Imprese e mercato

Ddl concorrenza, Fofi: «Non si riduca tutto all’economia». Federfarma: «Tutelare l’indipendenza del farmacista»

Incompatibilità, integrazione verticale tra la farmacie e gli altri attori della filiera (distributori, case farmaceutiche) conflitto di interesse; integrazione orizzontale, formazione di catene e creazione di posizioni dominanti; tetto alla partecipazione del socio di capitale nella compagine societaria che possiede la farmacia o le farmacie; responsabilità professionale del farmacista. Sono le criticità insite nel Ddl concorrenza illustrate oggi dalla Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) nel corso dell'audizione alle Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive) della Camera dei Deputati a proposito della Legge annuale per il mercato e la concorrenza (AC 3012).

«E' opportuno premettere che non abbiamo una chiusura preconcetta rispetto alle innovazioni - sottolinea il segretario Maurizio Pace - ma ribadiamo che quando si interviene su un servizio al cittadino che verte sul diritto alla salute non è possibile ammettere che tutto si riduca all'economia. Né è pensabile che cambiamenti di questa portata possano essere introdotti senza prevedere una gradualità, soprattutto considerando l'attuale debolezza del settore, oggetto da anni di continui cambiamenti. E' un po' come se un aereo in fase di decollo incontrasse continue turbolenze: non prenderà mai quota».

Nel merito è stato fatto notare che le ricerche condotte a livello internazionale «hanno dimostrato che la nascita di grandi aggregazioni e il sorgere di posizioni dominanti non hanno giovato alla qualità del servizio universalistico, in particolare per quanto riguarda l'uniformità dell'accesso al farmaco su tutto il territorio nazionale» prosegue il segretario della Fofi. « Né si può trascurare il capitolo delle incompatibilità: si può ammettere che chi produce farmaci o chi li prescrive possa possedere farmacie, cioè il presidio sanitario al quale il cittadino si rivolge, per esempio, anche per ottenere dal farmacista indicazioni rese soltanto in considerazione delle necessità del paziente?».

Questo aspetto conduce direttamente al tema della responsabilità del professionista, che se inserito in un contesto in cui si trova a dipendere da un soggetto che – lecitamente - agisce soltanto in base alla logica del profitto, si trova in una situazione ben differente da chi può e deve agire soltanto in base a scienza e coscienza. «Mi sembra evidente che il cambiamento del contesto in cui opera il farmacista determina possibili criticità, anche banalmente sulla scelta di rendere disponibili, per esempio, tutti i medicinali basati sullo stesso principio attivo e non soltanto alcuni. Non a caso anche in Gran Bretagna il ruolo e l'indipendenza nelle scelte professionali del farmacista responsabile sono tutelate per legge in modo molto stringente».

Federfarma: tutelare l’indipendenza del farmacista
Limitare la quota dei soci di capitale a un terzo delle quote societarie, riservando il resto ai professionisti come previsto per le altre società in ambito professionale dalla Legge 183/2011, «è un modo per tutelare questa indipendenza del farmacista e anche quella capacità, riconosciuta anche da una sentenza della Corte di Giustizia Europea, di saper temperare la ricerca del ritorno economico con la finalità della tutela della salute. Perché, alla fine, di questo si tratta: la farmacia è un presidio sanitario, sia pure in concessione a un privato, non una branca del commercio al dettaglio» conclude Pace.

«Senza paletti su quote e incompatibilità, l'apertura della titolarità al capitale cambierebbe la missione della farmacia e getterebbe il mercato nelle mani di pochi gruppi oligopolistici». E', in sintesi, quanto ha detto oggi Fedrfarma alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera. Le linee generali dell'intervento di Federfarma sono state anticipate ieri dalla presidente Annarosa Racca e condivise dall'assemblea nazionale. E rispecchiano gli indirizzi dettati a marzo dalla stessa assemblea, quando i delegati affidarono al consiglio di presidenza il mandato di «introdurre nella norma sul capitale correttivi e paletti a tutela della professione». La linea sostenuta, in particolare, è quella di «orientare il cambiamento» facendo anche leva sullo spirito originario del ddl. «Con questo testo» ha detto in assemblea la presidente «il Governo si ripromette di modernizzare il sistema-Paese. Le farmacie presenteranno quindi proposte che, in tema di assistenza e cure territoriali, vanno proprio in questa direzione». Infine, Federfarma ha ribadito ai deputati il proprio no a eventuali “ripescaggi” della proposta Guidi per la deregulation della fascia C. «Con il Patto per la Salute ma non solo» ha osservato Racca «il Governo ha scelto di rafforzare la rete delle farmacie, non ha senso che la medesima rete finisca per essere privata delle risorse necessarie a garantire il servizio».


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