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Farmaci a prezzo bloccato, la Corte Ue boccia la legge tedesca: contraria alla concorrenza

di Lucilla Vazza

La legge tedesca che blocca i prezzi dei medicinali con ricetta è contraria al diritto dell’Unione Europea. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Giustizia Ue depositata oggi, che considera una simile restrizione di prezzo come limitazione ingiustificata alla libera circolazione delle merci all'interno del mercato unico.
Per i giudici «al contrario, una maggiore concorrenza sui prezzi tra le farmacie sarebbe vantaggiosa per l'approvvigionamento uniforme di medicinali, in quanto ciò promuoverebbe l'insediamento di farmacie in regioni in cui l'esiguo numero di esercizi consente una fatturazione di prezzi più elevati».

Un accordo che svantaggia la concorrenza
Al centro della vicenda la «Deutsche Parkinson Vereinigung», organizzazione tedesca di mutua assistenza con la missione di migliorare le condizioni di vita dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson e delle loro famiglie. L’associazione aveva infatti stretto un accordo con la farmacia on line olandese “DocMorris”, per offrire ai soci un sistema di vantaggi con l’acquisto di farmaci per i pazeinti. Tutti i medicinali sono soggetti a prescrizione medica e acquistabili solo in farmacia, anche on line.

Un’operazione che non è sfuggita all’associazione tedesca per la lotta contro la concorrenza sleale (Zentrale zur Bekämpfung unlauteren Wettbewerbs) che ha evidenziato come il sistema dei bonus sia contrario al la normativa tedesca, che prevede prezzi uniformi di vendita da parte delle farmacie per i medicinali soggetti a prescrizione.

A cascata, il tribunale di Düsseldorf ha vietato alla Deutsche Parkinson Vereinigung di promuovere questo sistema di bonus. L’associazione di pazienti si è quindi rivolta alla Corte d'appello, che a sua volta ha adito la Corte di giustizia chiedendo se la fissazione di prezzi uniformi per la vendita, da parte delle farmacie, di medicinali per uso umano soggetti a prescrizione sia compatibile con la libera circolazione delle merci.
La risposta della Corte europea è arrivata oggi e ha chiarito che la normativa configura una restrizione non giustificata alla libera circolazione delle merci.
Infatti, l'imposizione di prezzi di vendita uniformi colpisce maggiormente le farmacie stabilite in altri Stati membri, e ciò potrebbe ostacolare in misura più grave l'accesso al mercato tedesco dei prodotti provenienti da altri Stati membri rispetto a quello dei prodotti nazionali. La sentenza specifica che: per le farmacie straniere, la vendita on line configura un mezzo più importante, se non addirittura l'unico, per accedere direttamente al mercato tedesco e che, per le farmacie “per corrispondenza”, la politica dei prezzi può rappresentare un parametro concorrenziale più significativo che per le farmacie tradizionali. Le normali farmacie hanno la possibilità di parlare a tu per tu con il paziente e consigliarlo, possibilità preclusa alle farmacie virtuali.
Sebbene una restrizione alla libera circolazione delle merci possa essere, in linea di principio, giustificata dalla tutela della salute e della vita, la normativa in materia non è idonea a conseguire tali obiettivi. In particolare, non è stato dimostrato in che modo il fatto di imporre prezzi uniformi consenta di garantire una migliore distribuzione geografica delle farmacie tradizionali in Germania.
Del resto, una concorrenza sui prezzi potrebbe essere vantaggiosa per il paziente, dato che consentirebbe eventualmente di offrire, in Germania, i medicinali soggetti a prescrizione a prezzi più favorevoli da quelli attualmente imposti.

Per la Corte «potrebbe verificarsi che, a fronte di una concorrenza sui prezzi da parte delle farmacie per corrispondenza, le farmacie tradizionali siano persino indotte a sviluppare maggiormente talune attività d'interesse generale, quali la preparazione di medicinali su ricetta». Insomma, la legge tedesca va riscritta per favorire la concorrenza a beneficio finale dei pazienti.


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