Imprese e mercato

Ricetta digitale, all’orizzonte il traguardo del 50%

da Filodiretto (Federfarma)

La dematerializzazione delle ricette comincia a vedere in fondo al rettilineo il traguardo del “fifty-fifty”, cinquanta per cento carta e cinquanta per cento digitale. E' quanto risulta dalla classifica redatta da Promofarma sulla base dei dati aggiornati a maggio: in tutta Italia le ricette “paperless” sono ormai il 45,61% di tutte le prescrizioni che passano per le farmacie del territorio; siamo ancora lontani da quel traguardo del 90% che le Regioni dovrebbero raggiungere per l'inizio del 2016, ma il proverbiale giro di boa è ormai in vista ed è già un bel risultato.
Piuttosto, gli ultimi dati inducono a ritenere che i progressi a venire della dematerializzazione dipenderanno sempre più strettamente dagli adeguamenti infrastrutturali del Paese. In molte Regioni, infatti, il percorso della digitalizzazione traccia una curva che gli economisti definirebbero “paretiana”: all'avvio c'è un boom, poi la progressione tende a rallentare come se ogni incremento successivo richiedesse sforzi sempre maggiori. La Sicilia, per esempio, è stata la prima a partire con la dematerializzazione (nell'ormai lontano autunno del 2013), ma da quasi un anno indugia attorno a una percentuale di ricette paperless dell'85%, come se oltre si facesse fatica ad andare. Lo stesso vale per il Veneto: era partito esattamente un anno dopo, aveva superato la Sicilia nel giro di qualche mese ma dalla rilevazione di febbraio (quando le prescrizioni digitali erano quasi l'86%) a oggi l'incremento è di poco più di un punto percentuale.

Risultato, nel terzetto di testa nessuna è ancora riuscita a varcare la soglia del 90%.
Stesso discorso in altre Regioni, dove anzi la frenata scatta addirittura prima: in Basilicata (dove a maggio si è superata quota 70%) la dematerializzazione avanza a piccoli passi da parecchio; in Piemonte a febbraio era stata registrata una crescita delle ricette paperless di quasi dieci punti (dal 66 al 74,83%), a maggio invece la crescita è di meno di due punti.
Per fortuna altre regioni hanno ingranato la marcia: la Val d'Aosta, che da mesi “vivacchiava” attorno al 60%, a maggio ha visto balzare le ricette dematerializzate all'80,3%. E spiccano un bel salto anche la Toscana, l'Abruzzo, le Marche e la Lombardia, che tra febbraio e maggio cresce di dieci punti (dal 3,2 al 13,28%). Tranne la Val d'Aosta, però, sono tutte Regioni che comunque fanno registrare una dematerializzazione ancora al di sotto della soglia del 50%, quindi serviranno ancora altri “strappi” per far lievitare la media nazionale.
Ma come spiegare questi andamenti? Se si chiede alle rappresentanze territoriali di Federfarma, la risposta quasi unanime è che la dematerializzazione viaggia principalmente sulla penna dei medici, quindi accelerazioni o rallentamenti dipendono dagli umori locali, sindacali e “mentali” (apertura più o meno convinta alla dematerializzazione). Alcuni dati forniti recentemente dal Sole 24 Ore per fotografare lo sviluppo della banda larga in Italia, fanno però pensare che in gioco possano esserci anche altri fattori: le reti web ad alta velocità (fibra ottica e Umts, per intenderci) continuano a essere, nel nostro Paese, un lusso concesso soltanto ad alcune aree; in tutte le altre, è già tanto se c'è l'adsl (pure quella con performance non sempre europee).
Qualche valore? A Milano la banda larga mostra medie di 21,4 mb in download (scaricamento) e 5,6 in upload (invio dati), a Firenze 9,8 e 1,3 mb, a Bari 11,6 e 1,9 megabyte, a Catania 10,5 e 1,4. E non va meglio sulla fibra ottica di ultima generazione (Fftx): in Lombardia la copertura non supera il 34%, nel Lazio il 55%, in Calabria il 19%. Molise e Val d'Aosta neanche ce l'hanno. Difficile che la dematerializzazione possa arrivare anche dove non ci sono strade digitali. (AS)


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