Imprese e mercato

L'omeopatia va in serie A?

di Giovanni Gorga (presidente Omeoimprese)

Dal 31 dicembre 2018, ogni farmaco omeopatico in commercio, dovrà avere l'Aic, ossia l'Autorizzazione all'immissione in commercio. Esattamente come è richiesto a tutti i farmaci allopatici. Un traguardo frutto di battaglie per la regolamentazione di un settore ancora poco considerato dalle Istituzioni nostrane, ma ben normato a livello internazionale, e che registra crescenti, costanti, sostenitori fra gli italiani. Sono 8 milioni, per la precisione, le persone che nel nostro Paese si curano con l'omeopatia, come ci dimostra un sondaggio condotto nel marzo 2016 da Emg Acqua per conto di Omeoimprese.

Il settore, nonostante i numerosi detrattori, gode di buona salute. L'introduzione dell'Aic , unitamente alla richiesta di Aifa di produrre entro giugno 2017 complessi dossier di registrazione, che saranno poi valutati entro il dicembre 2018, da un lato mette alle strette i produttori, chiedendo investimenti nuovi e onerosi, dall'altro apre il mercato all'immissione di nuovi farmaci. Fino ad oggi infatti, i prodotti che i pazienti trovano in farmacia godono di un Autorizzazione del Ministero della Salute che risale al 1995 e che periodicamente veniva rinnovata. Nulla a che vedere con le nuove norme che prevedono un processo di registrazione molto complesso.

Quindi da oggi non si parla più di prodotto, rimedio o altro, bensì di “farmaco” vero e proprio. Il momento, quindi, è davvero storico per il settore con farmaci omeopatici e allopatici trattati, almeno dal punto di vista procedurale allo stesso modo: ciò detto, è bene però ricordare che il processo implica costi, tutt'altro che marginali, per i produttori.

Si stima da un censimento interno ad Omeoimprese che degli attuali circa 13.000 medicinali attualmente in commercio ne resteranno sul mercato non più di 5.000/6.000 con inevitabili conseguenze su pazienti, medici e farmacisti, i quali vedranno ridursi il proprio ventaglio terapeutico. La redazione dei dossier, infatti, è una operazione molto complessa, inoltre nuova, e molto onerosa in termini di risorse economiche e di tempo se si considera che le trenta aziende del settore hanno un fatturato che di media non raggiunge i 9 milioni di euro ciascuna. Ogni azienda, quindi, dovrà rimettere mano ai propri listini e ridurre il numero di medicinali che terrà in commercio. Unico aspetto positivo di questo processo di regolamentazione è l'opportunità che all'estero si apre per il comparto italiano che, è bene sapere, rappresenta il terzo mercato in Europa dopo Francia e Germania.

Ottenere dall'Agenzia italiana del farmaco l'Aic per i medicinali omeopatici consentirà alle aziende di incrementare le esportazioni con l'estero, cosa fino ad oggi impossibile in quanto molto spesso viene richiesto che il medicinale da esportare sia stato registrato presso il proprio Paese.

Per ridare ossigeno al comparto, quindi, servirebbe una maggiore informazione e attenzione da parte del Ministero della Salute. I medici che prescrivono o consigliano l'uso di farmaci omeopatici (che sono sempre interamente a carico del paziente) sono oltre 20mila.

Nonostante ciò, l'omeopatia, per molti accademici, resta un tabù nonostante sia parificata alle medicine tradizionali dall'Oms e dalla Fnom Ceo. Passi avanti ne abbiamo fatti. Come Omeoimprese, anche grazie alla collaborazione con le Istituzioni di riferimento, in primis Aifa, continueremo a lavorare per una percezione corretta della disciplina omeopatica che dev'essere sempre più uno strumento di cura complementare a disposizione dei medici e dei farmacisti.


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