Imprese e mercato

Otc in picchiata: consumi a -3,9%, fatturato a -1,9%

di Roberto Turno

Non c’è influenza che tenga. Nonostante i picchi stagionali di fine autunno-inverno le vendite al bancone dei farmaci di automedicazione hanno subito nel 2016 una forte flessione, la più pesante dal 2012. I mal di stagione, soprattutto da novembre in poi, hanno rallentato la decrescita, ma anche le pillole o altro contro la tosse, la tosse, il mal di gola, tutte le sindromi anti-influenzali, insomma, hanno perso quote di mercato, sia in farmacia che nelle parafarmacie, mentre nella Gdo hanno tenuto, benché si tratti di un mercato di nicchia. A vincere, i compenso, sono stati gli integratori o gli erboristici o gli omeopatici, i prodotti salutistici con “connotazione farmaceutica”, il new deal delle cure senza ricetta fai-da-te.
Eccolo l'annus horribilis dei farmaci da banco. Una fotografia di perdite, quella scattata dal consuntivo di Assosalute (su dati “QuintilesIMS Italia”), l'associazione di Federchimica che rappresenta le aziende del settore. I consumi si sono contratti del 3,9% con poco meno di 292 milioni di confezioni vendute, il fatturato ha perso l'1,9% a quota 2,4 miliardi. Con i farmaci senza obbligo di ricetta – gli Otc, che detengono 1,8 mld di fatturato sul totale del mercato dell'automedicazione – in calo del 4,4% in volumi di confezioni vendute e una perdita dell'1,8% di fatturato sul 2015. Meno peggio è andato il segmento dei prodotti per i quali è consentita la pubblicità – i Sop – in calo del 2,5% per le confezioni vendute e dello 0,7% per fatturato. Ma solo grazie alle buone performance dell'ultimo trimestre dell'anno dei farmaci contro le affezioni dell'apparato respiratorio, con consumi cresciuti nel picco autunno-inizio inverno dell'1,7% e del 3,3% come vendite. Nel complesso il settore ha lasciato sul mercato 11 milioni di confezioni, quelle perdute appunto rispetto al 2015, che per la prima volta da dieci anni scendono sotto i 300 milioni, mentre i fatturati di dieci anni, dal 2007 al 2016, sono crollati del 2,4% in totale.
A fare da contraltare sono i prodotti salutistici “a connotazione farmaceutica” – integratori, erboristici, omeopatici - che invece continuano a beneficiare di buona salute: ler confezioni sono cresciute del 5,1% e le vendite hanno registrato un'impennata del 6,5% in dodici mesi e una crescita dei fatturati del 6,5% con 277 milioni di pezzi venduti e fatturati sopra i 3,8 miliardi. Altra peculiarità del settore è la connotazione dei canali di vendita. La regina dei prodotti da bancone resta la farmacia, che detiene il 92,5% delle vendite dei farmaci da banco. Mentre cresce la Gdo, che però ha volumi e fatturati ancora di piccole dimensioni.
«Il risultato negativo del 2016 conferma un andamento del comparto dell'automedicazione legato alla maggiore o minore incidenza dei malanni di stagione», commenta la Presidente di Federchimica Assosalute Agnès Regnault. «Il comparto fatica a trovare leve di crescita e di sviluppo sul lungo periodo. Tuttavia, la crescita che interessa più in generale l'area del self-care – afferma Agnès Regnault, presidente di Assosalute - sottolinea l'attenzione alla cura e al benessere da parte delle persone. E i farmaci di automedicazione possono avere un ruolo importante nell'accrescere l'autonomia e la consapevolezza nelle scelte relative a farmaci e salute». Ma l'automedicazione, continua Regnault, può essere anche una leva di risparmio per la sanità pubblica: «Una strategia di sviluppo dell'automedicazione può supportare la sostenibilità del sistema sanitario, assicurando ai cittadini strumenti terapeutici sicuri ed efficaci per trattare lievi disturbi di salute».


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