Dibattiti-e-Idee

Cure palliative: la necessaria distinzione tra eutanasia e sedazione

di Stefania Bastianello (Aisla e membro del CD di Federazione Cure palliative)

In una malattia cronica, avanzata e inguaribile la questione di fondo riguarda la libertà di scelta della persona malata, ancor prima cittadino, rispetto alle opzioni terapeutiche che lo riguardano. Di norma queste scelte coinvolgono aspetti tecnico-scientifici, ma soprattutto valutazioni della persona malata rispetto la propria qualità di vita e la propria dignità: in questo senso le cure palliative rappresentano l'unica risposta ai bisogni delle persone malate e delle loro famiglie.

Le cure palliative, come le definisce l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sono rappresentate dall'insieme degli interventi terapeutici e assistenziali finalizzati alla cura attiva, totale, di malati la cui malattia di base non è più responsiva alle cure specifiche.

L'obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del paziente e dei familiari. In particolare, gli obiettivi diventano il controllo dei sintomi, il comfort ambientale, la cura delle relazioni, il rispetto delle emozioni del paziente e della famiglia, l'attenzione alla comunicazione.

Le Cure Palliative si occupano anche di Sedazione. Ma è doveroso operare un distinguo tra Eutanasia e Sedazione. Eutanasia è «l'azione di uccidere intenzionalmente una persona, effettuata da un medico, tramite la somministrazione di farmaci letali, assecondando la richiesta volontaria e consapevole della persona stessa».

Mentre, «per sedazione palliativa si intende la depressione farmacologica del livello della consapevolezza per alleviare le sofferenze che non possono essere abolite in nessun altro modo». Ciò comporta l'uso di farmaci che riducono il livello di coscienza di un paziente vicino alla morte e spesso il trattamento deve continuare fino al sopraggiungere della morte naturale (*).

La sedazione palliativa è un dovere clinico ed etico. Al fine di alleviare le sofferenze fisiche ed esistenziali, nel rispetto di ciò che la persona malata ritiene insostenibile per se stessa.

Il punto chiave è che la sedazione palliativa non abbrevia la vita, poiché la morte del paziente avviene per la sua condizione patologica: al contrario, l'eutanasia non rappresenta in alcun modo una forma di terapia.

Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e Fcp (Federazione Cure Palliative) che in questo caso rappresento, da anni promuovono nel nostro Paese la cultura e l'applicazione delle cure palliative, quale risposta efficace alla sofferenza delle persone malate e tutela della dignità della vita fino alla fine.

Sarebbe doveroso fare chiarezza su questi temi con la comunità delle persone malate, degli operatori sanitari, della cittadinanza e delle Istituzioni. Evitare confusione e strumentalizzazioni, a volte semplicistiche, a volte contorte e incomprensibili, potrebbe essere un primo passo verso scelte consapevoli che coinvolgono, prima o poi, ogni essere umano.

(*)Palliative sedation at the end of life – revised guidelines Nr. 3 – 10. februar 2015 Tidsskr Nor Legeforen 2015; 135:220 – 1 R Førde