Imprese e mercato

Omega 3, Aiipa: «Con un consumo più diffuso di integratori risparmi per 1,3 mld»

di Alessandro Colombo (presidente di Integratori Italia - Aiipa-Associazione italiana industrie prodotti alimentari)

Il mercato degli integratori in Italia è una realtà oggi molto importante: nel nostro Paese, 8 persone su 10 fanno uso di integratori, per mantenere il proprio stato di benessere in diverse fasi della vita. Una vita che, in media, diventa sempre più lunga: secondo un recente studio dell'Istat, l'Italia è infatti il Paese Ue con l'età media più alta (44,4 anni) e con il record di ultrasessantacinquenni (21.2%) e di ultraottantacinquenni (3%). Non solo: è aumentata anche l'aspettativa di vita, sia per gli uomini (83 anni) che per le donne (87 anni).

Tuttavia, a fronte di questi dati, gli “anni attesi di buona salute”, a 65 anni sono solo 10 per gli uomini, e solo 13 per le donne, mentre a quella età diventano sempre più frequenti le ospedalizzazioni causate da patologie croniche ad elevato impatto socio-economico, come quelle cardiovascolari, metaboliche e tumorali. Oltre la soglia dei 65 anni, infatti, come emerge anche dal Rapporto OsMed del 2014 di Aifa, la spesa farmaceutica del Ssn per ogni individuo è superiore di oltre sei volte rispetto alla spesa sostenuta per le fasce d'età inferiori.

Per questo negli ultimi anni alcuni studi hanno iniziato a simulare il possibile risparmio economico legato all'utilizzo di alcune sostanze nutritive - a scopo preventivo - presenti abitualmente negli integratori, in popolazioni con più di 55 anni.

Ne è un esempio importante il recentissimo studio “Il risparmio sulla spesa sanitaria degli integratori alimentari di Omega 3 nell'Unione Europea” realizzato dall'istituto di ricerca e consulenza Frost & Sullivan e commissionato da Food Supplements Europe (Associazione europea alla quale aderisce Integratori Italia).

Sulla base di pubblicazioni e dati ufficiali, i ricercatori hanno studiato i benefici economici del consumo di integratori alimentari di Omega 3 EPA + DHA fra gli individui over 55, gruppo demografico pari a 157,6 milioni di persone nella popolazione europea (il 31% del totale), considerato a più alto rischio di sviluppare nel tempo patologie cardiovascolari (CVD).

I risultati hanno evidenziato che un consumo regolare di integratori alimentari di Omega 3 in questa fascia di popolazione può ridurre il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, determinando un risparmio ai sistemi sanitari europei di quasi 13 miliardi di euro l'anno per minori ospedalizzazioni.

Complessivamente, si stima che nell’Ue, fra il 2016 e il 2020, il 24% della popolazione over 55 (cioè 38,4 milioni di persone) sia a rischio di eventi cardiovascolari con relativa ospedalizzazione, condizione il cui costo, nei 5 anni considerati, è pari a 34.637 euro per evento, per un totale di 1.328 miliardi.

La simulazione indica che un consumo giornaliero di un integratore a base di 1.0 g di olio di pesce con Omega 3 EPA + DHA (quantitativo difficilmente raggiungibile anche con una alimentazione ricca di cibi contenenti omega 3 come il pesce e la frutta secca ) negli individui over 55 si tradurrebbe in oltre 1,5 milioni di ricoveri per eventi cardiovascolari in meno in tutta l'Ue da adesso fino al 2020, generando un risparmio totale di 64,5 miliardi di euro per minori ospedalizzazioni, pari a 12,9 miliardi l'anno. Detraendo i costi per l'acquisto degli integratori di omega 3, il risparmio netto ammonterebbe a circa 7,3 miliardi di euro/anno.

In Italia l'utilizzo di 1.0 g di olio di pesce con Omega 3 EPA + DHA nella popolazione over 55 si tradurrebbe in un risparmio per minori ospedalizzazioni di oltre 1,3 miliardi di euro l'anno (oltre 720 milioni di risparmio netti/anno , detraendo i costi degli integratori di omega 3).

Riteniamo importante che questo nuovo concetto di “prevenzione primaria” per patologie croniche con l'uso di specifici integratori venga diffuso a livello europeo e nazionale perché potrebbe essere in grado di generare un impatto positivo sulla salute delle persone, riducendo nel contempo significativamente il peso della spesa sui sistemi sanitari.

Come sono stati raccolti ed elaborati i dati per la ricerca di F&S
Per comprendere l'effetto preventivo dell'uso di integratori alimentari di omega 3 al verificarsi di un evento CVD è stato utilizzato un approccio di revisione sistematica a effetti casuali. Sono state condotte ricerche sulla letteratura e sono stati individuati 18 studi randomizzati controllati (RCT) che testavano la presenza di una relazione fra l'assunzione di omega 3 EPA + DHA e la riduzione di un evento CVD. I risultati dello studio sono stati aggregati ed è stata evidenziata una diminuzione relativa di rischio prevista, di seguito usata come input per il modello di uno scenario economico teorico che ha determinato la differenza fra costi e benefici che i policy maker della sanità in Ue potrebbero aspettarsi se tutta la popolazione target (over 55) assumesse giornalmente 1 grammo di omega 3.

In conclusione, gli elementi emersi dallo studio indicano come gli integratori a base di Omega 3 potrebbero contribuire non solo a migliorare lo stato di salute di soggetti in età a rischio di sviluppare eventi cardiovascolari, ma anche a ridurre la spesa sanitaria pubblica e l'impatto sociale che questa malattia comporta.

Per questo Integratori Italia è impegnata nella costruzione di un ambiente favorevole allo sviluppo del mercato degli integratori alimentari, non solo come strumenti di mantenimento del benessere (in associazione ad una dieta equilibrata e varia e nel rispetto di uno stile di vita salutare), ma anche promuovendo il loro possibile ruolo positivo nel prevenire alcune patologie croniche e ridurre i costi della sanità pubblica. Auspichiamo nel nostro Paese l'apertura di un Tavolo di lavoro pubblico privato per un'analisi approfondita finalizzata alla realizzazione di un piano di intervento educativo nazionale, che dovrebbe focalizzarsi sia sul corretto stile di vita, sia sull'integrazione di quelle sostanze con comprovata efficacia di prevenzione primaria in particolari segmenti di popolazione a rischio.

Il report Frost & Sullivan rappresenta per il nostro sistema sanitario uno stimolo e una riflessione per un ulteriore passo avanti in questa direzione.


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