Imprese e mercato

Rapporto Nomisma: generici, ricavi a +42%, ma spesa ospedaliera bassa

«Il panorama industriale dei farmaci generici è ancora robusto: le imprese sono in crescita negli ultimi 5 anni in termini di ricavi (+42%), valore aggiunto (+28,4%), numero di dipendenti (+12,6%), retribuzioni (+26%) e investimenti materiali e immateriali (+5,6% e + 65,8%), con performance nettamente superiori rispetto alla media dell'industria farmaceutica» è quanto emerge dal secondo rapporto Nomisma sul sistema dei farmaci generici realizzato per Assogenerici, che fa il punto su numeri, tendenze e prospettive di policy sull’industria dei generici in Italia.
All'interno del comparto permangono però delle debolezze strutturali: le aziende di farmaci generici faticano ad espandersi nel mercato di classe A (farmaci rimborsabili), dove detengono una quota di mercato a valore che è rimasta stabile negli ultimi tre anni (29%). Nella classe di mercato C (farmaci non rimborsabili), conquistano quote con lentezza (7,8% nel 2015), mentre nel comparto ospedaliero conquistano quote di mercato rispetto agli originator, ma in una condizione di forte pressione sui prezzi.
I farmaci non più coperti da brevetto rappresentano nel 2015 il 27% delle dosi consumate dalle strutture sanitarie pubbliche, ma a livello di valore incidono solo per il 2,1% della spesa, riflettendo così sia l'enorme divario di prezzo con i farmaci innovativi sia la costante pressione sui prezzi alla quale i farmaci a brevetto scaduto sono sottoposti tramite le procedure di gara ospedaliere.
All'interno della componente ospedaliera della spesa, i farmaci generici rappresentano meno di un quarto (22,4%) del valore totale dei farmaci a brevetto scaduto, percentuale in aumento, ma ancora inferiore rispetto a quella relativa ai volumi, a segnalare un prezzo unitario medio certamente più basso per i farmaci generici rispetto agli altri farmaci a brevetto scaduto.
I dati originali sulle gare ospedaliere in Italia, per la prima volta disponibili grazie a una collaborazione con Ihs, hanno permesso un’analisi mai condotta in precedenza. Dal punto di vista puramente descrittivo, negli ultimi anni è andato diminuendo il numero di lotti banditi (da 11.658 nel 2013 a 6.996 nel 2015) ed è avvenuto un cambiamento significativo nella tipologia di procedure utilizzate: nel 2011 il 73,8% dei lotti era bandito attraverso una procedura aperta e solo il 22% attraverso sistemi dinamici di acquisto (Sda); nel 2015 la maggior parte dei lotti è ormai bandita attraverso Sda (78,6%) e solo il 7,5% attraverso procedura aperta, mentre il restante (13,9%) attraverso procedura negoziata pubblicata.
Dal punto di vista della partecipazione delle imprese, due sono i dati significativi: innanzitutto, si conferma un elevato livello di lotti deserti: nella media 2010-2014 questo fenomeno ha riguardato circa il 20% dei lotti, salendo al 27% nel 2015.
In secondo luogo, il tasso di partecipazione alle gare ospedaliere da parte delle imprese è andato calando negli ultimi 5 anni, in particolare rispetto ai medicinali usciti dalla scadenza brevettuale da più tempo. Entrambi questi elementi segnalano il rischio di un'eccessiva pressione sui prezzi, con conseguente rischio di indebolimento della concorrenza e di rischi di interruzione delle forniture.
Permane inoltre la problematica legata al payback ospedaliero. Al di là del continuo contenzioso legale giocato attorno alla metodologia di calcolo del ripiano, occorre urgentemente individuare modalità che rendano sostenibili la spesa ospedaliera senza gravare ulteriormente sulle imprese di generici, che sono quelle che garantiscono in origine gran parte del risparmio nell'acquisto dei farmaci.
Come sottolinea Federico Fontolan di Nomisma «il sistema delle gare ospedaliere è stato molto efficiente nel contenere i costi, ma si trova adesso in una situazione in cui il peso per le imprese inizia ad essere difficilmente sostenibile, mettendo a rischio la sostenibilità dell'intero sistema. Per questo ogni intervento futuro dovrà essere calibrato nell'ottica della sostenibilità industriale per le imprese operanti nel comparto ospedaliero, che più di ogni altra sono sottoposte alla pressione dei prezzi. Gli interventi sul sistema farmaceutico non possono (più) essere guidati solamente da un approccio di contenimento dei costi. È necessario che ogni politica e ogni cambiamento delle regole sia orientato verso un'ottica economica di più ampio respiro, che tenga conto non solo degli effetti di breve termini sui bilanci pubblici, ma anche quelli di medio e lungo termine che derivano dalla crescita del tessuto industriale e produttivo».


© RIPRODUZIONE RISERVATA