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Ema al test dell’Europarlamento: il voto sul trasferimento è fissato il 12 marzo

di Antonio Pollio Salimbeni

Il primo vero appuntamento per capire se l'Agenzia europea del farmaco sarà trasferita davvero ad Amsterdam sarà il 12 marzo, quando la commissione ambiente del Parlamento europeo voterà sull'emendamento che cambia la sede dell'Ema da Londra, appunto, ad Amsterdam. Dopo un paio di giorni toccherà al Parlamento europeo in seduta plenaria a
Strasburgo. Nell'ipotesi che i deputati europei a maggioranza boccino Amsterdam, si avvierebbero subito negoziati con il Consiglio (presente la Commissione europea) per trovare una soluzione. Questo è il percorso teorico: difficile dire se si materializzerà. Siamo ancora alle mosse preliminari: tra dieci giorni la delegazione della commissione ambiente del Parlamento europeo farà un sopralluogo ad Amsterdam per verificare la logistica della sede provvisoria e un confronto con autorità olandesi e i rappresentanti dell’Ema sulla
rispondenza delle due sedi (la provvisoria e la definitiva) alle necessità dell'Agenzia Ue.

In ogni caso, il Tribunale Ue dovrà decidere sulla richiesta di annullamento della decisione del Consiglio Ue di trasferire la sede Ema da Londra ad Amsterdam, e della relativa sospensione, avanzata dal ricorso del Comune di Milano, causa europea alla quale si
è aggiunta la Regione Lombardia (con il sostegno di Camera di Commercio, Assolombarda, Confcommercio e Università).

Il giorno dopo il 22 marzo, quando la delegazione europarlamentare guidata dal deputato italiano Giovanni La Via, a Bruxelles si riuniranno i capi di stato e di governo della Ue e si ritiene assai probabile che il premier Paolo Gentiloni sollevi il problema quantomeno nelle discussioni bilaterali a margine del confronto ufficiale, dato che l'argomento Ema non è all'ordine del giorno. La sensazione è che da parte italiana si speri più in una eventuale
decisione di “blocco” da parte del Parlamento europeo che non in una decisione giudiziaria favorevole. Ma è solo una sensazione. Le cause sono due: una avviata dal ricorso del
Comune di Milano presso il Tribunale Ue, l'altra avviata dal governo presso la Corte di Giustizia. In ogni caso le partite, quella giudiziaria e quella politica, procedono
parallele e non e' detto che si intersechino nel momento desiderato.

L'argomento degli eurodeputati italiani dei principali gruppi politici è che il ruolo del Parlamento non può essere notarile, ornamentale. In quanto co-legislatori i deputati intervengono nel processo di emendamento del regolamento Ema e potrebbero concludere che la scelta del Consiglio non risponde ai requisiti per assicurare all'Agenzia del farmaco condizioni di lavoro ottimali e che la stessa procedura seguita per la selezione/assegnazione
della sede presenta quantomeno delle criticità. Una delle cose di cui si discute molto e sulla quale punta anche il ricorso italiano alla Corte di Giustizia Ue, è il modo in cui è stata condotta la valutazione delle diverse offerte da parte della Commissione europea. E' stata effettuata sulla base dei semplici documenti cartacei forniti dagli Stati membri che hanno avanzato la candidatura a ospitare l’Ema (tra cui, come è noto, Milano, che ha perso all'ultimo round in seguito al sorteggio trovandosi in parita' di voti con
Amsterdam).

La Commissione continua ormai da settimane a respingere le critiche, ribadendo di aver fatto ciò che le è stato chiesto dagli Stati membri. Pur con qualche equilibrismo e contraddizione lessicale: parla infatti di “valutazione fattuale” delle varie offerte. In realtà
l'esecutivo Ue ha fornito un quadro sintetico delle varie offerte, fattuale appunto, senza alcun tipo di valutazione dal punto di vista qualitativo. Lasciando la palla da giocare ai governi, come questi avevano indicato. In ogni caso, nessuno dei 27 governi ha sollevato in corso d'opera il minimo problema.

Giovanni La Via, il relatore della proposta della commissione ambiente che guiderà la delegazione del 22 ad Amsterdam, ha indicato che gli eurodeputati possono «cambiare
ogni virgola della proposta della Commissione perché l'Europarlamento è a tutti gli effetti co-legislatore». Soprattutto perché il risultato del sorteggio fra Amsterdam e Milano «non è un atto giuridicamente vincolante». Tra l’altro questo, secondo alcuni, potrebbe essere il motivo per cui a Corte Ue possa considerare irricevibili i ricorsi italiani.
La decisione di inviare ad Amsterdam una delegazione di parlamentari prima della decisione di emendare il regolamento Ema, per incorporare la scelta del Consiglio del 20 novembre scorso sulla sede dell'Agenzia del farmaco, è stata presa di
comune accordo dalla conferenza dei presidente del Parlamento, di cui fanno parte il presidente (Antonio Tajani) e i capigruppo. E' evidente che c’è in ballo un problema di
relazioni tra le due istituzioni in quanto entrambi co-legislatori.

Sull'Ema, «i deputati europei sono pronti ad usare i propri poteri con una decisione che potrebbe addirittura mettere in discussione la stessa scelta di Amsterdam, facendo quindi
saltare l'accordo raggiunto in sede di Consiglio Ue», ha affermato l'eurodeputata del gruppo S&D (socialista) Mercedes Bresso. «L’Assemblea eletta dai cittadini non può essere
considerata come un semplice passacarte, che osserva ed approva decisioni prese da altri, ma deve essere rispettato nei suoi poteri e nelle sue prerogative di rappresentanza delle istanze dei cittadini», dunque «sarebbe una strada miope e pericolosa escludere l'istituzione europea eletta più vicina ai cittadini da una scelta così importante». Dunque conclude «senza l'ok finale del Parlamento la procedura non può concludersi». Non è detto però che ciò sarà sufficiente a comporre la maggioranza necessaria per tornare sulla decisione dei 27.


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