Imprese e mercato

Assobiotec: il fatturato vola (+12%) ma le imprese restano micro e sottocapitalizzate

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

Oltre 570 imprese per un fatturato di 11,5 miliardi, cresciuto del 12% nell'ultimo triennio. Non conosce soste la corsa del settore biotech, la leva innovativa su cui scommettono i comparti della sanità, nel quale si concentra il 75% del business e dell'attività, ma anche dell'industria e dell'agroalimentare. A delineare i contorni di un settore potenzialmente in grado di sostenere la sfida a livello internazionale è il Rapporto 2018 «Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures» che Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, ha realizzato in collaborazione con Enea e che è stato presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea nazionale 2018 dell’associazione industriale. Uno sviluppo reale in termine di fatturato ma potenziale a livello di opportunià globali perché le imprese made in Italy scontano ancora un ritardo nella dimensione e nella capitalizzazione.

«C'è una buona produzione scientifica di base - commenta Luca Benatti, componente del comitato di presidenza di Assobiotec - ma dimensioni troppo piccole e che stentano a crescere, un trend positivo che dimostra la vitalità del settore ma su valori di investimenti in ricerca non competitivi».

La grande maggioranza delle imprese biotech italiane (76%), infatti, è costituita da aziende di dimensione micro o piccola con un numero di addetti che sfiora le 13mila unità (+ 17% nelle imprese a capitale italiano) e investimenti in ricerca e sviluppo che superano i 760 milioni (+ 22% tra il 2014 e il 2016).
«Nel corso del 2016 - sottolinea il Rapporto - il 72% delle imprese si è autofinanziata, oltre il 40% ha avuto accesso a grants, il 22% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 6% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital». Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore con un’elevata proiezione sui mercati esteri. La quota di imprese esportatrici (38% nel 2015) risulta in tendenziale aumento negli ultimi anni rilevati ed è pari mediamente a più di una volta e mezza quella del comparto manifatturiero (23% delle imprese nel 2015) e sette volte quella relativa all’industria italiana nel suo complesso, sostanzialmente ferma a poco meno del 5%.

«Il settore quindi sembra pronto ad offrire grandi opportunità al Paese - continua Benatti - ma al tempo stesso ha urgente bisogno di una strategia nazionale di medio-lungo periodo a favore di innovazione e ricerca, un piano fatto di misure stabili nel tempo e che preveda una governance certa, efficace e centralizzata». Una miscela di misura che consentirebbe alle aziende di superare il gap della dimensione «ma anche attrarre investimenti dall'estero sia di capitale che industrali».

La Lombardia si conferma la prima regione in Italia per numero di imprese (162 pari al 28% del totale), investimenti in R&S (23% del totale) e fatturato biotech (32% del totale). Seguono Lazio (58) ed Emilia Romagna (57) per numero di imprese. Guardando invece agli investimenti in R&S, dopo la Lombardia è la Toscana la regione che più investe nel biotech, seguita dal Lazio, delineando in questo modo una mappatura chiara delle aree trainanti del biotech in Italia.

«Grazie alla ricchezza e alla completezza dei dati presentati nel Rapporto 2018 - sottolinea Federico Testa, presidente dell’Enea, siamo riusciti a delineare un quadro che vede il settore delle biotecnologie come trainante in un'economia avanzata come quella italiana, con ulteriori e ampie potenzialità di sviluppo. Il suo ruolo strategico è confermato dalla robusta crescita di tutti i principali indicatori economici in mercati dove la competizione è prevalentemente tecnologica. Ora, il consolidamento della collaborazione con Assobiotec offre all’Enea la possibilità di ampliare lo scambio di conoscenze e di competenze con le imprese che operano in questo settore ad alto contenuto tecnologico».

Biotecnologie per la salute
La fotografia delle imprese di biotecnologie in Italia conferma il primato, già riscontrato nelle precedenti rilevazioni, delle imprese che operano nel settore delle biotecnologie applicate alla salute dell’uomo, che sono 295, rappresentando oltre la metà delle imprese biotech italiane (52%).
Le imprese dedicate alla R&S biotech, che impegnano il 75% o più dei propri costi totali di ricerca in attività biotech, sono 183, di cui 161 a capitale italiano.
Il comparto salute genera una quota preponderante del fatturato, corrispondente a oltre 8 miliardi e mezzo (74% del totale) a fronte di più alti investimenti (91%) e di una maggiore quota di addetti (76%) impiegati in R&S biotech.
Sono 314 i progetti presenti nella pipeline italiana, di cui 80 circa in fase di discovery, 145 in fase di sviluppo preclinico e 90 in sviluppo clinico.
Il biotech italiano investe fortemente su quelle patologie che non trovano ancora risposte terapeutiche adeguate, come quelle in ambito oncologico, o di crescente rilievo clinico ed epidemiologico, anche in relazione al generale invecchiamento della popolazione, come le malattie neurologiche e degenerative. Grandi investimenti sono indirizzati anche verso le malattie infettive e lo sviluppo di vaccini.
Quelli delle malattie rare e delle terapie avanzate sono tra i settori di eccellenza del biotech italiano: da un lato, infatti, la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di malattie rare; dall’altro dei 6 prodotti di terapia avanzata attualmente autorizzati al commercio in EU, ben 3 sono frutto della R&S italiana.

Bioeconomia e biotecnologie per industria e ambiente
Operano nel settore industria e ambiente 162 imprese biotecnologiche, corrispondenti al 28% del totale delle imprese.
Il fatturato del settore sfiora i 2 miliardi di euro, registrando una crescita del 16% per le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano rispetto a quanto rilevato per il 2017.
L’applicazione di queste tecniche può permettere di innovare settori maturi come quelli delle materie prime, della produzione di energia e intermedi, aderendo ai principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale che sono propri della bioeconomia.

Biotecnologie per agricoltura e zootecnia
Il panorama delle imprese che operano nell’area agricoltura e zootecnia in Italia si presenta assai diversificato, sono 50 le imprese censite (9% del totale), tutte caratterizzate da notevole attività di R&S. L’80% delle imprese totali sono classificabili come piccole o micro imprese. Il fatturato del settore sfiora i 900 milioni di euro.
Il 2017 ha visto una significativa apertura della ricerca pubblica italiana, che si sta impegnando in un vasto e ben focalizzato piano di ricerca e sviluppo basato sulle più avanzate biotecnologie applicate al miglioramento genetico vegetale (Plant Breeding Innovation). Questo piano rappresenta un punto di svolta da cui far ripartire l’intera ricerca, soprattutto nella genetica agraria e nel miglioramento varietale, nel contesto di una logica di innovazione che comprende l’integrazione delle scienze della vita con quanto può offrire la prospettiva parallela dell’agricoltura di precisione.

A Francesco Sinigaglia il premio Assobiotec Award
E’ Francesco Sinigaglia il vincitore della XI edizione dell’Assobiotec Award: riconoscimento assegnato alle personalità e/o enti che si sono particolarmente distinti nella promozione dell’innovazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico. L’assegnazione è avvenuta oggi a Roma, nella cornice dell’Assemblea annuale Assobiotec che fa parte di Federchimica. L’Assobiotec Award è stato assegnato a Francesco Sinigaglia, tra l’altro «per il contributo fondamentale, dato insieme ai ricercatori di Anabasis e poi di Dompé, allo sviluppo, all’approvazione a all’immissione in commercio del primo trattamento biotecnologico per la cheratite neurotrofica: rara e invalidante malattia dell’occhio oggi non più orfana di cura e per avere intuito le potenzialità del nerve growth factor: molecola simbolo della ricerca italiana, valsa il premio Nobel a Rita Levi Montalcini».


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