Europa e mondo

Juncker apre alla flessibilità sui costi per i profughi. Per l’Italia margine di 3,3 mld

La Commissione europea «applicherà la flessibilità» alle spese per i rifugiati perché «siamo di fronte a una situazione di eccezionalità». Lo ha detto, durante il suo intervento all'Europarlamento, il presidente Jean-Claude Juncker.

La clausola migranti della legge di stabilità vale 3,3 miliardi
La manovra finanziaria italiana da 26,5 miliardi di euro contenuta nella legge di stabilità potrebbe, dunque, aumentare fino a 29,5 miliardi con l'accoglimento della richiesta, avanzata alla Ue, di utilizzare uno 0.2% di spazio di manovra in più per la «clausola migranti», cioé l'emergenza immigrazione alla quale ha fatto fronte l'Italia. Una clausola di flessibilità da 3,3 miliardi che il Governo ha invocato per l'emergenza migranti.

Applicheremo il patto Paese per Paese
«Il Patto è il Patto - ha sottolineato Juncker - ma di fronte a un problema di una gravità eccezionale, sulla base di un'analisi Paese per Paese andremo a esaminare se si debba tenere in conto dei costi sostenuti per accogliere i rifugiati. Applicheremo il Patto così come è stato aggiornato, ma lo faremo Paese per Paese». Il presidente dell'esecutivo di Bruxelles ha detto che «anche fra i grandi ci sono Paesi che non fanno sforzi sufficienti» per accogliere i profughi. «Se un Paese fa uno sforzo straordinario, ci deve essere un'interpretazione conforme a questo sforzo. Ma i Paesi che non fanno sforzi straordinari e che non dimostreranno di essere coinvolti da queste politiche non potranno beneficiare di un'interpretazione più flessibile del Patto. Chi vuole un'interpretazione più flessibile, deve dimostrare che dispone di responsabilità sufficiente» nei confronti dei migranti.

Niente registrazione, niente diritti
Frenare il flusso di migranti «significa che essi devono registrarsi» all'ingresso nella Ue «e noi dobbiamo informarli delle conseguenze della mancata registrazione», ha detto Juncker, enunciando davanti alla plenaria di Strasburgo che «il principio deve essere “no registration, no rights”».

La Ue deve lavorare con la Turchia
L'Unione europea deve «lavorare con la Turchia per attuare il piano per frenare i flussi di migranti. Ci sono un certo numero di questioni irrisolte con la Turchia, come i diritti umani e la libertà di stampa. Ma non possiamo essere ossessionati da questo, dobbiamo coinvolgerla nelle nostre iniziative», ha detto il presidente della Commissione Ue al Parlamento europeo a Strasburgo. «Dobbiamo accelerare sulla liberalizzazione dei visti con la Turchia e rivitalizzare i colloqui per l'accesso» di Ankara alla Ue, «senza però annacquare i criteri per l'adesione e i visti». Juncker ha sottolineato che «dobbiamo fare passi concreti in uno spirito di solidarietà quando lavoriamo con la Turchia per fermare i flussi dei rifugiati e per far andare là i bambini a scuola».

La Ue non versa in buone condizioni
«Non dovrebbe essere ammissibile che Paesi non si parlino, e quello che è accaduto domenica dimostra che non ci troviamo in buone condizioni», ha detto il presidente della Commissione europea, nel corso del suo intervento nell'aula del Parlamento europeo, a Strasburgo. Parlando della riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo dei Paesi interessati dalla rotta dei migranti dei Balcani occidentali, Juncker ha sottolineato che «la riunione di domenica non avrebbe dovuto essere convocata, ma avvenire in modo volontario, e questo, ripeto, dimostra che l'Ue non versa in buone condizioni».


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