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Pnrr, Speranza: non va cambiato ma attuato con rigore. Poi: servono altre risorse per il Ssn e la priorità è il personale. Covid: Meloni sia chiara sulla campagna vaccinale

di Radiocor Plus

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«Immaginare di cambiare i contorni del Pnrr significa probabilmente non conoscere neanche la modalità di funzionamento di questi programmi, che hanno scadenze molto stringenti, per cui se non rispetti le milestone l'Europa non dà le risorse. Risorse che sono frutto di un complesso negoziato fatto dal Governo italiano: non vorrei che arrivasse qualcuno convinto di poter metterci le mani con l'unico risultato di perdere le risorse. Avere 200 miliardi a disposizione della ripresa del Paese è straordinario, sul lato della sanità 20 miliardi in un colpo solo non si erano mai visti, è una grande occasione di rilancio del Ssn. Anziché fare pasticci e immaginare fantasie, chiederei molto rigore nell'attuazione delle misure». Così ai microfoni di Radio24 il ministro della Salute Roberto Speranza, candidato a Napoli della lista Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista in quota Articolo Uno. «Per il ministero della Salute - ha rilevato Speranza - tutte le milestone sono state rispettate e anche con un certo anticipo. Sono investimenti strutturali molto importanti, di cui il Paese ha bisogno, dalle case di comunità all'assistenza a domicilio per cui abbiamo fissato l'obiettivo di arrivare entro il 2026 al 10% di persone over 65 assistite a casa. Penso che invece di pensare di cambiarlo, il Pnrr, dobbiamo lavorare per realizzarlo, al più presto e bene».

Speranza si è poi focalizzato sulle risorse per il Ssn: «La lezione della pandemia - ha detto il ministro - è che bisogna investire ancora di più sul Servizio sanitario nazionale. Noi abbiamo cominciato a farlo e spero che si continui a farlo: da un miliardo in più all'anno siamo passati a mettere 10 miliardi in più in 3 anni e poi ci sono le risorse del Pnrr. Ma in modo particolare nei prossimi anni va valorizzato il personale, che resta la questione decisiva. Il dato più significativo è che si davano mediamente 5-6mila borse di specializzazione all'anno per i laureati in medicina, l'anno scorso ne abbiamo messe 17.400 e l'anno prima 13mila, asciugando con 30mila borse in tre anni l'imbuto formativo che impediva a chi era laureato ma non specializzato di lavorare nel Ssn». In particolare per l'area del Pronto soccorso, Speranza ha ricordato: «nell'ultima manovra ho voluto 90 milioni a livello nazionale come indennità di specificità rivolto a medici, infermieri e al resto del personale che lavora nei Ps. È chiaramente un primo passo, bisognerà lavorare ancora su questo fronte così come su quello della violenza contro i sanitari. Dentro il grande tema del personale c'è quello di chi opera nell'emergenza-urgenza». Ma non solo, «Dobbiamo superare il modello di programmazione della spesa sanitaria costruito per tetti e per silos di spesa e questo vale in particolare per il personale: lo abbiamo ritoccato, le spese che faremo per il personale territoriale saranno fuori da questo tetto ma la mia opinione è che vada superato ovunque, è un lascito del passato che non ha più senso».

Infine, il destino della campagna vaccinale contro il Covid: «Sfido Giorgia Meloni a un confronto pubblico, le chiedo di dire chiaramente cosa pensi dalla campagna di vaccinazione, che è un patrimonio di questo Paese e ci ha consentito di gestire i modo differente il Covid. Continuerà o no? Gli italiani hanno diritto di sapere cosa intende fare la destra dal 26 settembre sulla campagna vaccinale se dovessero vincere Meloni e Salvini. La verità è che il Covid è ancora un problema e i leader della destra che strizzano l'occhio ai no vax devono prendere una posizione netta». Rispetto alla commissione d'inchiesta sulle morti per Covid, la risposta di Speranza è «giudicherà il Parlamento, ho sempre affermato che chiunque abbia avuto responsabilità di qualsiasi tipo su questa pandemia dal capo dell'Oms all'ultimo sindaco dev'essere disponibile a rendere conto di tutto».


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