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Vaiolo delle scimmie: isolato a Roma il primo caso in Italia, allerta in Europa e l'Iss lancia una task force

di Er.Di.

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24 Esclusivo per Sanità24

E' stato identificato all'ospedale Spallanzani di Roma il primo caso in Italia di vaiolo delle scimmie. Si tratta di un uomo rientrato dopo un soggiorno alle Isole Canarie che si è presentato al pronto soccorso. Mentre nell'Unione europea, secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) , risultano al 18 maggio cinque casi confermati in Portogallo e più 20 casi sospetti. I casi si sono verificati tutti a Lisbona e nella valle di Tago e sono relativi a giovani uomini. Altri otto casi sospetti sono stati segnalati dalla Spagna e 7 in Gran Bretagna. Un caso è stato anche confermato oltreoceano, negli Stati Uniti, mentre in Canada sono in corso verifiche su una ventina di persone.

Teniamo alto il livello di attenzione grazie alla nostra rete di sorveglianza europea e nazionale", afferma il ministro della Salute Roberto Speranza da Berlino dove è in corso la riunione dei ministri del G7. "Proprio qui a Berlino al G7 ne ho parlato informalmente con la commissaria Stella Kyriakides e gli altri ministri e verranno coinvolti Ecdc e Hera".

"Il ministero della Salute ha tempestivamente attivato le Regioni e messo in piedi un sistema di monitoraggio dei casi" chiarisce da Roma il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza , anticipando che "oltre al primo caso immediatamente identificato presso l'Istituto Spallanzani, altri due casi dovrebbero essere confermati nelle prossime ore". "Dato che il virus si trasmette per contatto diretto o molto stretto - spiega ancora - i focolai tendono ad autolimitarsi".

In campo anche l'Istituto superiore di sanità , secondo cui i primi casi in Europa "hanno coinvolto finora maggiormente i giovani maschi che fanno sesso con maschi". L'Ecdc ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l'Iss mentre lo stesso Istituto ha costituito una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale.

L'infezione è causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ricorda l'Iss "ma che si differenzia largamente dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità". È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale.

Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee. "È possibile - spiega ancora l'Iss - che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkey pox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkey pox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi".

Le raccomandazioni dell'Iss prevedono "di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee ". " Come prevenzione - proseguono gli esperti dell'Iss - è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkey pox, ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse".

L'Iss, infine, ricorda che "la malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario".


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