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Inail: 543.039 infortuni e mille decessi nei primi 11 mesi del 2024, approvato il bilancio di previsione 2025
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Le denunce di infortunio nei primi 11 mesi del 2024 sono state 543.039 (+0,1% rispetto a novembre 2023 e -16,7% rispetto allo stesso periodo del 2022), con un aumento dei soli incidenti in itinere. Lo rilevano i dati pubblicati dall’Inail secondo i quali il maggiore incremento percentuale si registra tra gli under 15, per effetto dell’estensione della tutela assicurativa degli studenti. Le denunce di casi mortali sono state 1.000 (+3,3%), con un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 745 a 731, e un aumento di quelli occorsi nel tragitto casa-lavoro, da 223 a 269. L’incidenza sul totale degli occupati Istat (dati provvisori), segnala Inail, “è in calo rispetto al 2019 sia per gli infortuni (-11,7%) sia per i decessi (-3,7%), mentre rispetto al 2023 è -1,3% per i primi e +2% per i secondi”. In aumento del 21,7% le patologie di origine professionale denunciate, pari a 81.671.
Considerando i comparti di attività, a novembre di quest’anno il numero delle denunce di infortuni sul lavoro ha segnato il -1,0% nella gestione Industria e servizi (dai 431.044 casi del 2023 ai 426.947 del 2024), il -1,7% in Agricoltura (da 24.450 a 24.042) e il +5,7% nel Conto Stato (da 87.074 a 92.050), che risente soprattutto dell’aumento delle denunce dovuto all’estensione della tutela Inail nelle scuole da settembre 2023.
Tra i settori con il maggior numero di infortuni avvenuti in occasione di lavoro vi sono le Costruzioni (34.414 casi, +0,5% sul 2023), il Trasporto e magazzinaggio (31.958 casi, +0,7%), il Commercio (30.385, +1,8%), il Noleggio e servizi di supporto alle imprese (19.935, +3,2%) e le Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (19.500 casi, +0,5%). Infortuni invece in calo nel manifatturiero (65.777, -6,2%), nella Sanità e assistenza sociale (33.660, -12,0%) e nella Fabbricazione di prodotti in metallo (14.444 casi, -7,0%).
L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce nelle Isole (+1,5%), seguite da Centro (+0,7%) e Nord-Est (+0,03%), e un calo nel Nord-Ovest (-0,2%) e al Sud (-0,7%).
L’aumento delle denunce di infortunio che emerge dal confronto degli 11 mesi del 2023 con quello del 2024 è legato esclusivamente alla componente femminile, che registra un +1,0% (da 191.686 a 193.606 casi denunciati), mentre quella maschile presenta un calo (da 350.882 a 349.433, -0,4%). L’incremento ha interessato solo i lavoratori extracomunitari (+4,8%), in diminuzione il dato degli italiani (-0,7%) e dei comunitari (-4,5%).
Per quanto riguarda le malattie professionali, le denunce protocollate dall’Inail negli 11 mesi del 2024 sono state 81.671(+21,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi 11 mesi del 2024, le prime tre tipologie di malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio.
Il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inail, inoltre, ha approvato all’unanimità, lo scorso 30 dicembre 2024, il bilancio di previsione 2025 ribadendo “la necessità di attuare interventi urgenti in materia di incremento degli investimenti in prevenzione, revisione del sistema di indennizzo economico per gli infortunati e tecnopatici, verifica dell’equilibrio del sistema tariffario e conseguimento della massima redditività dagli investimenti posti a copertura delle riserve tecniche”. Il totale delle entrate dell’Istituto ammonta a oltre 12,9 miliardi, in aumento di circa 144 milioni (+1,13%) rispetto alle previsioni del 2024 ed in aumento di 463 milioni di euro (+3,73%) rispetto al consuntivo 2023, con entrate per contributi e premi di assicurazione a carico dei datori di lavoro e/o iscritti pari a più di 9,8 miliardi. Le spese ammontano a circa 11,8 miliardi, in aumento di 955,6 milioni di euro (+8,76%) rispetto alle previsioni del 2024 ed in aumento di 2,5 miliardi (+26,62%) rispetto al consuntivo 2023, “con conseguenti effetti non sempre positivi a beneficio di imprese e lavoratrici e lavoratori”.
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