Europa e mondo

R&S mondiale sull’altalena: Singapore al top per investimenti, Zimbabwe a terra. I dati dell’Osservatorio Oms

di Barbara Gobbi

«Investire in ricerca e sviluppo per scoprire e sviluppare farmaci e vaccini è la chiave per migliorare l’accesso ai farmaci e un’assistenza sanitaria di qualità per le persone in tutto il mondo e per ottenere una copertura sanitaria universale. Ogni anno vengono spesi centinaia di miliardi di dollari in ricerca e sviluppo (R&S) in prodotti o processi sanitari nuovi o migliorati, che vanno dai medicinali ai vaccini alla diagnostica. Ma il modo in cui questi fondi vengono distribuiti e spesi è spesso scarsamente allineato con le esigenze globali di salute pubblica». A un anno dal lancio dell’Osservatorio globale sugli investimenti in ricerca e sviluppo sanitari, l’Oms traccia un primo bilancio. Che innanzitutto accende i riflettori sui gap: i Paesi ad alto reddito hanno in media 40 volte più ricercatori in più di quelli a basso reddito. A Singapore sono 1.140 i ricercatori per milione di abitanti, mentre crollano a 0,2 nello Zimbabwe. Drammatico il gap di genere: il numero medio di ricercatrici nei paesi ad alto reddito è di circa il 51%, e scende a solo il 27% nei Paesi a basso reddito. Mentre solo l’1% di tutti i finanziamenti per la R&S in campo sanitario è destinato a malaria e Tbc, che rappresentano oltre il 12,5% del carico globale di malattia.

L’iniziativa dell’Organizzazione mondiale della Sanità è volta proprio a raccogliere informazioni e fornire un’immagine precisa di dove e come vengono spesi i fondi di ricerca e sviluppo, aiutando governi, finanziatori e ricercatori a prendere decisioni migliori in merito agli investimenti e alle priorità politiche. «Garantire che il processo decisionale su quali malattie, Paesi e prodotti ricevano fondi di investimento non è interamente dipendente dalle forze di mercato, è fondamentale - spiegano dall’Oms». Un esempio per tutti è l’epidemia di virus Ebola nell'Africa occidentale del 2014, che ha causato oltre 11.000 morti e ha drammaticamente messo in luce la mancanza di investimenti in prodotti e approcci per prevenire e minimizzare l’impatto dei patogeni con potenziale epidemico. «E le lacune negli investimenti in R&S nella pipeline di farmaci antimicrobici - affermano ancora gli esperti dell’Organizzazione - sono una causa di preoccupazione globale nel contesto della rapida resistenza antimicrobica».

«Impressionanti»: questa la definizione scelta per definire divari e disuguaglianze negli investimenti sia tra Paesi che tra problemi di salute, con frequenti «disconnessioni» tra carico di malattia e livello di attività di ricerca. I ricchi investono più e meglio in ricerca e in personale a essa dedicato. Ma «gravi squilibri» si registrano anche nei flussi di finanziamento in Paesi con livelli comparabili di povertà e di bisogni sanitari, che « ricevono livelli sorprendentemente diversi di assistenza ufficiale allo sviluppo per la ricerca medica e i settori sanitari di base (Oda)».

Quanto ai finanziatori, gli Stati Uniti d’America continuano a essere il paese guida negli investimenti su malattie trascurate da fonti pubbliche e filantropiche. In oltre 10 anni di investimenti, gli Stati Uniti hanno contribuito per quasi due terzi all’esborso totale, seguiti dal Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e dall'Unione Europea.
Gli investimenti del settore privato per le malattie trascurate sono aumentati dal 2012, principalmente a causa degli investimenti in HIV/AIDS e malaria


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