Dal governo

Locatelli: vaccini per l'età 5-11 bel regalo di Natale per i bambini. Niente obbligo, persuasione e percorsi dedicati negli hub

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«La situazione epidemiologica del Paese ce lo consente. Abbiamo sempre ribadito che tutelare la scuola era la priorità perché dobbiamo, oltre che vogliamo, investire sul futuro delle nostre generazioni. La scelta che si è affermata già nel mese di aprile di quest’anno e ribadita nei giorni scorsi dal Governo va proprio in quella direzione. Se ci sono delle difficoltà nel garantire il tracciamento da parte dei dipartimenti di prevenzione, allo scopo può intervenire in aiuto la struttura commissariale. È corretto aspettare il terzo positivo e non il primo (per mettere in quarantena una classe e utilizzare la Dad ndr) per le ragioni che dicevo prima: va tutelata la presenza a scuola dei bambini e abbiamo una situazione epidemiologica che ce lo consente. È in tutti noi la memoria vivissima dello sconcerto che era derivato dalla diffusione delle informazioni dei test invalsi: facciamo di tutto per tutelare la scuola». Così Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che Fa su Rai 3.
Sulla scelta di non rendere obbligatorio il vaccino per andare scuola, «il nostro Paese ha fatto una scelta fin dall’inizio di percorrere la direzione della facoltatività della vaccinazione, contando molto sulla persuasione - ha detto Locatelli - . Anche per la fase pediatrica andrà fatto questo stesso lavoro ed è compito di tutta la campagna pediatrica riuscire a dialogare, a rassicurare e a fornire quegli elementi a cui facevo prima riferimento per incentivare la vaccinazione. L’offerta vaccinale è cruciale anche in questa fascia di età. Ricordiamo che tra i 12 e i 19 anni siamo al 75% di soggetti che hanno ricevuto almeno una dose». Sulla vaccinazione e protezione dei bambini fragili, «non a caso da loro andrà iniziata la campagna vaccinale. Vaccinare i compagni di classe dei bambini fragili dimostra anche la sensibilità per una protezione indiretta di questi bambini».
Inoltre, quanto alla logistica delle vaccinazioni per i bambini, «stiamo pensando a percorsi dedicati per i bambini all’interno degli hub vaccinali, soprattutto per i più piccoli che vanno rassicurati non per la vaccinazione anti Covid, ma per l’iniezione. Per la prenotazione verrà sviluppato un sistema simile (a quello già esistente ndr) ed è fondamentale il coinvolgimento dei pediatri di famiglia per somministrare le vaccinazioni. Deve essere uno sforzo collettivo. Si doveva iniziare il 23 dicembre, ma poi le due agenzie regolatorie hanno assicurato l’approvazione una decina di giorni prima. Dal 16 dicembre si inizierà. Credo che sia un bel regalo di Natale per i bambini».
Sulla variante Omicron: “Nella giornata di ieri, il numero di casi di variante Omicron sequenziati nel Paese erano soltanto nove, sette dei quali riconducibili alla stessa catena di trasmissione. Questo rende ragione di una diffusione al momento assolutamente limitata”.
Sull’anticipo della terza dose a tre mesi dalla seconda attuato da alcuni Paesi, «immunologicamente non ha molto senso anticipare a 3 mesi. L’Italia ha una situazione epidemiologica tale per cui i cinque mesi che sono stati scelti sono a mio parere il tempo ideale», ha detto il coordinatore del Cts.
Sull’estensione della terza dose ai soggetti sopra i 12 anni: «Al momento abbiamo tutta quella fascia di età che non è ancora nei 5 mesi (dalla seconda dose ndr). Vediamo quanto dura la protezione in quella fascia di età e poi ci ragioneremo. Al momento l’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato solo sopra i 18 anni. Quindi cominciamo a coprire con la dose booster le popolazioni più fragili. Siamo al 58% sopra gli 80 anni, al 26% nella fascia 70-79 e al 21% sopra i 60 anni: sono dati assolutamente ragguardevoli. Siamo a 8.500.000 di dosi booster somministrate, a dimostrazione che la macchina coordinata dal generale Figliuolo funziona perfettamente. Ieri abbiamo somministrato nel Paese 442.000 vaccinazione e 30.000 prime dosi, in una settimana abbiamo il triplo delle somministrazione di prime dosi rispetto alla settimana prima. È l’effetto Super Green Pass, con l’auspicio che questo numero possa incrementarsi ulteriormente. Non dobbiamo dimenticarci che abbiamo 1.350.000 nostri connazionali non vaccinati oltre i 60 anni di età».
Sulla validità del Super Green Pass fino al 15 gennaio: «Le valutazioni verranno fatte in prossimità di quella data, poi sarà una decisione politica se sospenderlo o prolungarlo».
Sulla possibilità della quarta dose: «Non sappiamo quanto durerà la protezione della terza dose sia dalla malattia che dal contagio. Cominciamo con la terza dose, poi in funzione delle evidenze decideremo. È un’eventualità non escludibile, ma sicuramente non all’ordine del giorno. Fondiamoci come sempre sulle evidenze, la scienza impara progressivamente e dà indicazioni rispetto a quello che emerge in maniera chiara», ha spiegato ancora Locatelli.
Poi, i tamponi rapidi «hanno funzionato perché hanno permesso di aumentare il numero delle persone che potevano essere testate, sappiamo che hanno dei limiti di sensibilità soprattutto in presenza di un carico virale più limitato. Utili per ottenere il Green Pass, ma di fatto ora il Green Pass ha delle limitazioni sostanziali rispetto a quello Super. L’idea è stata proprio quella di premiare coloro che si sono vaccinati per permettere a loro di avere stili di vita più vicini possibile al normale. Quindi tutelare la ripresa economica del Paese mantenendo le attività produttive aperte». Sul Natale: «Sarà un Natale decisamente diverso rispetto a quello dello scorso anno. Rispetto al 5 dicembre del 2020, sono mancati 43 nostri connazionali a fronte di 662 nella stessa data, abbiamo 730 persone nelle rianimazioni a fronte delle 3.500. In un Paese che è marcatamente più aperto, in un anno in cui la variante predominante è la Delta».


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