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Speranza: «La prima emergenza resta la lotta al virus ma intanto riprogrammare il Ssn con Pnrr e con un Patto-Paese». Cimbri (Unipol): «Serve un Welfare di comunità»

di Barbara Gobbi

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«Abbiamo superato i 51 milioni di dosi di vaccini somministrate in Italia ma la lotta contro il Covid non è finita e resta la priorità contro la quale dobbiamo impegnarci nelle prossime settimane». Così il ministro della Salute Roberto Speranza intervenuto all'evento Unipol "Condividere per non dividere. La salute è uguale per tutti". «Dobbiamo considerare la vittoria sanitaria come la vera prima mattonella della ripresa del Paese - ha aggiunto - ma in questa seconda fase in cui la campagna di vaccinazione è ancora in corso dobbiamo fare anche l'altro pezzo di lavoro che riguarda i prossimi anni e cioè progettare il nuovo Ssn imparando dalle lezioni di questi mesi. Chiudere la stagione dei tagli è il primo punto e abbiamo a disposizione i 20 miliardi del Pnrr - ha detto Speranza - che ci consentono di fare una riforma in fase economica espansiva. La parola chiave è "prossimità" e la grande sfida èl'assistenza territoriale, che va necessariamente rafforzata a partire dall'assistenza domiciliare su cui investiamo 4 miliardi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Prossimità significa anche parlare con il cittadino con le tecnologie come la teleassistenza e la telemedicina. Poi investiremo 2 miliardi sulle case di comunità e sugli ospedali di comunità, così come sull'edilizia sanitaria. Un grande investimento è dedicato a cambiare tutte le apparecchiature che hanno oltre cinque anni, avere macchinari nuovi significa avere maggiore capacità di diagnosi», ha affermato Speranza.
«Per la ripartenza serve un grande Patto-Paese che includa il Governo, le Regioni e i Comuni per tenere insieme la dimensione sanitaria e quella sociale ma anche, oltre a ordini, sindacati e associazioni, le imprese che sono dentro questa sfida, da chi lavora in primo piano come i produttori di vaccini agli enti di ricerca e alle università», ha aggiunto Speranza. «La salute è veramente la sfida essenziale che abbiamo davanti a noi e ciascuno deve essere chiamato a dare il suo contributo. Abbiamo un Ssn che viene guardato con attenzione, dobbiamo conservarne l'approccio universalista adeguandolo alle sfide che abbiamo davanti», ha concluso Speranza.
«Dobbiamo dare spazio a un welfare di comunità: se davvero vogliamo arrivare a tutti gli individui mettendo a disposizione servizi tarati sulla peculiarità delle persone e dei modelli sociali presenti nel Paese, dobbiamo integrare l'approccio dello Stato con altri attori, come il Terzo settore e come tutte le forze che collaborano allo spirito di ripartenza. C'è voglia di fare: se sarà gestita tenendo conto di tutte le risorse in campo, avremo un Paese più forte, più sano e più in salute». Così Carlo Cimbri, Group CEO Unipol ha rilanciato il contributo del ministro, con una serie di "distinguo" sul Pnrr e guardando alla sanità integrativa.
«Gli investimenti del Pnrr sulla sanità vanno usati per creare e potenziare le infrastrutture e non per alimentare la spesa corrente e i costi del Ssn - ha sottolineato l'Ad -. Ricordiamoci che il nostro è un Paese fortemente indebitato e che deve avere come proprio faro la disciplina di bilancio. In quest'ottica, i fondi sanitari integrativi sono un grande alleato, già molto gradito alla popolazione, e vanno assolutamente sostenuti». Quanto alle risorse del Fondo sanitario nazionale e ai costi attuali, «la spesa sanitaria pubblica - ha proseguito Cimbri - non è più sufficiente a garantire le prestazioni richieste dalla popolazione, che è più esigente del passato e che invecchia. Non deve trarci in inganno una fase contingente come l'attuale, alimentata dalle risorse che arriveranno nell'ambito del Pnrr, perché i temi strutturali rimangono. Dobbiamo evitare che solo una parte della popolazione possa permettersi di accedere alle prestazioni sanitarie, mentre già oggi dei 120 miliardi di spesa sanitaria oltre 40 miliardi sono pagati dalle famiglie di tasca propria sotto forma di ticket, odontoiatria e prestazioni private».
Sullo sfondo, l'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, di cui la Sanità rappresenta l'obiettivo 3 ma è presente in modo trasversale nella maggior parte dei target. «Nell'Agenda 2030 si parla molto dell'integrazione tra pubblico e privato e le partnership sono al centro in particolare dell'obiettivo 17. Nel caso della Salute questo aspetto è particolarmente importante mentre nel caso specifico della finanza vanno armonizzate le politiche. In particolare, l'indicazione è passare da un modello di capitalismo centrato sul profitto a uno di capitalismo di interesse diffuso su diverse dimensioni del benessere», ha affermato Romina Boarini, Direttore dell'Oecd Centre for Well-Being, Inclusion, Sustainability and Equal Opportunity (Wise), intervenuta all'evento Unipol. «Con i governi dell'Ocse - ha affermato - stiamo lavorando a questo obiettivo mettendo in piedi un programma ben preciso, di pieno impegno delle imprese nel perseguire target di salute.
Quanto agli effetti della pandemia sulla salute, Boarini ha affermato che «nel 2020 i decessi sono aumentati del 18% rispetto ai 5 anni precedenti (2015-2019) ma è una statistica, con valori più alti in Messico, Colombia e Usa mentre altri Paesi come la Norvegia hanno indicatori migliori. L'Italia - ha aggiunto - si colloca al di sotto della media Ocse ottenendo un buon risultato. Ma la pandemia avrà un impatto sulla speranza di vita che vedrà passare gli Usa da 78,8 a 77,8 anni ed è il declino più ampio dopo la II guerra mondiale». Poi ci sono i sintomi ansioni/depressivi, ha spiegato l'esperta Ocse: «Insicurezza finanziaria e disoccupazione che sono tra i fattori all'origine sono aumentati mentre al contempo si sono indeboliti elementi protettivi come connettività sociale e legami e questo ha comportato aumenti dei dati sulla depressione doppi, dall'Australia all'Inghilterra agli Usa. Soprattutto su giovani, bambini e persone disoccupate o che hanno perso il lavoro, poi sulle donne che hanno dichiarato sintomi depressivi e solitudine maggiori».


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