Europa e mondo

Ocse: la spesa sanitaria è insostenibile, servono riforme anti-crack

di Ernesto Diffidenti

I costi sanitari sono in aumento così veloce nelle economie avanzate tanto da diventare insostenibili, senza riforme, entro la metà del secolo. Lo sostiene un nuovo rapporto dell’Ocse sulla sostenibilità fiscale dei sistemi sanitari secondo cui per mantenere gli attuali standard e per finanziare i futuri progressi in campo medico, «saranno necessari grandi riforme che dovranno vedere lavorare insieme i ministeri della Salute e delle Finanze».

Anche se la crisi ha portato a un rallentamento della crescita della spesa sanitaria, in particolare in Europa, la spesa pubblica per la sanità e assistenza a lungo termine nei paesi Ocse è destinata ad aumentare dalla quota attuale di circa il 6% del Pil a quasi il 9% nel 2030 per arrivare al 14% entro il 2060. «A meno che i governi non riescano a contenere i costi», avverte l’organizzazione mondiale che mette il dito nella piaga. «La maggior parte dei paesi hanno obiettivi o massimali per la spesa sanitaria - sostiene - ma questi sono determinati da fattori economici piuttosto che specifici per la salute». Insomma, a prevalere sarebbe la ragion di budget con possibili cortocircuiti sull’efficienza e la qualità dei servizi. D’altra parte la spesa sanitaria è aumentata più velocemente della crescita economica in tutti i paesi Ocse negli ultimi 20 anni trainata dalle nuove tecnologie, l’aumento dei redditi (e delle aspettative), nonché dai bisogni crescenti dei cittadini. Ma a pagare è Pantalone: la quota pubblica, infatti, rappresenta ancora i due terzi della spesa totale. Un trend che non può proseguire all’infinito secondo lo studio anche perché a finanziare tale spesa sono le imposte sui salari, che diminuiranno con l’aumento dell’età della popolazione. In Austria, Repubblica ceca, Germania, Corea, Polonia, Repubblica slovacca e Slovenia, oltre il 70% dei finanziamenti del governo per la salute viene dai contributi sui salari. Mentre la Francia ha introdotto la sin tax, una «tassa sul peccato», ossia un prelievo più alto su tabacco, alcool o cibi malsani.

La ricetta dell’Ocse per alleggerire la pressione sui bilanci della sanità prevede una rigorosa selezione nella definizione dei servizi coperti dai sistemi di salute pubblica, meccanismi virtuosi che vadano a premiare l’efficienza e la riduzione dei costi, nonché dei rimborsi dei farmaci magari favorendo l’uso dei medicinali generici.

La relazione raccomanda anche di impostare obiettivi di spesa chiari, migliorando nello stesso tempo il controllo su entrate e uscite . «Dovrà essere un sistema di allerta rapido - spiega lo studio Ocse - a segnalare eccessi di spesa cui dovranno seguire misure correttive immediate frutto della stretta cooperazione tra i ministeri della Salute e dell’Economia». L’Ocse, infine, suggerisce di aumentare le entrate fiscali anche attraverso l’uso della sin tax e più investimenti sulla promozione della salute e prevenzione delle malattie.


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