Imprese e mercato

Sanità digitale e ammodernamento del parco tecnologico: due chance possibili

di Marco De Luigi (presidente e amministratore delegato di GE Healthcare Italia)

Migliorare gli esiti clinici per i pazienti, favorire un accesso equo alle cure, affrontare l'aumento delle cronicità indotte dall'invecchiamento, erogare terapie più efficaci ma anche più costose: da tempo si parla delle sfide che la Sanità dovrà affrontare in futuro, tanto che quel futuro è ormai diventato il nostro presente.

Ed è un presente che richiede risposte concrete, che non possono più essere rimandate, perché devono anche garantire la sostenibilità economica del sistema.
La situazione è inoltre destinata a complicarsi. L'ultimo rapporto annuale Istat è impietoso: oggi gli italiani over 65 sono 13 milioni (il 22% della popolazione) e di questi 8 su 10 soffrono di patologie croniche, con un costo sanitario pari a circa 2,8 volte quello medio pro-capite. Da qui a trent'anni, quando i cittadini più anziani supereranno un terzo del totale, il rapporto crescerà fino a 3,5 volte. Sarà quindi sempre più difficile preservare l'equilibrio finanziario di un Sistema Sanitario che, in ossequio all'articolo 32 della Costituzione, tutela la salute come diritto fondamentale ed è ispirato ai nobili valori di universalità, uguaglianza ed equità.

Le sfide della Sanità richiedono risposte articolate, che non possono prescindere dalle formidabili opportunità offerte dall'innovazione: innovazione tecnologica ma anche di processo, organizzativa e di ambito clinico. Innovazione troppo spesso e sorprendentemente temuta come un mero costo, quando è invece il nostro migliore alleato.
Il futuro della Sanità passa per il digitale e pensare che tutto si riduca al fascicolo sanitario del cittadino è riduttivo. L'utilizzo di sensori sulle macchine e sui pazienti consentirà di raccogliere una grande massa di informazioni cliniche, la disponibilità dei dati in cloud agevolerà sempre più l'accesso a competenze remote, lo sviluppo di App dedicate favorirà la consapevolezza dei pazienti. L'applicazione dei sistemi di Industrial Internet – per migliorare la tracciabilità dei trattamenti, il flusso dei pazienti e l'utilizzo delle tecnologie sanitarie – è certamente prefigurabile ed auspicabile anche a livello ospedaliero.
La strada è ancora lunga: oggi esiste già una grande quantità di dati disponibili, che non sono però fruibili in maniera efficace perché eterogenei, non standardizzati, provenienti da fonti diverse ed il cui utilizzo è estremamente limitato da tematiche di privacy o per considerazioni di carattere etico.

Occorre fare rete, mettendo insieme le competenze di tutti gli attori del sistema. L'industria ha sicuramente un ruolo importante da svolgere e GE Healthcare si propone come portatore di competenze ed integratore di soluzioni e tecnologia.

La necessità di liberare le potenzialità ancora inespresse della Sanità digitale si intreccia, nel più breve termine, con quella di diffondere l'adozione di tecnologia consolidata e di provato valore aggiunto, ma ancora indisponibile a larghe fasce della popolazione.

Macchinari obsoleti e investimenti al ralenti
Gli anni del risanamento economico successivi alla crisi del debito pubblico hanno infatti inesorabilmente rallentato gli investimenti e provocato un preoccupante invecchiamento del parco tecnologico installato. Si pensi che, secondo dati Assobiomedica, l'età media dei sistemi di diagnostica per immagini (TAC, Risonanze Magnetiche, Mammografi, …) è superiore a 7 anni, con punte addirittura oltre i 13 anni nel caso di alcune tecnologie.
Ciò significa che un gran numero di apparecchiature ha ormai superato i limiti dell'obsolescenza tecnologica e non è più in grado di soddisfare gli standard di utilizzo: erogare sanità con tecnologia obsoleta è limitante nel risultato clinico, è a volte rischioso per il paziente e per gli stessi operatori sanitari ed è certamente più oneroso in termini di manutenzione e costi di gestione.

Partnership e leva fiscale per svecchiare il parco
Serve una chiara politica per lo svecchiamento del parco installato. Le proposte non mancano: compartecipazione di capitali pubblici e privati, ricorso alla leva fiscale, schemi di “rottamazione dell'usato”, estensione del perimetro del piano nazionale Industria 4.0 allo scopo di consentire l'iper-ammortamento per gli investimenti in sanità. Anche superare l'attuale immobilismo dei sistemi di remunerazione delle prestazioni, seguendo una logica di flessibilità e differenziazione, è ormai una necessità. Remunerare in pari misura esami diagnostici effettuati con tecnologie clinicamente obsolete o con tecnologie moderne non è certo il modo migliore per stimolare il trasferimento tecnologico al territorio ed è un sistema che va corretto.

Il peso delle tecnologie nella cura dei pazienti sta crescendo: governare il fenomeno con politiche di visione ampia che riducano le disparità, favoriscano la qualità e l'accesso alle cure, è condizione necessaria per permettere al nostro Paese di rimanere un importante riferimento nella medicina di eccellenza.


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