Europa e mondo

Sanità italiana al centro della competitività internazionale

di Flavia Bustreo (medico, specialista in epidemiologia, già Vice-Direttrice Generale Oms); Mario Ottiglio (managing director High Lantern Group e presidente Europe, Global Coalition on Aging)


Nonostante la necessità di riforma e di adattamento a bisogni nuovi e crescenti della popolazione, il Sistema sanitario nazionale italiano rimane tuttora un modello di eccellenza e di qualità da seguire per molti Paesi del mondo.

Una recente analisi dell’Associazione italiana ospedaliera privata (Aiop) ha dimostrato che Il sistema italiano è quello che nel G7 associa la più bassa spesa pro-capite alla più elevata aspettativa di vita in salute. Secondo questa prospettiva, che considerava sia le modalità di finanziamento del sistema che quelle di erogazione dei servizi, il nostro Ssn sarebbe tra i primi a livello mondiale. Questa tendenza è anche stata confermata poco meno di un anno fa da un indice pubblicato dal più quotato giornale scientifico Lancet che riassume l’accesso e la qualità dei servizi sanitari in 195 paesi del mondo. Lo stesso Lancet nel 2015 riconosceva che l’Italia aveva raggiunto la più bassa mortalità materna nel mondo.

Il Ssn è basato su un modello di universalità basato sull’obiettivo di garantire l’accesso universale ai servizi sanitari a tutta la popolazione indipendentemente dallo status economico e sociale, dal genere, dalla religione, dalla provenienza. La copertura universale è riconosciuta urbi et orbi come il vero motore di una buona sanità ed è la priorità assoluta per l’Organizzazione mondiale della sanità.

La sanità è un tema di estrema rilevanza nella gestione di una nazione in quanto è intrinsecamente legata alla risorsa più importante per uno stato: i suoi i cittadini. L’equazione sanità = benessere (economico e sociale) per quanto abusata, resta alla base di una visione strategica di futuro per qualsiasi classe politica.

Fulcro cruciale per la gestione di uno Stato, la sanità è diventata nel corso degli anni anche un’area tematica strategica nelle relazioni internazionali: gli intrecci tra politica sanitaria e politica estera sono diventati sempre più frequenti se si considera l’impatto della salute su altre agende globali come la sicurezza, l’economia o l’equità sociale. È per questo che nell’ultimo decennio i leader dei paesi G7 si sono occupati di salute, ad esempio durante la leadership del Giappone hanno discusso a lungo l’invecchiamento della popolazione e come trasformarlo in una “silver economy” cioè una crescita economica trainata dalla domanda dei consumi per la terza età.

Inoltre, le recenti vicissitudini legate all’influenza aviaria e suina e all’ebola, l’impatto umanitario dei conflitti e le recenti emergenze scaturite da disastri naturali, hanno riacceso, nell’ultimo decennio, il dibattito internazionale sulla centralità della salute negli affari interni per la sicurezza globale.

Salute chiave della coesione sociale
È emerso in maniera chiara che combattere le disuguaglianze sociali, e in particolare la salute diseguale, è cruciale per mantenere una coesione sociale e una sicurezza interna nei paesi e prevenire movimenti di massa di popolazione.

Una cattiva gestione della sanità, soprattutto a livello di cure primarie ha immediati effetti sulle classi sociali meno abbienti, influenzando di netto la domanda e il consumo dei servizi stessi, ma anche aumentando l’insicurezza sociale.

La crescente globalizzazione e l’avvento di nuove tecnologie hanno poi portato nuova linfa a dibattiti di equità sociale e alla visione della salute come un valore sociale e un diritto fondamentale dell’uomo. Dibattiti sull’accesso a cure e servizi essenziali o l’adozione di nuove tecnologie legate ai successi della ricerca scientifica, generano fervidi dibattiti a livello nazionale e internazionale.

Molto di quello che concerne la sanità oggi ha una qualche natura transnazionale, dalle più ovvie epidemie e pandemie, all’impatto sulla prevalenza e incidenza di malattie non trasmissibili o patologie mentali e neurologiche dovute a all’adozione stili di vita e a scelte personali dettati da modelli e culture globali. Ancora, i cambiamenti climatici – dovuti a scelte politiche globali, hanno un legame indiretto con il ritorno di determinate patologie infettive; allo stesso modo, movimenti di opinione trasversali e transnazionali, come l’anti-vaccinismo, hanno provocato un impatto – negativo – profondo sullo stato di salute dei paesi. Su quest’ultimo punto, l’Italia è tra i paesi a più alto rischio di regressione.

Sanità diritto esportabile
Ciononostante, gli Stati nazionali restano gli attori chiave quando c’è da riorientare le loro politiche sanitarie ed estere verso un allineamento tra i loro interessi nazionali e la realtà etica ed epidemiologica di un mondo globale. Una soluzione è l’adozione di un approccio che vede la salute come cardine in tutte le politiche – health in all policies.

La metodologia nella gestione della sanità come cardine del benessere socio-economico di una nazione, è una pratica esportabile: il diritto alla salute rimane infatti inaccessibile e non tutelato per moltissimi paesi al mondo e l’Italia può giocare un ruolo di leader a livello mondiale facendo leva su un sistema – decisamente perfettibile – ma in grado di rappresentare un modello.

Riprendendo il già citato studio Aiop, il nostro Ssn è in grado di condurre a risultati efficaci in termini di risultati clinici ma soprattutto in prevenzione e gestione di malattie croniche.
Nonostante l’Italia sia il secondo paese più vecchio al mondo dopo il Giappone, gli indicatori di vita in salute mostrano un’elevata aspettativa di vita in salute e la capacità di minimizzare la perdita di anni di vita in salute.

La prossima classe politica italiana dovrà mettere necessariamente la sanità al centro di una visione strategica di competitività internazionale. Il Ssn è solido e innovativo ma richiede un restyling di fronte al mutamento di trend demografici ed epidemiologici, all’introduzione di nuove tecnologie per la prevenzione e la cura delle malattie, e all’esplosione dell’informazione che ha forgiato nuove aspettative a livello dei pazienti e degli operatori sanitari. La tendenza recente di contrazione delle risorse – o meglio tagli al finanziamento della spesa sanitaria – deve assolutamente essere invertita.

Reinvestire in un Ssn moderno può aiutare a posizionare l’Italia come leader globale nel campo della promozione e della tutela della salute. Questo può divenire uno strumento di politica internazionale attraverso il quale guadagnare influenza sul piano politico internazionale ma anche diffondere know-how, tecnologia e professionisti della salute.

L’Italia vanta primati ed eccellenze in numerosi settori della salute pubblica ed è proprio su queste eccellenze che bisogna puntare.


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