Imprese e mercato

Assobiomedica: dalla manovra un conto di 5 miliardi alle imprese

di Ernesto Diffidenti

«Per effetto delle ultime due Leggi di stabilità, con la rinegoziazione dei contratti e il payback, stimiamo che le nostre imprese dovrebbero contribuire a risanare la spesa sanitaria in dispositivi medici per circa 5 miliardi di euro in cinque anni. È evidente, quindi, che queste riduzioni di spesa si tradurranno in pesanti tagli occupazionali, che stimiamo intorno ai 10mila posti di lavoro, ma soprattutto comporteranno minori servizi e basso tasso d'innovazione offerti al Servizio sanitario nazionale, compromettendo in modo evidente la quantità e la qualità dell'assistenza sanitaria». Lo ha spiegato Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica, nel corso dell'Assemblea dell'associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di dispositivi medici, in corso a Roma presso Palazzo Wedekind.

La spesa pro-capite in dispositivi medici in Italia risulta già oggi il 15% più bassa della media europea. «E le misure previste per il settore - spiega Boggio - non faranno che aggravare la situazione, disincentivando le imprese a restare nel nostro Paese. Abbiamo registrato un calo degli investimenti esteri in ricerca e innovazione del 51% in quattro anni. Investimenti che avremmo invece bisogno di attrarre per valorizzare la ricerca medico-scientifica presente in Italia e per rendere la nostra Sanità e il Paese attrattivi».

«Molti amministratori – ha aggiunto Boggio - non hanno ancora chiaro che le moderne tecnologie mediche, se acquistate in modo appropriato e con una pianificazione sanitaria a monte, fanno risparmiare. Introdurre dispositivi medici di ultima generazione riduce i tempi di ospedalizzazione del paziente così come integrare i servizi con l'assistenza domiciliare fa risparmiare sui costi di gestione e del personale. Imporre invece acquisti centralizzati al massimo ribasso e tetti di spesa a livelli inconcepibili, rispettati oggi solo da 4 regioni su 21, non fanno altro che avallare modalità di gestione della spesa poco strategiche, che non guardano a un miglioramento né del Servizio sanitario né del trattamento del paziente».

Insomma, per Assobiomedica la realizzazione di un efficiente Ssn passa attraverso un'accelerazione del progresso tecnologico del settore, «che non può quindi essere compresso da logiche di tagli lineari, che guardino unicamente al risparmio e a far quadrare i bilanci». D’altra parte, già oggi, la spesa in dispositivi medici incide circa del 5,2% sulla spesa sanitaria, cifra nettamente inferiore rispetto agli altri paesi europei.

Servono, dunque, secondo Assobiomedica interventi mirati all'efficienza e all'appropriatezza del sistema che introducano percorsi diagnostico-terapeutici per la gestione dei pazienti, un piano nazionale per combattere le infezioni ospedaliere, interventi di appropriatezza diagnostica e specialistica. In questo modo «si sarebbero risparmiati quasi 2 miliardi l'anno, le stesse risorse tagliate in modo lineare con un vantaggio in termini di prestazioni e di competitività sia per i cittadini che per l'industria».

Assobiomedica è convinta che la via da percorrere per utilizzare al meglio le risorse a disposizione in aanità sia quella di una seria valutazione clinicoeconomica delle tecnologie mediche, utilizzando la metodologia, già adottata in altri paesi, dell'Hta (Health technology assessment). «Ben venga quindi - ha detto Boggio - la cabina di regia che il Patto per la Salute ha istituito e che dovrebbe garantire attraverso il coordinamento centrale proprio questa ottimizzazione delle attività».

Inoltre occorre definire un governo dell'innovazione che consenta alle nuove tecnologie di entrare sul mercato «in modo tempestivo, appropriato e sostenibile a beneficio dei pazienti» e centralizzare sì ma «nel massimo rispetto della concorrenza, nella massima considerazione della qualità dei prodotti e alla personalizzazione delle cure, considerando una durata massima di fornitura di 3 anni per consentire l'accesso dell'innovazione, coinvolgendo il mondo medico-scientifico a seconda delle specifiche competenze per categorie merceologiche, considerando la specificità dei prodotti e dei servizi di assistenza tecnica, di manutenzione e di formazione del personale medico-sanitario, nonché della logistica nella fornitura».


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