Imprese e mercato

L’Italia della spesa out of pocket: 608 euro a testa in Lombardia contro 245 in Sicilia. Fondo Est: largo al secondo pilastro

di R.Tu.

Ben 608 euro in media pro capite in Lombardia, 581 in Emilia Romagna, 551 in Piemonte, Veneto e Friuli. Contro i 245 in Sicilia, 263 in Campania e 273 in Calabria. Sono tanto per cambiare le due Italie della Salute. Dove il moloch della spesa sanitaria privata ha raggiunto quota 30 mld di euro, il 22% dell'intera spesa sanitaria nazionale, ma c'è chi spende di più di tasca propria per pagarsi le cure privatamente, e chi invece non può permetterselo. E anche per questo rinuncia alle cure. Col difetto tutto italiano appunto che la spesa “intermediata” tra Fondi integratici-sostituivi e polizze assicurative, è tra le più basse d'Europa.

È da questa evidenza che oggi, al convegno del Fondo Est (assistenza sanitaria integrativa di commercio, turismo, servizi e settori affini) su «Il futuro dell'assistenza sanitaria integrativa», è stata fotografata la realtà e l'anomalia tutta italiana delle cure per la salute. Un modo, appunto, per rilanciare il cosiddetto “secondo pilastro” che stenta a decollare. Quando invece ce ne sarebbe molto, se non assolto bisogno, sostengono gli organizzatori. Supportata dall'analisi effettuata da uno studio realizzato per l'occasione da un pool di esperti docenti universitari: Albina Candian dell'Università statale di Milano, Sergio Paci dell'Università Bocconi di Milano, Elio Borgonovi della Bocconi, Fabio Marchetti della Luiss.
«La spesa sanitaria privata si caratterizza in Italia per un basso livello di intermediazione, fattore che incide maggiormente sulle famiglie a basso reddito che, vedendo ridursi la propria capacità economica, si trovano oggi nella drammatica condizione di dover rinunciare alle cure mediche. Insomma, un vero e proprio elemento di squilibrio sociale. È per questo che occorre facilitare la diffusione e l'utilizzo dei soggetti di intermediazione della spesa sanitaria privata, per sgravare in maniera significativa le famiglie da oneri economici sempre più difficilmente sostenibili. Questo vorrebbe dire contrastare il fenomeno della “rinuncia alle cure” e favorire un più equo accesso alla tutela della propria salute in maniera indipendente dallo sviluppo economico delle singole regioni», ha dichiarato Giovanni Pirulli, vicepresidente di Fondo Est.

Le anomalie della spesa privata
L'andamento della spesa sanitaria italiana negli ultimi anni è stat oscillante: nel 2004 ammontava a circa 119 miliardi di euro, ed è andata crescendo fino al 2011 quando arrivò a circa 146 miliardi di euro. Dal 2011 in avanti, per effetto dei tagli e della contrazione conseguente alla crisi economica, la spesa sanitaria complessiva è andata lievemente riducendosi, attestandosi nel 2013 intorno ai 144 miliardi di euro, suddivisi tra spesa sanitaria pubblica (78%) e spesa sanitaria privata (22%).
Oggi, il dato sulla spesa sanitaria privata appare in linea con la media OECD e vicino a paesi come Francia, Germania e Regno Unito, nei quali la spesa sanitaria privata si attesta tra il 18% e il 22% del totale (anche se da noi buona parte della spesa è – come evidenziato – “out of pocket”).

Secondo pilastro senza rete
«Purtroppo, in Italia poco è stato fatto finora per incentivare lo sviluppo ed il consolidamento dei due pilastri di sostegno a quello principale rappresentato dalla sanità pubblica. I Fondi Sanitari integrativi non profit – ha detto Pirulli - rappresentano in questo quadro il punto di riferimento principale a cui ispirarsi: le imprese di assicurazione, infatti, devono remunerare il proprio capitale, confrontarsi con il mercato, adottare una serie di cautele che consentano di disciplinare l'accesso alla copertura e il suo contenuto. L'aggregazione offerta dai Fondi consente di sfruttare appieno il principio di mutualità e di dare attuazione a forme di solidarietà economica contrattualizzata. Tutti finanziano con identico importo un fondo comune, ma solo alcuni, i danneggiati, vengono rimborsati con le risorse accantonate. In questo modo tutti sono coperti e protetti dal punto di vista finanziario. L'aggregazione e il beneficio di mutualità che ne consegue, è quindi uno strumento molto valido per fronteggiare i rischi a costi contenuti e comunque commisurati al danno complessivo».


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