Europa e mondo

Anaao: «La libertà di salute appesa al Ttip»

di Chiara Rivetti (segreteria regionale Anaao Piemonte); Claudia Pozzi (responsabile Anaao Giovani Toscana)

Tra i non addetti ai lavori, di Ttip si parla pochissimo. Il nome stesso sembra pensato apposta per minimizzare e non suscitare interesse. Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnershi) è un trattato di libero scambio che l'Unione europea sta discutendo con gli Usa per uniformare le tariffe e le normative che regolano il commercio e creare così una grande area di mercato transatlantico.

Questa Nato economica porterebbe ossigeno soprattutto all' Europa, soffocata dalla crisi economica, ed ancor più al nostro paese, per il verosimile incremento dell' esportazione verso gli Usa dell' agroalimentare made in Italy. Le stime più ottimistiche dell'Economist parlano di un aumento del Pil statunitense dello 0.4% e di quello europeo di poco di più. Ma il livello di incertezza di qualunque previsione è alto. Considerato poi che le barriere tariffarie tra i paesi coinvolti sono già vicine allo zero per molti prodotti 1, probabilmente il reale obiettivo del TTIP è la liberalizzazione delle normative.

Ora, il Ttip farà bene o male alla salute?
Con precisione è difficile rispondere, in quanto i trattati sono condotti a porte chiuse, e poco o nulla trapela. Il rischio è che possano esserci conseguenze sfavorevoli sullo stato di salute dei cittadini Ue sia indirette, attraverso interventi sui determinanti sociali ed ambientali di salute, sia dirette, per gli effetti della liberalizzazione dei servizi sanitari.

L’impatto nella Sanità Italiana
I negoziati per il Ttip si inseriscono in uno scenario già critico per la sanità italiana, con in atto processi quali il definanziamento del Ssn, i tagli lineari, l' aumento dei ticket ed il blocco del turn over, che minacciano la sopravvivenza stessa di un servizio sanitario pubblico e nazionale. A seguito degli accordi del Ttip, il rischio concreto è quello che si determini un potenziamento della liberalizzazione dei servizi sanitari e degli investimenti esteri, lasciando ampio margine di manovra al finanziamento del sistema sanitario nazionale privato da parte di colossi multinazionali del settore; questo fenomeno potrebbe avere effetti negativi in termini di diseguaglianza delle cure e degli accessi ai servizi perché basati sulla legge della domanda e dell'offerta. In altri termini, potrebbero venir offerti servizi di qualità diversa a costi diversificati, senza garanzie di equità delle cure nei confronti di cittadini meno abbienti.

In Europa, i trattati Ue garantiscono la protezione della salute umana e riconoscono la libertà dei singoli stati nell' organizzazione dei servizi di pubblico interesse, quindi anche l'autonomia nella definizione della politica sanitaria2. Gli stati membri della Ue hanno differenti Ssn, ma pur nelle differenze garantiscono il principio fondamentale dell'universalismo dell'assistenza. La liberalizzazione dei servizi e l'apertura ai mercati transatlantici, difficilmente si inserirebbero in questo eterogeneo sistema senza conseguenze. Se sul mercato italiano comparissero molti ospedali privati, come si integrerebbero con l'attuale rete ospedaliera, organizzata in base al bacino d'utenza, e con quali standard di dotazioni strutturali e tecnologiche, se già gli standard minimi per presidio attualmente previsti sono inadeguati? Ed il privato, riuscirebbe ad offrire i servizi sanitari spesso anti-economici o ad assicurare ai pazienti una efficiente rete per le patologie tempo-dipendenti ?

Nel caso di un servizio sanitario fornito da un altro paese, sarà poi verosimilmente difficile vigilare sulla qualità delle cure e sulle qualifiche e formazione del personale coinvolto.

Il nodo Farmaci
Altro argomento in discussione riguarda il capitolo della “proprietà intellettuale” dei farmaci. Attraverso un'estensione della durata dei brevetti, potrebbero essere scoraggiati nuovi investimenti sui generici, impedendo così una riduzione dei costi dei farmaci. Inoltre, alcune compagnie farmaceutiche europee potrebbero essere incoraggiate a registrare nuovi farmaci presso le autorità statunitensi, dove le normative sono meno rigide, determinando non solo uno spostamento di capitali all'estero ma anche una riduzione di posti di lavoro e di investimenti nella ricerca nel paese di origine.

Le conseguenze sulla sicurezza alimentare
Uno dei punti più controversi è poi la sicurezza alimentare3: in Europa è garantita dal principio di precauzione, mentre negli Usa una sostanza chimica è considerata sicura fino a prova contraria. Da questo ne consegue che con il Ttip gli standard europei, più stringenti, potrebbero subire una down regulation: sono a rischio le norme sull'utilizzo degli Ogm, dei pesticidi, sul trattamento con ormoni negli allevamenti o con cloro delle carni. Per il nostro paese è concreto il rischio che, a fronte di un moderato aumento delle esportazioni delle nostre supercontrollate eccellenze agroalimentari, vi sia una massiccia importazione di cereali ogm o carni agli ormoni e cloro, ecc. che, vendute a prezzi inferiori, saranno l'alimentazione principale della popolazione meno abbiente.
Alla luce di queste considerazioni è necessario prevedere alcuni principi generali di tutela della sanità che vengano rispettati durante la negoziazione dell'atto.

Tutela della trasparenza
Innanzitutto è necessario garantire il principio della massima trasparenza, mettendo a disposizione delle istituzioni e delle principali associazioni dei consumatori il contenuto dei negoziati e consentendo di esprimere un parere tecnico riguardo ai temi dell'accordo in tempi utili per presentare eventuali modifiche operative.
Sarà inoltre indispensabile che nella discussione degli accordi, i principi di tutela della salute e di equità dell'accesso alle cure siano garantiti e posti come prioritari rispetto a qualsiasi interesse di tipo commerciale ed economico. A questo proposito dovranno essere istituiti organi deputati alla vigilanza e al controllo per definire gli standard sanitari e di sicurezza comuni ed impedire che vengano uniformate le regole e i controlli “al ribasso”.

Per quanto riguarda poi la fase attuativa del Ttip, dovranno essere previste norme di salvaguardia anche dal punto di vista giuridico. Negli accordi preliminari, il Ttip prevede che le controversie fra investitori privati e Paesi aderenti siano gestite da un organo di arbitrato internazionale e non dall'autorità giudiziaria nazionale: le multinazionali potrebbero accusare gli Stati di intralciare il libero mercato.

La Philip Morris, per esempio,ha intrapreso un' azione contro l' Uruguay, colpevole di aver intensificato la lotta contro il fumo stampando sull' 80% dei pacchetti di sigarette immagini shock anti-fumo, percentuale superiore a quella consigliata dall' Oms. Poco importa che con questa campagna la percentuale dei fumatori in Uruguay sia scesa dal 45% al 23% 5. Con il Ttip cause simili potrebbero essere intentate contro l'Italia ed il giudizio espresso da un collegio arbitrale non locale.

Appare quindi ragionevole richiedere che eventuali controversie vengano discusse dalla giustizia ordinaria senza organi di arbitrato “speciali” che potrebbero favorire logiche di libero mercato rispetto al diritto di tutela della salute.

Infine, viste le possibili intersezioni con personale sanitario proveniente da altri percorsi formativi, è auspicabile prevedere un possibile ruolo dell'Ordine dei medici come ulteriore garante, almeno nel nostro paese, della competenza del personale medico a tutela dei cittadini i quali, in ultima analisi, sono i fruitori ed i destinatari del sistema sanitario.
A Settembre, il premio nobel per l' economia Joseph Stigliz ha parlato del Ttip al Parlamento Italiano e l'ha definito un pessimo accordo, che non favorirà né i cittadini europei né quelli americani ma solo gli investitori, soprattutto quelli statunitensi. E, va aggiunto, potrebbe nuocere alla salute.


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