Imprese e mercato

Ddl concorrenza: con le grandi catene come andrà a finire Federfarma?

di Carlino Marrone

Dopo il via libera del 10 settembre da parte delle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera al ddl Concorrenza, il destino del provvedimento - ora all'esame dell'Aula di Montecitorio - sembra avviato a concludersi, almeno per quanto riguarda il settore delle farmacie, così come in molti avevano da tempo previsto, con la sostanziale conservazione del sistema di regole vigenti. Due sole le novità, introdotte dal Governo nel testo approvato a febbraio e sicuramente formidabili: l'ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie e la possibilità, con l'abolizione del limite di quattro farmacie in capo a un unico soggetto, di dare vita a catene di farmacie sul territorio nazionale.

In sede di discussione generale in Aula, in verità, è tornata in ballo anche la questione della fascia C, la cui fuoriuscita dalla farmacia è sembrata essere, se non l'unico, perlomeno il principale problema di Federfarma, il sindacato delle farmacie private che proprio sul mantenimento dei farmaci con obbligo di ricetta in farmacia ha concentrato impegno ed energie negli ultimi mesi, dando invece l'impressione di non preoccuparsi più di tanto
per l'arrivo del capitale, che pure è una linea di cesura tra quello che era e ancora è il retail farmaceutico in Italia, e quello che invece inevitabilmente sarà: non esiste infatti un solo settore che, dopo l'ingresso del capitale, non abbia subito trasformazioni anche radicali.
Anche a tener conto delle specificità di un'attività che unisce alla dimensione commerciale quella professionale-sanitaria, la farmacia - c'è da giurarci - non sarà più quella che era. Ma cambierà anche, e molto, il mondo della rappresentanza delle farmacie e le modalità di interlocuzione tra queste e le istituzioni, Regioni in testa.

Al riguardo, c'è anche chi scommette fin d'ora sul fatto che la lunga stagione di egemonia della Federfarma sia destinata a subire un violento scossone, che a giudizio di qualche osservatore arriverà indipendentemente dalle modifiche che il sindacato dovrà necessariamente apportare al suo statuto e che, a quanto risulta, sarebbero già in cantiere. Una norma riferita alla rappresentanza delle farmacie gestite in società, peraltro, è già da tempo inserita nel quadro delle regole interne del sindacato, ma sono in molti a dubitare che così come è possa bastare.

L'ingresso delle società di capitale, per gli assetti del sindacato, sarà con ogni probabilità dirompente: l'arrivo di nuovi soggetti “forti” finirà infatti per radicalizzare difficoltà e spaccature già presenti e percepibili oggi, solo che si sollevi appena la coperta della “unitarietà” del sindacato.

Tra le farmacie rurali che operano nelle località più disagiate e meno abitate e che - per la inesorabile, continua e ormai rilevante contrazione dei fatturati Ssn registrata negli ultimi dieci anni - hanno serie e oggettive difficoltà a far quadrare i conti, stante la scarsa incidenza della componente commerciale, e le farmacie che operano invece in altri contesti, come quelli urbani, decisamente più favorevoli, esiste ovviamente un ampio sostrato di interessi e di realtà in comune, ma anche un profonda differenza di bisogni, priorità, aspettative e prospettive.

Una situazione che l'ingresso del capitale potrebbe ulteriormente accentuare, acuendo le divaricazioni e rendendo molto più problematica la convivenza di grandi e piccole farmacie sotto un unico tetto. Soprattutto se - c'è chi lo teme - le società di capitale, una volta penetrate all'interno della rete distributiva in posizioni inevitabilmente di forza, grazie alla costituzione di catene, penetrino anche dentro il sindacato e finiscano per controllarne (o comunque condizionarne) scelte e politica.

Ma c'è chi va ancora oltre e teme molto più semplicemente che le catene, del sindacato delle farmacie private, neppure se ne preoccuperanno, cercando invece altre strade, più dirette, per interloquire con le istituzioni e tutelare in forma autonoma il proprio business.
Nonostante la “ragion di Stato” sindacale induca alla cautela e suggerisca, per ragioni di opportunità e convenienza, di relegarle nella sfera del non detto, queste sono le preoccupazioni che agitano non solo le notti ma anche i giorni di molti titolari di farmacia, dirigenti sindacali compresi.

Non appena il ddl Concorrenza riceverà il via libera definitiva a Montecitorio, fascia C o non fascia C, la questione finirà però per saltare fuori, dando voce al dissenso di chi lamenta l'inadeguatezza di una strategia sindacale interamente votata a chiudere ogni spiffero per impedire che dalla farmacia uscissero i farmaci con ricetta della fascia C e incapace di accorgersi che era rimasta spalancata la porta da cui, senza alcuna resistenza, sono entrate le società di capitale. E insieme a loro, probabilmente, l'inizio di una nuova storia per le farmacie, i farmacisti e le loro organizzazioni di rappresentanza.


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