Europa e mondo

La lezione della pandemia/ Una nuova strategia per la salute e lo sviluppo sostenibile

di Aleksandra Torbica *

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24 Esclusivo per Sanità24

«Ripensare le priorità delle politiche pubbliche alla luce della pandemia» era il mandato assegnato alla Commissione Pan-Europea per la Salute e lo Sviluppo Sostenibile dall’Ufficio Regionale dell’Oms per l’Europa. La commissione, presieduta da Mario Monti e costituita da 19 ex capi di stato e di governo, eminenti scienziati ed economisti, responsabili di istituzioni sanitarie e leader della comunità imprenditoriale e delle istituzioni finanziarie di tutta Europa ha terminato i suoi lavori venerdì scorso con la presentazione del Rapporto Finale contenente le raccomandazioni su investimenti e riforme per una nuova strategia per la salute e lo sviluppo sostenibile.
I lavori della Commissione sono partiti da una constatazione semplice e drammatica: la crisi globale generata dal Covid-19 supera i meri confini del settore sanitario, non minaccia solo la nostra salute ma la tenuta dell’intero tessuto sociale ed economico. Diversamente da altre iniziative paragonabili promosse al livello internazionale, la Commissione Pan-Europea si è distinta nel suo approccio in almeno tre caratteristiche fondamentali: (a) ha affrontato la salute nella sua totalità, non solo rispetto alla pandemia; (b) ha evidenziato con maggiore forza le interazioni tra salute e sviluppo sostenibile; e (c) ha riconsiderato la posizione della politica sanitaria in relazione ad altre priorità politiche.
Negli ultimi mesi si è discusso molto sulle "lezioni apprese" dalla crisi innescata dal Covid-19 in termini di efficacia dei sistemi sanitari nel fronteggiare l’epidemia. Si è parlato spesso della resilienza dei sistemi sanitari, ovvero della capacità del sistema di adattarsi efficacemente a uno shock improvviso. Tra numerosi aspetti critici, è emersa l’urgenza di ripensare il ruolo della sanità pubblica e della medicina sul territorio, largamente trascurate negli ultimi anni nella maggior parte dei paesi. In diverse nazioni, inclusa l’Italia, si è detto che le politiche di austerity e del contenimento dei costi in ambito sanitario hanno giocato un ruolo centrale nella gestione della crisi. Un microrganismo si è incaricato di dimostrare che i sistemi di tutela della salute indeboliti possono arrivare al collasso. Di conseguenza, diverse raccomandazioni hanno identificato l’aumento delle risorse da allocare ai sistemi sanitari come misura necessaria per affrontare le debolezze strutturali portate alla luce dalla pandemia. La Commissione Pan-Europea non è l’eccezione in questo senso: tra le sue raccomandazioni c’è infatti la richiesta di investire maggiori risorse nei sistemi sanitari nazionali, rendendoli più forti, resilienti e inclusivi attraverso tre principali leve: i) il rafforzamento delle infrastrutture; ii) gli investimenti nel personale sanitario e iii) la maggiore integrazione dell’assistenza sanitaria e sociale.
Ma sarà sufficiente? Aumentare gli investimenti sarà sufficiente per arrivare più preparati alla prossima sfida? No. Su questo la Commissione Pan-Europea è lapidaria. Si tratta di una misura necessaria ma non sufficiente. Non si possono, infatti, affrontare le prossime sfide senza cercare di identificare e affrontare tutte le cause della crisi innescata dalla pandemia. E le ragioni vanno ben oltre i confini dei sistemi sanitari e delle risorse a essi allocate.
Ciò di cui il mondo ha bisogno è una nuova strategia coraggiosa per la salute e lo sviluppo sostenibile, una strategia che richiede un cambiamento radicale del nostro modo di pensare alla salute e ai processi decisionali che la riguardano.
In primo luogo, dobbiamo adottare pienamente l'approccio One Health che riconosce le interconnessioni tra salute dell'uomo, degli animali, delle piante e del pianeta - ambiente, biodiversità e clima in primis. One Health non è un concetto nuovo, ma la sua adozione è stata da sempre ostacolata da politiche e finanziamenti frammentati e strutture organizzative isolate. Ora, più che mai, abbiamo urgente bisogno di implementare un approccio integrato a tutti livelli decisionali. Come? A livello nazionale i governi dovrebbero stabilire strutture, incentivi e un ambiente favorevole per sviluppare strategie One Health. Ogni governo deve decidere come farlo, agendo all'interno dei propri confini e sfruttando i vantaggi della collaborazione internazionale. L'importante è che le autorità, e in particolare i ministeri delle finanze, della salute, dell'agricoltura e dell'ambiente, escano dai loro silos per trovare soluzioni condivise a problemi comuni. Dobbiamo investire nella ricerca interdisciplinare e nelle politiche intersettoriali. Anche l’istruzione gioca un ruolo importante in questo senso. A livello internazionale è necessario rafforzare i meccanismi di coordinamento e collaborazione tra le agenzie competenti - Oms, Fao, Oie, Unep - al fine di sostenere gli sforzi verso una comprensione condivisa, terminologie comuni e un'adeguata architettura internazionale.
L’approccio One Health dovrebbe essere integrato in un quadro politico più ampio e coerente, comprendente in particolare le politiche economiche e finanziarie. Questo è possibile solo se eleviamo in modo permanente, e non solo in caso di crisi, il grado di attenzione dei policy makers ai massimi livelli di governo della politica sanitaria. Per raggiungere questo obiettivo a livello internazionale la Commissione raccomanda l’istituzione di un Consiglio su Salute e Finanze sotto gli auspici del G20 (Global Health and Finance Board). Avvicinando più che in passato politiche sanitarie e finanziarie sia al livello nazionale e sia internazionale, il Consiglio si propone come un modo efficace di promuovere lo sviluppo sostenibile adottando l’approccio One Health. Porre la salute della popolazione e i sistemi sanitari al centro dell’azione di governo non è affatto scontato. È importante per l'opinione pubblica e per i governi, essere pienamente consapevoli che questo cambio di paradigma non è necessario per rafforzare solamente la resilienza dei sistemi sanitari per sé, ma dei sistemi economici e sociali nel loro complesso.
La pandemia ci ha fatto sprofondare nel buio di una tragedia globale, ma ci ha anche indicato la luce da seguire. Ci ha fatto aprire gli occhi mostrandoci chiaramente i nostri errori. La Commissione Pan-Europea invita i governi nazionali e gli organismi internazionali ad agire, ad avere il coraggio di cambiare paradigma e di ripensare le priorità. Troppo spesso i politici hanno detto "never again". Questa volta potrebbe essere vero.

* Direttore Cergas – Università Bocconi e Special Advisor al Presidente della Commissione Pan-Europea


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