Dibattiti-e-Idee

«Mai delegare la vita agli stereotipi»

di Elena Cattaneo (Ricercatrice e senatrice a vita)

Non ho competenze specifiche per analizzare i problemi creati dalla differenza di genere o per affrontare tutte le sue implicazioni personali o collettive. Meglio di me farebbe sicuramente chi si occupa di scienze umane e sociali. La mia personale esperienza deve, quindi, essere considerata solo una storia fra tante. Senza particolari insegnamenti e certamente non un prototipo. Una semplice e genuina storia umana.
Ho avuto probabilmente la fortuna di nascere e crescere in una famiglia d'origine semplice, dove la situazione di "parità" di funzioni fra i componenti era normalità. Una quotidianità dettata dallo stare bene insieme a fare, chiunque di noi, qualsiasi cosa e non certo guidati da ragionamenti o scelte intellettuali. Poi ho formato una nuova famiglia e, fra di noi, c'è sempre stata addirittura una totale indifferenza (in senso positivo) su funzioni e comportamenti a cui riferirsi in quanto donna o uomo.

E' in questi contesti familiari che ho acquisito e costruito le mie regole del crescere nel rispetto reciproco. Senza mai rinunciare ai miei sogni e sviluppando la "necessità quasi fisica" di contrastare chiunque provasse a distruggermeli, anche solo con le parole, mentre mettevo in campo ogni passione e sforzo per trasformarli in realtà. Non mi ha mai sfiorato di limitarmi o di permettere a chicchessia di "recintarmi" in quanto donna. E non è mai successo.
Con gli anni mi sono poi accorta che i sogni più importanti che coltivavo non riguardavano la mia personale realizzazione e, a poco a poco, ho capito quanto la forza di questo concetto sia dirompente e coinvolgente nei rapporti sociali. Un modus vivendi al quale si è via via aggiunto un secondo pensiero, altrettanto motivante: l'orgoglio di studiare, ricercare e conquistare traguardi nel nostro cagionevole Paese, la cui bellezza, ricchezza culturale e artistica rappresentano le radici profonde, spesso quasi inconsapevoli, che nutrono le passioni di tanti. In una situazione come questa, come potevo rinunciare a fare la mia parte? Come non riconoscere la fortuna di svegliarmi ogni mattina in uno dei luoghi più belli del mondo? Non esisteva proprio la possibilità che questo potesse essere più per maschi che per femmine.

Come per molti altri giovani studiosi queste considerazioni si sono aggiunte a un naturale avvicinarsi ai "saperi" e al "saper fare",convinta che non esistesse impresa conoscitiva preclusa a un essere umano per il solo fatto di essere biologicamente donna o uomo. E quando qualcuno mi ricordava che essere donna poteva anche significare problemi conseguenti ai doveri familiari pensavo solo: «Saremo sempre almeno in due». Quando avremo dei bambini, li allatteremo a turno. E così abbiamo fatto. Non vi racconto come.

E' importante costruirsi un rapporto paritario, fatto di alleanze, complicità, condivisione, e anche adeguamenti dinamici e continui. Circondandosi di persone "scelte". Anche in situazioni impensabili. Niente arriva senza conquista quotidiana, però la scelta iniziale è importantissima. Crearsi una vita di stereotipi significa immaginarsela già con una cornice predefinita. Che può anche essere tranquillizzante, ma è molto facile che si trasformi in un recinto invalicabile, diventando poi una prigione e comunque una fregatura autoinflitta. Molto meglio continuare a lottare per i propri sogni e i propri diritti senza mai delegare ad altri.
E poi, se fai così, magari scopri che i migliori alleati in questa lotta non sono solo donne ma anche uomini. Quelli che sanno condividere la fiducia che ci deve essere tra persone che sanno vivere insieme.