Dal governo

Schillaci: presto una piattaforma nazionale per la telemedicina

di Red.San.

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Dobbiamo utilizzare in maniera corretta e in un’ottica lungimirante i fondi del Pnrr, consapevoli che queste risorse offrono l’opportunità unica di imprimere una svolta epocale alla sanità del terzo millennio. In futuro, la telemedicina avrà un ruolo sempre più strategico, soprattutto nell’ambito dell’assistenza domiciliare, attraverso il ricorso a servizi quali il teleconsulto, la televisita, la teleconsulenza sanitaria, il telemonitoraggio e la teleassistenza». Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto a Roma al Digital Health Forum organizzato con il patrocinio di Farmindustria in collaborazione con Vodafone. «Proprio il mese scorso - ha ricordato - è stato pubblicato il decreto di ripartizione delle risorse fra le Regioni per potenziare l’assistenza domiciliare, che nel 2026 dovrà coprire almeno il 10% della popolazione degli over 65 e dovrà saper sfruttare nel migliore dei modi le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Gli assistiti dovranno essere almeno 800 mila in più rispetto ai mila in più rispetto ai pazienti che attualmente beneficiano dell’assistenza domiciliare».

Il ministero della Salute , ha aggiunto Schillaci, sta inoltre realizzando un «Portale nazionale per la diffusione della telemedicina che svolgerà un’importante funzione culturale, costruendo conoscenza, competenza, consapevolezza e fiducia sia nella popolazione che nei professionisti sanitari, per un uso sicuro e corretto di questi nuovi strumenti».

Tra le azioni avviate nel campo della sanità digitale, il ministro ha poi ricordato le attività in corso con il Mef, le Regioni, l’Agid e il Dipartimento per la Trasformazione digitale per la realizzazione dell'Anagrafe nazionale degli assistiti che «costituirà l’anagrafe unica di riferimento sull’intero territorio nazionale e sarà anche l’elemento abilitante per il completamento del Fascicolo sanitario elettronico, strumento che migliorerà la capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza. Avere in un unico fascicolo tutti i dati - ha concluso - permetterà di accedere alla storia clinica completa di una persona quando questa si reca dal proprio medico di famiglia o in ospedale».

Dal canto suo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione, Alessio Butti, ha ricordato che per il fascicolo sanitario elettronico «abbiamo a disposizione oltre 800 milioni, di cui circa 600 milioni sono destinati alle Regioni che devono adeguare la loro tecnologia agli standard nazionali. Il resto della cifra viene assegnato alla istituzione del repository nazionale, cioè all'ecosistema dei dati sanitari ed è importante che ciò avvenga nel pieno rispetto di quanto ci indica il Garante della privacy».

«L'innovazione sta già giocando un ruolo straordinario per la sanità - ha precisato - ma va detto che nulla si può fare se non c'è connettività e noi abbiamo un'eredità pesantissima in materia di connettività perché non abbiamo fibra e 15 giorni fa in occasione del Comitato interministeriale per la transizione digitale che presiedo ho annunciato che presto arriveremo a una revisione di tutto ciò che è la politica della connettività nel Paese. Altrimenti - ha aggiunto Butti - non riusciremo a traguardare gli obiettivi importantissimi che ci prefiggiamo anche per la sanità. Non è un caso che io abbia parlato di banda ultralarga, di identità digitale che comunque ha delle connessioni con tutto ciò che riguarda la cultura del dato e il fascicolo sanitario elettronico».

Intanto, ha sottolineato Butti «stiamo facendo un lavoro importante sulle due misure di "sanità connessa" e "scuola connessa" riconducibili al Pnrr: stiamo cablando 12mila strutture scolastiche e 10mila strutture sanitarie, quindi numeri imponenti». «Stiamo agendo anche nelle "piccole cose" come è il caso emblematico della ambulanza "connessa", che si può fare esclusivamente con il 5G - ha proseguito -. Ma è fondamentale rendere connesse anche le strutture sanitarie al loro interno per agevolare la circolazione e il flusso dei dati sanitari: questa è civiltà sanitaria e sono in corso più di 40 esperimenti in ospedali italiani. Quindi innovazione, tecnologia e arriveremo a parlare anche di blockchain in sanità».


© RIPRODUZIONE RISERVATA