Imprese e mercato

Sigarette elettroniche, la riduzione del danno tra sicurezza e informazione

di Ernesto Diffidenti

Il 65% degli 11 milioni di fumatori ha provato a smettere, senza però riuscirci. E solo lo 0,1% di essi si reca nei Centri antifumo del Servizio sanitario nazionale per cercare una soluzione alla dipendenza. Il tentativo di abbandonare le bionde, inoltre, si riduce all’avanzare dell’età. E’ il quadro emerso da un convegno organizzato da Anafe, l’Associazione nazionale produttori fumo elettronico aderente a Confindustria, in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani al Senato.

«L’offerta della cessazione non è gradita ai fumatori - ha sottolineato - il direttore di Otorinolaringoiatria e Centro Antifumo dell’Ospedale S. Giovanni Bosco di Torino, Fabio Beatrice -: crea una barriera e si rivela una terapia non ricevibile. E questo stallo produce non meno di 70mila morti l’anno. Serve, dunque, una pragmatica azione di contenimento della tossicità del fumo di sigaretta».

Beatrice, dunque, mette in guardia dai rischi di un’impostazione eccessivamente «passiva» nei confronti dei fumatori. «Troppo spesso - ha spiegato - i fumatori appaiono abbandonati, se non ghettizzati, e le proposte presentano una quasi esclusiva attenzione per normative ispirate a principi fiscali e divieti. Ed è anche a causa di questa impostazione che perdiamo una grande chance di aiuto e gli 11 milioni di tabagisti italiani continuano ad ammalarsi».

Ecco perché secondo il responsabile del Centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino occorre «offrire con chiarezza e onestà intellettuale una proposta migliorativa ricevibile. In questo senso, percorrere la strada della riduzione del danno significa agire nel presente creando alleanze secondo una politica di ascolto della parte più debole, i fumatori, e formulando proposte ricevibili e percorribili».

Un esempio da seguire c’è. Ed è quello della Gran Bretagna dove proprio la Public Health England sta per lanciare una campagna rivolta ai fumatori con l’incentivazione all’uso della sigaretta elettronica. Una decisione suffragata dai dati provenienti da oltre Manica: nel Regno Unito quasi 3 milioni di persone utilizzano oggi le e-cig e più della metà ha abbandonato definitivamente il fumo di sigaretta convenzionale. E mentre aumenta il numero di fumatori elettronici, diminuisce quello dei “convenzionali”: dal 21% del 2007 al 15% del 2017. «E’ la combustione la principale responsabile della tossicità delle sigarette - ha spiegato ancora Beatrice -. I fumatori che non sono riusciti a smettere con i metodi tradizionali dovrebbero essere supportati ad utilizzare la sigaretta elettronica, che è del 95% meno tossica della sigaretta normale. D’altra parte, il vero interesse per l’e-cig e i riscaldatori non riguarda esclusivamente un uso medicale nell’ambito del sostegno alla cessazione, ma più semplicemente un processo di sostituzione della sigaretta, con l’obiettivo ultimo di ridurre le malattie fumo correlate e i decessi. Sta ai decisori di oggi – ha concluso – immaginare e pianificare un futuro senza sigarette».

E i decisori, almeno per quanto riguarda i componenti dell’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica, raccolgono l’invito. «I fumatori sono 11 milioni, la politica deve prenderne atto - ha rilevato Ignazio Abrignani, presidente dell’Intergruppo parlamentare per le sigarette elettroniche - per questo con alcuni colleghi abbiamo cercato di fare considerazioni su ciò che si può fare per la salute, cercare di capire esperienze come quella della sigaretta elettronica. Siamo stati i primi a chiedere che venissero incrementati gli studi sulla sigaretta elettronica. Quello che è certo è che fa molto meno male del fumo di
sigaretta tradizionale».

Poi c’è il discorso fiscale, sul quale si dovrà esprimere la Corte costituzionale. «L’aspetto fiscale – ha aggiunto - è senza dubbio centrale. E’ necessaria una tassazione sostenibile, ma è opportuno attendere il pronunciamento della Consulta che dovrà decidere la cornice entro la quale sarà opportuno e giusto muoversi».

Secondo i dati Anafe sono 1,3 milioni gli “svapatori”, cioè gli utilizzatori di sigarette elettroniche. Il 50%, la metà, utilizza solo le ecig. Il dato è in crescita del 25% rispetto al
2016. «Il tema medico scientifico – ha detto Massimiliano Mancini, presidente di Anafe – è strettamente legato al tema fiscale. Attendiamo con rispetto il pronunciamento della Corte Costituzionale. Ma se un prodotto fa meno male deve essere incentivato anzitutto attraverso una tassazione agevolata, legittima sotto il profilo costituzionale, sostenibile e coerente con gli interessi delle aziende che vogliono svilupparsi, fare investimenti e creare occupazione. La filiera industriale è pronta a fare le sua parte. Abbiamo avviato una nuova stagione di confronto con le istituzioni, fatto di dialogo e ascolto reciproco, che auspichiamo ci consenta di raggiungere quei risultati che in passato ci sono stati preclusi».


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