Europa e mondo

Malattie rare e croniche. Gli indirizzi Ue nella bozza 2016-17 di Horizon 2020

di Aifa

La Commissione europea ha diffuso la bozza del Programma di Lavoro 2016-2017 Horizon 2020 nell'area “Salute, mutamento demografico e benessere” allo scopo di fornire ai potenziali partecipanti l'orientamento generale del programma. Si tratta di un testo non definitivo (l'adozione e la pubblicazione sono previste per metà ottobre) e quindi privo di valore legale e potenzialmente soggetto a emendamenti. Tuttavia è possibile trarre alcuni indirizzi interessanti sul trattamento e la gestione delle malattie, con un focus particolare sulle malattie rare, sulle malattie croniche, sui principali interventi di assistenza sanitaria nella popolazione adulta e sulla ricerca clinica nell'ambito della medicina rigenerativa (1.3).

«La ricerca biomedica ha generato una considerevole mole di conoscenza sulle malattie rare – si legge nella bozza di documento programmatico – ma la maggior parte delle 6.000/8.000 malattie rare sono ancora prive di terapia, nonostante molte di queste siano pericolose per la vita o cronicamente debilitanti. I problemi specifici nello sviluppo delle terapie per le malattie rare riguardano le popolazioni di pazienti troppo piccole e disperse e la natura delle terapie proposte, che sono spesso nuove e altamente specializzate. Tra le altre sfide, ciò porta alla necessità di chiedere un parere precoce delle autorità regolatorie durante lo sviluppo. Inoltre, nonostante gli incentivi speciali per lo sviluppo di medicinali orfani e i prezzi spesso alti di alcune delle terapie sviluppate, il mercato limitato per tali terapie determina un basso ritorno commerciale, e/o un accesso limitato».

In questo contesto – si legge nella bozza di paper – verranno sostenuti gli studi clinici sulle sostanze che hanno ottenuto la designazione di farmaco orfano dalla Commissione europea, il cui disegno di sperimentazione clinica proposto tenga conto delle raccomandazioni fornite da Ema, e in cui è presente una chiara strategia di reclutamento del paziente. Gli studi clinici potranno concentrarsi su una serie di interventi con una designazione orfana, dalle piccole molecole alle terapie geniche o cellulari, potranno includere nuovi interventi e/o il re-impiego di interventi esistenti. Dovranno essere inoltre forniti una breve valutazione di fattibilità fondata su risultati disponibili già pubblicati e su risultati preclinici o clinici preliminari oltre a dati di supporto. A integrazione della domanda andrebbero inseriti adeguati piani di collaborazione con le organizzazioni dei pazienti e con le autorità sanitarie degli Stati Membri oltre alle considerazioni sull'efficacia/beneficio clinico potenziale e alle indicazioni preliminari di economia sanitaria. Oltre alla sperimentazione clinica – chiarisce il testo della Commissione – le proposte possono anche includere aspetti limitati della ricerca preclinica di fase avanzata e/o la valutazione sperimentale dei rischi potenziali, che devono essere complementari/contribuire alla sperimentazione clinica presentata nella proposta. Il centro di gravità deve essere chiaramente la sperimentazione clinica. La partecipazione delle piccole e medie imprese (Pmi) è accolta con grande favore.

Le proposte selezionate contribuiranno agli obiettivi e seguiranno le linee guida e le politiche dell'International Rare Diseases Research Consortium, IRDiRC (www.irdirc.org).
In linea con gli obiettivi della legislazione farmaceutica dell'Unione concernente i medicinali orfani, le proposte dovranno contribuire a promuovere lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche, con vantaggi concreti per i pazienti che vivono con una malattia rara. Si attendono inoltre rapidi progressi nello sviluppo di farmaci orfani grazie a studi clinici ben progettati e a un trial clinico multicentrico multinazionale con un numero adeguato di pazienti, così come lo sviluppo di una valutazione preliminare dei potenziali aspetti sanitari ed economici della nuova opzione terapeutica e un contributo alla crescita delle piccole e medie imprese coinvolte nello sviluppo di farmaci. Inoltre, come detto, in linea con la strategia dell'Unione per la cooperazione internazionale in materia di ricerca e innovazione, le proposte contribuiranno agli obiettivi IRDiRC.

Per quanto riguarda le malattie croniche, che rappresentano un onere significativo per gli individui e i sistemi sanitari dell'Unione europea e non solo, nonostante i progressi degli ultimi anni nelle conoscenze di base, lo sviluppo di nuove terapie è stagnante, in parte a causa della mancanza di validazione clinica.

Le proposte – spiega la Commissione – dovrebbero concentrarsi sulla sperimentazione clinica a supporto delle evidenze di concetto riguardo alla sicurezza clinica e all'efficacia di nuove terapie (farmacologiche e non) negli esseri umani o l'ottimizzazione delle terapie disponibili per le malattie croniche non trasmissibili o infettive. La ricerca preclinica dovrebbe essere completata prima dell'inizio del progetto. Le proposte dovranno fornire una valutazione di fattibilità fondata su pubblicazioni disponibili o su risultati preliminari. Quando rilevanti, dovranno essere considerati anche genere ed età. Va tenuto in considerazione, dove richiesto, il coinvolgimento dei pazienti e il loro parere va eventualmente integrato.

L'obiettivo – spiega la Commissione – è giungere a strategie terapeutiche nuove o ottimizzate, adattate se è il caso alle diverse esigenze di uomini, donne, bambini e anziani, con il più alto potenziale nel generare progressi nella pratica clinica e nella cura delle malattie croniche infettive e non trasmissibili. Migliorare il risultato terapeutico dei principali problemi cronici di salute avrebbe infatti un impatto significativo sul carico della malattia per i singoli pazienti e per i sistemi di assistenza sanitaria.

Un altro tema è confrontare l'efficacia degli attuali interventi di assistenza sanitaria nella popolazione adulta. Il numero crescente di pazienti affetti da malattie croniche richiede in particolare una gestione efficiente delle comorbidità. Pertanto – scrive la Commissione nella bozza di documento – sarà data preferenza alle proposte incentrate su interventi con alta rilevanza per la salute pubblica e impatto socio-economico, vale a dire gli interventi che affrontano condizioni particolarmente frequenti, che possono portare a comorbidità, che hanno un elevato impatto negativo sulla qualità della vita dell'individuo e/o sono associati a costi significativi o a possibili risparmi.

Le proposte avranno lo scopo di contribuire al miglioramento degli interventi, ad assumere decisioni sulla sospensione di interventi che sono meno efficaci o meno costo-efficaci rispetto ad altri e a formulare raccomandazioni sugli approcci più efficaci e convenienti. Dovrebbe essere valutato un range completo di parametri clinici e di sicurezza, così come i risultati di salute e socio-economici per le popolazioni selezionate. Dovrebbero inoltre essere utilizzati come endpoint set di outcome standardizzati (COS) laddove esistano, altrimenti bisognerebbe impegnarsi per concordarne altri. Possono essere considerati a questo scopo studi controllati randomizzati, studi pragmatici, studi osservazionali, database di grandi dimensioni e meta-analisi. Se rilevante andrebbero presi in considerazione il genere e i differenziali socio-economici in materia di salute e/o altri fattori che influenzano l'equità nella salute.

Gli obiettivi sono fornire la base di conoscenze necessaria per interventi più efficaci e sicuri a livello individuale e di popolazione; ampliare la compliance degli interventi sanitari nella popolazione adulta; applicare la metodologia Hta in questo gruppo target. In particolare, il programma mira al miglioramento dei singoli outcome per il paziente e alla predittività dei risultati di salute attraverso interventi su misura; al miglioramento nello sviluppo delle linee guida per la prevenzione o il trattamento delle malattie e la gestione di comorbidità; a fornire informazioni più accurate ai pazienti, agli operatori sanitari e ai prescrittori.

Un altro obiettivo del programma è la ricerca clinica sulla medicina rigenerativa
Tradurre nella pratica clinica le conoscenze di base sulla medicina rigenerativa è stato spesso ritardato dalla difficoltà di sottoporre studi “first in man” e di svolgere le ricerche specifiche necessarie per dimostrare la sicurezza e l'efficacia dei nuovi trattamenti, nonché la riproducibilità del loro effetto terapeutico. Inoltre – si legge nel paper – il finanziamento di questi passi nel nuovo campo terapeutico della medicina rigenerativa è particolarmente scarso a causa della mancanza di modelli normativi e di business già costituiti. La sfida è superare questi ostacoli nella ricerca in-patient e determinare il potenziale delle nuove terapie rigenerative. Le proposte devono quindi avere come obiettivo terapie di medicina rigenerativa pronte per la ricerca clinica (in-patient) e dovrebbero concentrarsi su una fase clinica specifica. Per giustificare il lavoro clinico proposto, le proposte di fase I devono presentare dati preclinici e tossicologici adeguati, e le proposte di fase successiva devono presentare adeguati risultati preliminari. Le proposte dovrebbero includere l'autorizzazione alla conduzione di studi clinici e le approvazioni etiche o comunque fornire la prova dell'impegno assunto con i regolatori e della prossimità dell'autorizzazione. Sarà data preferenza alle proposte che sono più vicine all'approvazione e all'inizio del lavoro clinico.

Poiché l'obiettivo è quello di testare nuove terapie rigenerative, le proposte possono affrontare una malattia o condizione, ma bisognerà fornire una giustificazione per la scelta. I proponenti dovrebbero anche giustificare il motivo per cui la terapia proposta è rigenerativa e in che modo essa rappresenti un nuovo approccio rispetto a qualsiasi trattamento esistente. Sesso e differenze di genere, se è il caso, devono essere esaminati. Per consentire una copertura adeguata nel campo della medicina rigenerativa, le proposte dovranno tener conto dei progetti precedentemente finanziati in quest'ambito in Horizon 2020.
Gli obiettivi, in questo caso, sono ottenere risultati attraverso ricerche di medicina rigenerativa in-patient che permettano a nuove terapie di raggiungere in sicurezza il livello di test successivo o la pratica medica; stimolare la crescita e la competitività della medicina rigenerativa europea, comprese le piccole e medie imprese e le aziende europee che operano nel settore; aumentare l'attrattività dell'Europa come luogo di elezione per lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche; aumentare gli investimenti esistenti in ricerca di base sulla medicina rigenerativa; sviluppare nuovi approcci per le malattie attualmente incurabili.


© RIPRODUZIONE RISERVATA