Dibattiti-e-Idee

Spesa farmaceutica, serve una rivoluzione anti-default

di Nello Martini (direttore Ricerca e sviluppo Accademia nazionale di medicina)

Nel periodo 2014-2016 il settore farmaceutico registrerà uno sforamento del tetto programmato di spesa per la farmaceutica territoriale e ospedaliera pari a oltre 3,8 miliardi di euro. Tali previsioni tengono conto del fondo per i farmaci innovativi (500 milioni di euro per il 2015 e 500 milioni di euro per il 2016), istituito nell'ambito della Legge di stabilità e dei tagli annunciati del Fsn per gli anni 2015 e 2016 (stimati 2 miliardi). L'entità delle previsioni di sforamento è sostanzialmente in linea con analoghe previsioni effettuate dal Cergas Bocconi, da Farmindustria e da Ims, oltre che dai dati inferenziali tratti da OsMed-Aifa.

È del tutto evidente che né le Regioni, né le aziende farmaceutiche saranno in grado di ripianare, per la parte di propria competenza, quasi 2 miliardi di euro; questo vale in particolare per le Regioni con piano di rientro. Per le aziende farmaceutiche ciò implica inevitabilmente un disinvestimento in R&D e il rischio di pesanti ripercussioni sulla tenuta degli assetti occupazionali.

Se la situazione rimane immutata, il settore farmaceutico rischia di andare in default con tutte le conseguenze sul piano delle politiche di welfare, dell'assetto industriale e del ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale.
Per superare tali situazioni sono necessarie 2 fasi:
- una fase "congiunturale" 2015-2016, per portare in riassetto la spesa farmaceutica ed evitare l'overspending e il superamento dei tetti, evitando le conseguenti procedure di payback a carico delle Regioni e delle Aziende;
- una fase "strutturale" da introdurre nella Finanziaria del 2016, che definisca una nuova governance strutturale in grado di assicurare accesso all'innovazione e sostenibilità economica, nel rispetto dell'equilibrio di bilancio stabilito nel Patto per la salute.

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