Europa e mondo

L’approccio "One Health" nel progetto di formazione medica e innovazione tecnologica dell’Università Tor Vergata in Ciad

di Vittorio Colizzi *

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Università degli Studi di Roma Tor Vergata ha avviato un nuovo progetto di cooperazione per migliorare la salute degli abitanti del Ciad, Paese dell’Africa centrale con una situazione economica, sociale e sanitaria molto fragile. Incentrato sulla formazione medica e sull’innovazione tecnologica, è finanziato dall’Aics e realizzato in collaborazione con la Fondazione Magis, l’Istituto per i Sistemi biologici del Cnr e, in Ciad, con il ministero della Salute e i due ospedali di N’Djamena, la capitale.
Ha come obiettivo curare 4mila persone in 3 anni rendendo il Servizio sanitario nazionale del Ciad più efficiente, moderno e attento alle fasce deboli della popolazione e lo fa attraverso l’approccio "One Health", un approccio olistico e integrato che punta a bilanciare in modo sostenibile la salute di persone, animali e ambiente, ovvero i 3 regni che devono essere in equilibrio per raggiungere la salute globale, nella consapevolezza che la variazione di uno modifica anche gli altri. Si tratta di un approccio ormai consolidato e riconosciuto dal ministero della Salute italiano, dalla Commissione Europea e dalle organizzazioni internazionali, tra cui l’Oms, quale strategia imprescindibile in tutti quei settori che beneficiano della collaborazione tra diverse discipline. È particolarmente apprezzato e sentito nel continente africano, dove l’uomo è molto più a contatto con la natura e gli animali rispetto ai Paesi più sviluppati. Basti infatti pensare che il Ciad è grande 4 volte l’Italia e per una popolazione di quasi 12 milioni di abitanti ci sono circa 40 milioni di capi di bestiame, tra ovini e bovini.
Ogni approccio medico e diagnostico in Ciad deve necessariamente tenere conto di questa convivenza quotidiana e, a volte, totale tra uomo, animale e ambiente: quando si visita un bambino colpito da diarrea è necessario considerare la totalità dei fattori che possono averla causata. Nella pratica significa sequenziare il parassita che è causa del malessere per vedere se è presente anche negli animali di famiglia o nelle acque del pozzo. Se ci si limita a trattare il bambino senza trattare anche animali e acqua, quel bambino tornerà a stare male: qui sta l’approccio "One Health" per cui, accanto all’intervento sanitario sulla persona, si affianca un intervento zootecnico e ambientale per identificare ed eliminare le cause alla radice. Questo approccio ha una necessaria ricaduta in termini di formazione del personale medico e sanitario a cui va insegnata anche l’importanza fondamentale di considerare la totalità dei fattori quando si effettua una visita e una diagnosi.
Un’altra area di studio importante del progetto, sempre attinente all’approccio "One Health", riguarda la ricerca sulle piante medicinali per comprenderne le proprietà curative e gli effetti benefici sulla salute. In Ciad l’80% della popolazione si cura quotidianamente con le piante, mentre solo il 20% si avvicina alle medicine occidentali: ogni villaggio ha quella che viene chiamata “farmacia del villaggio” composta da 2 o 3 piante officinali, a basso costo e chilometro zero, che crescono spontaneamente o vengono coltivate appositamente perché conosciute e sperimentate in diverse occasioni. Ci sono dati scientifici che dimostrano che alcune piante sono importanti alleate nella prevenzione poiché contengono nel loro genoma (microRna) dei tratti genici tipici anche dell’uomo dove, se assenti, le piante possono supplire. Esiste però il rischio reale che l’uso improprio di queste piante abbia effetti collaterali negativi sulla salute delle persone, a volte anche irreversibili: il nostro obiettivo è studiare i meccanismi di azione di queste piante per realizzare prodotti che siano sicuri, con il dosaggio giusto e dalla sterilità assicurata.
È questo il valore aggiunto della cooperazione: noi offriamo alla popolazione del Ciad le conoscenze e gli strumenti medici adeguati, facendo però attenzione a integrare in modo armonico la medicina tradizionale con la cosiddetta medicina occidentale con il solo scopo di migliorare la loro salute e qualità di vita.

* Professore di Immunologia e Patologia, Cattedra Unesco di Biotecnologie e Bioetica, Università di Roma Tor Vergata


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