Dal governo

Agenas: più estesa la rete delle cure palliative ma restano ritardi soprattutto al Sud

S
24 Esclusivo per Sanità24

"La lettura congiunta degli indicatori di mortalità extraospedaliera e di quella in hospice per tumore maligno mette in luce una minore propensione delle Asl meridionali ad “istituzionalizzare” il fine vita che, al netto di fattori socio-culturali legati all’evento luttuoso, è strettamente legata ad una bassa e, in alcuni casi, insufficiente dotazione di hospice e di unità di cure palliative domiciliari". Lo rileva un report di Agenas sullo stato di attuazione della legge 38/2010 in materia di rete delle cure palliative.

All’indagine hanno risposto tutte le 21 Regioni e province autonome e le ASL (99). Sono stati censiti 307 hospice, di cui 7 pediatrici. "E’ stato rilevato - sottolinea Agenas - che hanno istituto formalmente la rete di cure palliative (adulto) 19 Regioni e P.A. con presa in carico sia dei pazienti oncologici che non oncologici; 13 Regioni hanno anche attivato la rete di cure palliative pediatriche.Tra le 19 Regioni che hanno istituito la rete, 13 hanno anche creato l'organismo di coordinamento regionale e 11 hanno nominato il coordinatore regionale".

Corsi di formazione specifica per professionisti sono stati realizzati in 12 Regioni/PA, mentre 6 hanno attivato procedure specifiche di accreditamento ai sensi dell'Accordo Stato-Regioni del 27 luglio 2020.

Circa la programmazione sanitaria di settore per il triennio 2022–2024, 10 Regioni/PA hanno dichiarato e documentato una pianificazione prospettica, mentre tra le restanti 11 alcune hanno manifestato intenti e proposte. Attualmente, il 90% delle aziende sanitarie territoriali ha attivato la rete locale delle cure palliative; di esse il 69% ha attivato la carta dei servizi via web e il 79% percorsi di cure dedicate.

Nel setting ospedaliero, si osservano però 34 Asl prive di equipe di cure palliative; il 42,7% ha attivato da 1 a 3 equipe e in un 1 caso su 5 si hanno tre o più equipe.Nel setting delle cure domiciliari, solo 2 Aziende risultano prive di equipe; oltre la metà ha attivato da 1 a 3equipe e nel 46% dei casi più di 3. In queste equipe domiciliari, i professionisti sono esclusivamente dedicati nel 57% delle Aziende. Nel 94% delle Asl il medico di medicina generale viene informato della presa in carico del paziente, nel 74% è anche coinvolto attivamente nel percorso di cura.

"I dati - sottolinea Agenas - mostrano che il livello di attuazione delle cure palliative è complessivamente buono ma anche che permangono ritardi e aree di debolezza in alcune aree geografiche e in alcuni setting,principalmente quello ospedaliero a cui, peraltro, continuano ad essere indirizzate inappropriatamente le domande e i bisogni di cure insoddisfatti.È pertanto necessario un potenziamento quantitativo e qualitativo dell’intera filiera assistenziale specie sul fronte territoriale che preveda una cabina di regia regionale ancora più coinvolta nei processi decentrati e allocazione di risorse dedicate; tutto ciò costituirà l’impegno dei Piani triennali previsti dalla legge".

La rappresentazione geografica della mortalità ospedaliera per tumore maligno mette in luce che le Asl del Mezzogiorno si caratterizzano per bassi valori di mortalità ospedaliera, mentre le aziende del Nord, in particolare del versante orientale, registrano livelli elevati di mortalità ospedaliera per tumore; analoga suddivisione si riscontra anche nelle Regioni insulari con le aziende siciliane connotate da basse percentuali di mortalità ospedaliera e le Asl sarde posizionate all’estremo opposto. La mortalità in area pronto soccorso ricalca, con qualche eccezione, quella della mortalità ospedaliera, se pur con valori più mitigati.

Analoga distribuzione geografica si ha per la mortalità in hospice: laddove è robusta e capillare la presenza di hospice, la percentuale di decessi in strutture dedicate al fine vita è tra le più elevate.La mortalità extraospedaliera entro le 24 ore dalla dimissione ospedaliera, al contrario, mostra in modo evidente che le Asl meridionali hanno alti livelli di mortalità e quelle settentrionali basse percentuali. La mortalità di pazienti presi in carico con le cure domiciliari fa, invece, emergere una maggiore uniformità territoriale, con livelli alti dell’indicatore diffusi tanto nel Nord quanto nel Sud del Paese. "Presi nell’insieme - conclude Agenas - i dati di mortalità mostrano ancora un’elevata frequenza in ambito ospedaliero immediatamente dopo la dimissione ospedaliera, denotando così una copertura ancora non adeguata dei bisogni anche se l’offerta e la presa in carico domiciliare va sviluppandosi".


© RIPRODUZIONE RISERVATA