Europa e mondo

Report Ehfcn: senza regole e impegno comune la corruzione in sanità è destinata a crescere

di Lucilla Vazza

È tra le risme di carta e la burocrazia, ma soprattutto nelle gabole della fatturazione che la corruzione in sanità si nasconde e prolifica, per lo più indisturbata. Sprechi, inefficienze e corruzione fanno andare in fumo un quinto delle risorse per la sanità pubblica, come ha segnalato l’Ocse nel suo ultimo report. Nel marasma dei conti, si nascondono servizi fatturati e mai erogati, prestazioni pagate dal sistema pubblico a cui i cittadini non hanno avuto mai accesso. E non è una storia (solo) italiana.

Perché dal rapporto europeo su nove Paesi (Italia, Belgio, Francia, Regno Unito, Polonia, Portogallo, Olanda, Lituania e Slovenia), presentato oggi a Roma dall’Ehfcn (European Healthcare Fraud & Corruption Network ), cambiano i dettagli, ma la canzone è sempre la stessa. E le frodi crescono senza controllo. Nel Regno Unito nel biennio 2014-15, le malefatte individuate a danno dell’Nhs sono state 4.819. Ossia 402 casi al mese tra abuso d’ufficio, corruzione e illeciti economici (bribery, corruption and illegal economic crimes).

In Francia, l’attività anticorruzione di Stato dell’Assurance Maladie ha recuperato 220 milioni di euro a favore delle casse d’oltralpe nel 2016 e nell’anno precedente, circa 231,5 milioni.

E i dati continuano negli altri Paesi. In Belgio, solo nel 2015 le infrazioni sono state 1,2 milioni. Certamente ogni Stato ha sue peculiarità e differenze, per cui il limite più evidente del report è il rischio di confrontare le mele con le pere. Però ciò che ha spiegato con molta chiarezza Renè Jansen, presidente Ehfcn, è che per «uniformare i criteri di analisi e controllo della corruzione a livello europeo, abbiamo messo a punto la “matrice di tipologia degli sprechi”». La matrice è uno strumento d’analisi per segnalare la frode sanitaria, in questo modo permettendo di applicare standard uniformi.

Il presidente di Ispe-Sanità, Francesco Macchia, che ha organizzato l’evento romano, ha spiegato che l’Italia resta un Paese difficile perché il fenomeno corruttivo ha assunto «una dimensione strutturale». Restano le peculiarità legate al finanziamento pubblico, ai soldi che girano negli appalti, agli episodi di favoreggiamento. Tutti quei tranelli segnalati con vigore dall’Autohority nazionale anticorruzione. Quell’Anac guidata dal magistrato Raffaele Cantone, che già due anni fa ha messo la sanità sotto speciale osservazione.

L’Italia che brucia nella corruzione 6 miliardi (cifra quanto mai ballerina) di soldi pubblici si è dotata però di strumenti speciali per far emergere il fenomeno. Le risposte verranno nel tempo con la concreta applicazione dei piani nazionali anticorruzione. Molto si sta facendo in termini di regole per la promozione della trasparenza, per esempio attraverso un sempre più semplice accesso ai documenti con l’entrata in vigore del Freedom of Information Act italiano, ma non solo. Il punto è che fatte le regole, fatte le cornici, bisogna aspettare di vedere quanto si sta realizzando veramente in direzione “ostinata e contraria” al malvezzo dei decenni scorsi. Poi, il report dell’Ehfcn dice una cosa sostanziale: è vero che ogni sistema ha le sue regole, le sue “tradizioni”, ma l’obiettivo è mettere in campo politiche e strumenti operativi condivisi a livello europeo e così difendere i sistemi sanitari, che comunque valgono in media il 9% del Pil di ogni Paese.

I rappresentanti dei 14 Paesi riuniti da Ehfcn nella lotta alla corruzione e alle frodi in sanità hanno sottolineato con forza che ci sono criticità comuni. Innanzitutto la mancanza di una cultura antifrode e anticorruzione sia realmente efficace nell’ambito della sanità, seguita da una certa complessità e incertezza delle normative antifrode e anticorruzione. Gli esperti chiedono finanziamenti strutturali e di risorse umane specializzate nei compiti antifrode. Chiedono poi un impegno maggiore nel realizzare dei cambiamenti nella comunicazione ra chi è impegnato nella lotta alla corruzione. A volte l’inefficacia di certi importanti iniziative è dovuta all’eccessiva dispersione di compiti tra le parti interessate: si perde tempo prezioso per capire chi fa cosa. Gli stakeholder faticano a parlarsi. Si fa un gran parlare di digitalizzazione da ormai molti anni, ma la verità è che l’immensa mole di dati utilizza protocolli diversi e paradossalmente mancano strumenti per analizzare le informazioni. Fermo restando che se cadono i livelli di finanziamento all’anticorruzione, sarà molto difficile continuare a lavorare. Le istituzioni però devono essere affiancate da pazienti sempre più in grado di capire ciò che accade intorno a loro. «Bisogna aumentare la consapevolezza dei cittadini, avvicinando loro comprensibilità e reperibilità delle informazioni e migliorando la trasparenza dei servizi sanitari, rafforzerà la posizione del paziente come stakeholder chiave nella prevenzione di frode, abusi e corruzione in materia di assistenza sanitaria, nel prossimo futuro», ha puntualizzato Paul Vincke, managing director di Ehfcn.

Per il network europeo bisogna collaborare a livello internazionale: scambiarsi informazioni, metodi e best practices da condividere, per facilitare le attività anti-frode e promuovere l’uso efficiente dei servizi sanitari pubblici. E per farlo serve anche una formazione comune e una più approfondita professionalizzazione delle risorse umane.


© RIPRODUZIONE RISERVATA