaccettabili le differenze regionali, ne usciamo solo se uniti come a inizio pandemia». Poi: «L'autonomia strategica sui vaccini è la priorità»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«L'uscita dalla pandemia rappresenta la principale sfida di tutti i Governi». E «a un anno di distanza si deve fare tutto il possibile per la rapida soluzione della crisi sanitaria. Sappiamo come farlo, «abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci»: tre sono già disponibili e
«il quarto, Johnson&Johnson sarà disponibile da aprile». Il presidente del Consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula al Senato sul prossimo Vertice Ue ha avviato il suo discorso con l'emergenza Covid, tra disponibilità di dosi e strategia nazionale, impegno industriale dell'Europa e solidarietà verso i Paesi terzi«Dobbiamo essere uniti per uscire dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo insieme nei mesi precedenti», ha avvisato il premier. Che ha richiamato le Regioni a seguire le indicazioni che arrivano dal Governo e in particolare dal ministero della Salute, cosa che alcune fanno mentre altre, soprattutto sul fronte della profilassi degli over 80, segnano ancora il passo dando la precedenza ad altre categorie. Il riferimento a «categorie portatrici di interesse» e alla vicenda spinosa dei "riservisti" è evidente, nell'ottica di un regionalismo mal interpretato.
Intanto, ha affermato Draghi, «nelle prime tre settimane di marzo abbiamo fatto circa 170mila vaccini al giorno, più del doppio che nei due mesi precedenti e «nonostante il blocco di AstraZeneca per i noti motivi l'obiettivo è portarle a mezzo milione al giorno. Accelerare - ha proseguito il premier - è essenziale per frenare il contagio, per tornare alla normalità e per fermare le varianti». Per vaccini fatti Italia è seconda alla Spagna in Europa ma sempre a causa dei ritardi nella consegna delle dosi l'Ue si colloca dopo altri Paesi. Il presidente del Consiglio invita al pragmatismo all'inglese: «Dall'Inghilterra - ha detto - abbiamo da imparare delle cose: lì si utilizza un gran numero di siti vaccinali e di operatori abilitati ai vaccini, nonché la seconda dose spostata quanto più possibile nel tempo. Con meno requisiti formali e con più pragmatismo si procederà più speditamente».
Il primo bilancio positivo si ha intanto tra i più fragili: «L'86% degli ospiti Rsa - ha affermato ancora Draghi - ha già ricevuto una dose e oltre 2/3 ha completato il ciclo. Il numero di nuovi casi nelle Rsa tra febbraio e inizio marzo è rimasto stabile a fronte di un aumento dell'incidenza della popolazione generale. Tra gli over 80, ha rimarcato qui il premier, le differenze regionali sono «molto difficili da accettare: alcune Regioni trascurano i loro anziani in ragione probabilmente dei loro interesse». E allora: «Dobbiamo essere uniti nella pandemia, come lo siamo stati nei mesi precedenti». E «solo con una leale collaborazione tra Stato e Regioni sono certo che il successo sarà pieno», e per parte sua il Governo renderà pubblici tutti i dati sul sito della Presidenza del consiglio e i dati sulle vaccinazioni per Regione, per categoria e per età in piena trasparenza.
«Mentre vacciniamo - ha poi avvisato Draghi conquistando un pieno applauso - è bene pianificare le aperture: se la situazione lo permette, cominceremo in primis ad aprire la scuola, almeno la primaria e quella dell'infanzia anche nelle zone rosse subito dopo Pasqua».
Infine l'ampio passaggio sul fronte europeo/internazionale: «In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali. L'Unione Europea deve fare pieno uso di tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento Ue per l'esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio. Questo regolamento - ha spiegato Draghi parlando al Senato - fa chiarezza sulla distribuzione dei vaccini al di fuori dell'Ue, in particolare verso Paesi che non versano in condizioni di vulnerabilità, e riteniamo e lo abbiamo dimostrato va applicato quando necessario». Poi, durante la replica ai senatori: «Il coordinamento europeo va sempre cercato, se non si trova in momenti drammatici occorre però trovare delle risposte da soli». L'obiettivo sotto il profilo industriale è inoltre «costruire una filiera che non sia vulnerabile rispetto agli shock che arrivano dall'esterno», e la task force promossa da Breton punta proprio a rafforzare la produzione continentale. «Si parla molto di autonomia strategica - ha sottolineato il presidente del Consiglio - ma la prima autonomia è quella in fatto di vaccini, oggi». La sicurezza «riguarda anche le materie prime e le catene del valore della transizione ecologica. Nessuno sarà al sicuro finché non lo saremo tutti» e «serve rafforzare l'autorevolezza dell'Ue». A questo proposito secondo il premier «Covax è lo strumento migliore per raggiungere questo obiettivo» a cui la Commissione ha destinato un miliardo di euro e l'Italia fin dall'inizio 86 milioni. Il merito di questo strumento che fino a oggi ha raggiunto 50 Paesi con 30 milioni di dosi, ha ricordato ancora Draghi, è «garantire la distribuzione dei vaccini secondo i bisogni dei riceventi e non in base all'interesse dei donatori». Quanto ai prossimi appuntamenti, quello che vede protagonista il nostro paese è la presidenza italiana del G20 che «ha posto al centro la salute globale: il 21 maggio al vertice Ue della salute ci confronteremo sulla lotta alla pandemia e sulla capacità per la ricerca. Quella italiana è già in prima linea - ha affermato il capo del Governo - e faremo di tutto perché si continui».


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