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Oncologia: incoraggianti i dati dell'Italia, l'Emilia Romagna punta a costruire la "rete delle reti"

di Alessandra Ferretti

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“Il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, approvato di recente con un finanziamento di 50 milioni di euro, individua nella rete oncologica il modello organizzativo più adeguato per dare una risposta assistenziale integrata e completa, associata ad un approccio multidisciplinare e multiprofessionale alla malattia oncologica. Sono fiducioso che le Regioni, nel rispetto competenze istituzionali, provvederanno a recepire il piano con provvedimenti regionali”. È il messaggio inviato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, al convegno scientifico nazionale di lancio della Rete Oncologica ed Emato-oncologica della Regione Emilia-Romagna, che si è tenuto a Bologna.
Nella stessa sede il Direttore Generale di Agenas, Domenico Mantoan, ha proposto “le reti oncologiche regionali come soggetti che fanno Health Technology Assessment (HTA, valutazione delle tecnologie sanitarie, ndr) dell’innovatività dell’oncologia”. E ha proseguito: “Perché nelle reti dell’Emilia-Romagna, del Veneto, della Toscana e del Piemonte-Valle d’Aosta non facciamo come in altri paesi d’Europa in cui potrebbe essere anche valutata l’innovatività dei farmaci a tempo? Le reti che state costruendo devono trasformarsi in soggetti che fanno HTA dell’innovatività dell’oncologia”, anche perché la base di partenza è molto buona.
In base ai dati OCSE, infatti, nell’ambito del sistema sanitario europeo, l’Italia si mostra virtuosa. E questo vale sia per il dato della mortalità per tumori (per gli uomini -15% in Italia contro il -10% della media europea e per le donne -8% in Italia contro il -5% della media UE tra il 2011-2019), sia per i tassi di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi (ad esempio, cancro della prostata: Italia 89% e UE-24: 87%; cancro della mammella: Italia 86% e UE-24 83%; cancro del colon: Italia 64% e UE-24 60%), sia per il miglioramento dei fattori di rischio come il consumo di alcolici e l’obesità degli adulti (ma non per l’esposizione all’inquinamento atmosferico). Bene anche la diagnosi precoce che registra dati superiori alla media europea, seppure con un divario maggiore tra chi ha una situazione di alto reddito/istruzione e chi invece ha reddito/istruzione bassi.
“È vero, stiamo scontando un problema di professionisti e di mancanza di programmazione”, ha proseguito il Direttore di Agenas. Anche perciò “è dunque benvenuto un modello organizzativo territoriale che realizzi i principi alla base del DM77”.
In questo contesto, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha precisato come “la Rete oncologica ed emato-oncologica introietti i principi del Decreto ministeriale 77 e lo realizzi in una proposta per l’assistenza oncologica che integra ospedale e territorio, centri di terzo livello e ospedali distrettuali, fino alle Case della Comunità. Abbiamo bisogno di rafforzare il tema della maggiore capacità di una medicina di prossimità e di cure domiciliari”.
“Oggi si parte”, ha annunciato l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini. “Questa rete arriva a ridosso del DM77, di cui interpreta pienamente le indicazione più autentiche: quelle tese a spostare il baricentro dell’assistenza verso il territorio”.
La Rete dell’Emilia Romagna è basata sul modello del Comprehensive Cancer Care Network e la sua realizzazione è stata condivisa e raggiunta grazie alla strettissima collaborazione con i professionisti, che al convegno si sono confrontati in tre tavole rotonde (Direttori delle Oncologie, della Ematologie e delle Oncologie-Ematologie pediatriche di tutta la regione).
Donini ha poi auspicato la creazione a livello nazionale di una “rete delle reti”: “Una connessione tra le reti, al di là del modello scelto, è utile per fare massa critica, per un confronto e per un’ampia valutazione dei processi e di obiettivi raggiunti, cosa che è nell’interesse del paese”.
Altre proposte sono venute dalle Reti oncologiche presenti al convegno. La Rete del Piemonte-Valle d’Aosta, per voce di Massimo Aglietta, ha in corso un progetto di tutela delle famiglie fragili che, grazie ad un accordo con le onlus, sostiene le famiglie che devono garantire la gestione dei figli.
Dalla Rete del Veneto, Pierfranco Conte ha indicato la necessità di costruire una condivisione per l’ideazione e la valutazione dei trial clinici per un approccio comune all’accesso ai farmaci innovativi. Tutto questo realizzando studi indirizzati volti a valutare sia i modelli organizzativi che l’impatto economico.
Dalle tavole rotonde, Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia dell’Irccs-Ausl di Reggio Emilia, ha sottolineato l’importanza dei test genomici per l'acceso ai farmaci target e per la personalizzazione delle cure, la necessità di un accesso ai test per tutti i pazienti nella rete e un’organizzazione dei laboratori volta a garantire l’accesso a tutti i pazienti e ad ottimizzare i costi e a garantire la qualità dei test medesimi.
Da Stefano Tamberi, Direttore dell’Oncologia Ausl della Romagna sede di Ravenna, è stata sottolineata l’indispensabilità del ruolo delle singole professioni: “Dalla multidisciplinarietà (medici di diverse specialità: oncologia, chirurgia, radioterapia, e così via) si è sviluppato il concetto di approccio multiprofessionale, in grado di cogliere l’insieme dei bisogni della persona (psicologi, nutrizionisti, geriatri, eccetera), in particolare se parliamo di presa in carico globale del paziente oncologico”.
Antonio Maestri, Direttore dell’Oncologia Interaziendale Ausl Bologna/Ausl Imola, ha riferito della necessità di ridisegnare un nuovo modello organizzativo per l’oncologia territoriale: “È necessario trarre spunto da quanto si è verificato ed imprimere il cambiamento che da anni tutti gli stakeholder impegnati nel servizio sanitario nazionale ritengono necessario. Il progetto si focalizza sull’integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, prevede un modello di erogazione dei servizi condiviso ed omogeneo sul territorio regionale, in un’ottica di riduzione delle disuguaglianze e di adeguata risposta ai problemi di salute del paziente oncologico”.


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