Imprese e mercato

Alimentazione e conflitti di interesse oltre “i mulini bianchi”

di Luca De Fiore (Associazione Alessandro Liberati-Network Italiano Cochrane- www.associali.it)

La vita? Una parentesi tra episodi condizionati da conflitti di interesse in campo nutrizionale: dall'allattamento artificiale del neonato “caldamente consigliato” da qualche medico pediatra alla idratazione e nutrizione artificiale nel fine vita. Una visione un po' radicale, d'accordo: fortunatamente si tratta di eccezioni ma è utile tenere sempre presente i tanti elementi che intervengono nell'orientare la ricerca, l'informazione e le decisioni che riguardano le abitudini alimentari e la nutrizione umana. Non a caso, la comunicazione pubblicitaria in campo alimentare fa leva sulla nostalgia, di mulini bianchi, colazioni tranquille consumate da famiglie sorridenti intorno ad una tavola imbandita: lasciamo da parte la visione nostalgica dei beatlesiani “Strawberry Fields Forever” e accostiamoci ad un ambito attraversato da molti interessi e assai rilevanti. Spesso poco considerati perché si parla quasi soltanto dell'influenza delle industrie farmaceutiche sulla medicina di oggi e sulla nostra salute di cittadini: osservare ciò che avviene nel campo dell'alimentazione ci aiuta a capire come l'espressione conflitti di interesse debba comprendere anche l'operato di aziende o consorzi industriali estranei al mondo farmaceutico. Come Associazione Alessandro Liberati – Network Italiano Cochrane abbiamo voluto dedicare a questo argomento – giovedì 29 ottobre alle 14 - una sessione del congresso nazionale di Epidemiologia che sta per aprirsi a Milano all'università Bicocca.

Vittime di noi stessi
Un passo in più e arriviamo a dire che a tavola siamo vittime dei nostri stessi conflitti. C'è chi – nell'era della gastrocrazia (così la chiama Guia Soncini nel piccolo libro La repubblica dei cuochi - Il Mulino, 2015) è ossessionato dal culto degli chef e, fresco dell'ultima puntata televisiva, decide di osare “impiattando” per gli amici una patatina fritta sormontata da un gambero di fiume. All'opposto, coloro che – nell'età delle intolleranze e degli integralismi (non solo religiosi) – rinunciano ad una serie di alimenti sulla base di improbabili selezioni proposte da specialisti improvvisati. Potremmo continuare con fondamentalisti di ogni genere: dai patiti del chilometro zero a chi non assaggia nulla che non sia crudo.

Tanto siamo ossessionati dal cibo, quanto meno tempo trascorriamo in cucina e, prima di tutto, al mercato. Anche per questo dimentichiamo che la “dieta” è un modo di essere e non semplicemente di mangiare. La dieta mediterranea non è solo olio d'oliva, pomodoro e pesce azzurro perché il mediterraneo è mare e montagna, saraghi e capre e soprattutto aveva un tempo una cornice fatta da sentieri da percorrere a piedi ed erbe da cogliere chinati sul terreno. La mediterraneità l'abbiamo persa con le certezze rassicuranti raccontate da chi sostiene di avere in mano la “scienza dell'alimentazione”, troppo spesso fondata su ricerche poco plausibili tanto concentrate sui singoli nutrienti quanto disattente al rischio di confondimento in studi osservazionali campati per aria. La polemica sulle linee-guida nutrizionali statunitensi – che vede protagonista la giornalista Nina Teicholz, autrice di una Analysis fortemente critica uscita su The BMJ, e la medicina accademica – è illuminante anche di quanto sia seducente non farsi domande che possano mettere in discussione la “cultura prevalente”, che è attualmente quella che privilegia l'alimentazione vegetariana, il rifiuto dei grassi, l'abbandono del consumo di carne. Sono questioni più complesse di quanto i titoli di giornale e le dichiarazioni di “esperti” colte al volo vogliano far credere: ad … alimentare equivoci, scorciatoie, semplificazioni e conflitti di interesse è soprattutto una ricerca di cattiva qualità.
Integrità dovrebbe essere la parola chiave: integrità come capacità di affrontare i problemi in modo comprensivo e come determinazione a proteggersi dagli interessi conflittuali. Altrimenti, di destrutturata continueremo ad avere sia la cucina sia la conoscenza.


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