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Previdenza: da gennaio 2023 il possibile ritorno della legge Fornero

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Ritorno alla legge Fornero che è la base del sistema previdenziale. Potrebbe essere una conseguenza della caduta del Governo Draghi che proprio sulla legge Fornero prevedeva incontri per una sua modifica o interventi a breve termine. Da gennaio 2023, quindi, potrà essere possibile accedere alla pensione con le sue regole di base : pensione di vecchiaia a 67 e con almeno 20 anni di contributi e pensione anticipata indipendentemente dall’età e con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

La speranza di vita che avrebbe aumentato i requisiti, anche “ grazie” alla pandemia di Covid-19, che ha accorciato di tre mesi la speranza di vita a 65 anni d’età, non sarà utilizzata. Lo ha confermato, anche, l’Inps con la circolare n. 28/2022 : “ Fermo restando l’adeguamento alla speranza di vita già applicato dal 1° gennaio 2021 che non ha previsto alcun incremento – a decorrere dal 1° gennaio 2023, in attuazione di quanto previsto dal decreto 27 ottobre 2021, i requisiti pensionistici non sono ulteriormente incrementati ”.

Rimangono le possibilità di uscite anticipate realizzate negli ultimi anni. Intanto ricordiamo che l’uscita con “ quota 100 ” è ancora possibile, ancorché la disposizione scadeva al 31 dicembre 2021, mantenendo la formula favorevole per coloro che abbiano, comunque, maturato almeno 38 anni di contribuzione e un’età anagrafica di 62 anni entro tale data. Infatti, a prescindere dalle novità che erano state introdotte in legge di Bilancio, il completamento dei requisiti utili a quota 100, entro il 2021, rendono il diritto cristallizzato anche nel 2022 e negli anni futuri.

Rimane anche “ Quota 102 ”. Per la nuova facoltà, limitata al solo anno 2022 ( significa che età e contributi vanno entrambi maturati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022 ), il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022, potrà essere esercitato anche negli anni successivi.

Valida ancora l’ Opzione donna. Potranno incrociare le braccia, almeno per quest’anno le lavoratrici, pubbliche e private, dipendenti o autonome, se entro il 31 dicembre 2021 hanno compiuto 58 anni d’età ( 59 se autonome ) e almeno 35 anni di contributi.

La pensione anticipata per i lavoratori precoci prevede il possesso di un requisito di 41 anni di contributi sino a tutto il 2026: a 64 anni quella anticipata e a 71 anni quella di vecchiaia con almeno 5 anni di contributi, mentre , poi, dal 1° gennaio 2027 il requisito dovrà essere adeguato alla speranza di vita, proprio come avviene per la pensione di vecchiaia.

Per coloro che raggiungono la pensione con l’anzianità di servizio ed il sistema delle quote si potrà andare in pensione con i seguenti requisiti: anzianità contributiva di almeno 35 anni ed età anagrafica di 62 anni a raggiungere quota 98 se dipendenti pubblici o privati; anzianità contributiva di 35 anni ed età anagrafica di 63 anni a raggiungere quota 99 se autonomi iscritti all’INPS. Nel corso del tavolo di confronto tecnico con i sindacati al ministero del Lavoro, il Governo aveva aperto alla flessibilità in uscita sulle pensioni e condiviso la richiesta di Cgil, Cisl e Uil di superare la rigidità del requisito dei 67 anni previsto dalla legge Fornero.

Altra ipotesi, che era stata messa in campo dalla Lega, è il pensionamento anticipato sia per donne che per uomini con 41 anni di contribuzione. Nel merito sono da verificare le condizioni per i riscatti, a questo punto auspicabili gratuitamente o con spesa ridotta e la verifica degli importi di pensione. Le soluzioni hanno, infatti, comunque un prezzo: il ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici. Viene indicata, su questo fronte, anche, una disponibilità, seppure generica, sulla revisione dei coefficienti di trasformazione e sulla possibilità di eliminare la soglia del 2,8 e 1,5 volte dell’assegno sociale per coloro che raggiungono il trattamento pensionistico.

Altre soluzioni in alternativa alla Legge Fornero, sono state indicate dal presidente dell’Inps, anche se molto arzigogolate e di complessa realizzazione. Una prevede l’anticipo della mera quota contributiva della pensione a 63 anni di età e il versamento di 20 anni di contributi, con recupero della parte retributiva all’ottenimento dei requisiti di vecchiaia. Un’altra l’uscita anticipata, a 64 anni d’età e 35 anni di contributi regolarmente versati, ma con una penalizzazione pari al 3% della pensione retributiva per ciascun anno di anticipo, rispetto alla soglia di vecchiaia. Con il sopravvenire delle elezioni anticipate, solamente nella prossima legge di Bilancio si potranno indicare novità e modifiche del settore, anche se sarà molto difficile dati tempi molto ristretti e le finanze ballerine.


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