Dibattiti-e-Idee

Poveri e sempre più disuguali: welfare e Ssn a rischio tenuta ai tempi della crisi

di Barbara Gobbi

L'Italia ha "retto" fino a oggi alla crisi ma la salute mentale è il primo patrimonio a esserne intaccato. E le disparità nel reddito e nel titolo di studio pesano come macigni sull'equità: il gap nella speranza di vita tra un operaio e un dirigente supera i 5 anni. In un Libro bianco presentato al convegno Inmp "La salute di tutti nessuno escluso", organizzato a Roma nella sede di via San Gallicano dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), il punto su povertà e disuguaglianze e la richiesta di un impegno forte e coordinato a governo e Regioni. Mentre la direttrice generale dell'Inmp Concetta Mirisola ha tenuto a precisare come negli anni il ricorso da parte di stranieri ai servizi di assistenza, cura e consulenza messi a disposizione dall'Istituto abbia lasciato progressivamente spazio alla domanda da parte di cittadini italiani: oggi il 40% degli assistiti.

Dati che la dicono lunga su una crisi che morde e che ha visto fino a oggi l'Italia tra i Paesi posizionati nel "mezzo" per capacità di offrire risposte, in Europa: tra l'efficienza al top delle realtà dell'area Nord dell'Unione e le tante inefficienze del Sud. Se fino a oggi la resilienza del nostro sistema è stata tale da riuscire a far fronte all'emergenza povertà, però, i primi sintomi di una minore capacità di reazione e di risposta si fanno sentire nell'incremento dei disturbi nella sfera della salute mentale. «Ed è plausibile - rileva l'epidemiologo Giuseppe Costa che è tra gli estensori del Libro bianco "L'equità nella salute in Italia" presentato al convegno - che l'aggravarsi e il prolungarsi della crisi possa provocare in tempi futuri un impatto sfavorevole anche sulla salute fisica che non si è ancora in grado di monitorare tempestivamente con gli attuali strumenti di studio, per cui non sarebbe giustificata nessuna sottovalutazione del rischio».

Certo è che fino a oggi il nostro sistema di welfare e l'universalismo del Servizio sanitario nazionale - difeso da tutti i presenti alla tavola rotonda sulla programmazione sanitaria moderata da Roberto Turno de Il Sole-24Ore - hanno svolto la funzione di una barriera protettova rispetto agli effetti più nocivi della crisi. Ma se quando il gioco si fa duro occorre potenziare le capacità di risposta, la sollecitazione che il Libro bianco rivolge a ministeri (della Salute e delle Politiche sociali ma non solo) e Regioni è di assegnare la massima priorità alle politiche di coesione. E di approvare al più presto in commissione Salute le raccomandazioni messe a punto dalle Regione Piemonte in qualità di capofila e mirate a superare i principali gap dell'impostazione italiana nel contrasto delle disuguaglianze. Come l'assenza di mandati e disposizioni cogenti per quanto riguarda le procedure e le responsabilità della progettazione, implementazione e valutazione delle varie misure; il limite di aver pensato interventi troppo selettivi su gruppi vulnerabili; la debolezza dei sistemi informativi; la povertà delle prove di efficacia sulle azioni messe in repertorio; la forte disparità tra le regioni nel contrasto delle disuguaglianze di salute; il mancato coinvolgimento di settori che pure sono a enorme impattosulla stratificazione sociale.