Imprese e mercato
Farmindustria: primi in Europa ma serve una nuova governance
di Ernesto Diffidenti
24 Esclusivo per Sanità24
L'Italia batte la Germania. E' una notizia che fa sempre gola e non solo nel campo calcistico. E' Farmindustria, questa volta, ad annunciare il sorpasso dei blasonati tedeschi, dopo un lungo inseguimento, con una produzione farmaceutica di 31,2 miliardi contro 30. Era il 1978 quando Farmindustria veniva fondata, lo stesso anno in cui nasceva l’assistenza universalistica assicurata dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) e veniva riconosciuta la possibilità di brevettare i farmaci. Ci sono voluti 40 anni, dunque, per costruire una leadership ancorata oggi ad una forte vocazione all'export e a risorse umane qualificate e produttive. Nel corso dell'Assemblea di Farmindustria riunita oggi a Roma, il presidente Massimo Scaccabarozzi, rivendica le conquiste e si volta indietro solo per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo risultato e sottolineare che in questo periodo l’aspettativa di vita degli italiani si è allungata di 10 anni. Rispetto agli anni Ottanta il 64% delle persone riesce a superare le crisi cardiocircolatorie mentre due persone su 3 a cui è diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni (30 anni fa non arrivano a una su tre). Poi, l'attenzione si sposta sul futuro perché bussa alle porte una rivoluzione che porterà 15mila nuovi farmaci a sbarcare sul mercato con una forte innovazione e capacità di cura anche delle malattie più gravi. Partendo da una considerazione: «La spesa farmaceutica procapite – sottolinea – è di 290 euro all’anno, inferiore del 27% alla media dei Big Ue e anche i prezzi sono più bassi del 15% circa rispetto alla media europea». Impossibile tagliare ancora.
Payback e tetti di spesa: è tempo di una nuova governance
Il tema della governance, ossia la riforma dei complicati meccanismi che nel nostro sistema sanitario fissano i prezzi dei farmaci e stabiliscono un tetto di spesa oltre il quale sono le stesse industrie a intervenire (payback), è centrale per garantire la competitività dell’Italia. La posta in gioco è alta. «In cinque anni – sottolinea Scaccabarozzi – le industrie hanno versato 7 miliardi di payback ai quali si sommano 1,3 miliardi di risorse stanziate e non spese». A conti fatti la spesa farmaceutica è cresciuta in termini reali dello 0,3%. Risorse davvero limitate per mettere a bilancio i nuovi farmaci innovativi. Per introdurre questi medicinali e rendere sostenibile il Ssn, secondo Scaccabarozzi, «è inimmaginabile pensare alla revisione del prontuario oppure al ricorso dei biosimilari». Il rischio è che salti il banco «con un grave danno per i cittadini e la capacità di investimento di molte aziende». Farmindustria, dunque, propone un’alleanza alle istituzioni che crei «un modello nuovo di finanziamento basato su un sistema di regole certe e stabili superando la logica dei tetti e sull’uso efficiente di risorse pubbliche che devono essere destinate alla farmaceutica e rimanere nel settore».
Il Governo: pronti a un confronto sulle politiche farmaceutiche
Assente il ministro della Salute, Giulia Grillo, è stato il sottosegretario Maurizio Fugatti ad assicurare gli industriali «che il Governo non è sordo a questo tema». «Vogliamo lavorare – sottolinea - con l'obiettivo di trovare dei meccanismi che attutiscono questo costo che ad oggi è a carico e grava sulle spalle delle aziende farmaceutiche». Il sostegno è assicurato anche dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, secondo cui «le industrie del farmaco devono essere messe in grado di crescere in valore e occupazione anche perché l'Italia, grazie anche a questo settore, è tornata al decimo posto tra i paesi più attrattivi per gli investitori esteri».
Crescono investimenti e occupazione
Scaccabarozzi ascolta con attenzione, sottolinea che il Governo va nella direzione auspicata, e ribadisce la disponibilità a costruire un percorso inedito. «L’industria ha dimostrato sul campo di essere una freccia nell’arco del Sistema Italia. E possiamo ancora esserlo – aggiunge - attraverso una partnership con le istituzioni per risolvere i problemi urgenti e fondare una governance di lungo respiro. Siamo disponibili a contribuire con proposte concrete allo sviluppo del Paese. Come abbiamo sempre fatto. E come vogliamo continuare a fare». I dati confermano le importanti ricadute del sistema industriale sul Paese: maggiore occupazione, soprattutto per i giovani (+10% rispetto alla media nazionale del 3%), più investimenti in ricerca e sviluppo (2,8 miliardi, +3% rispetto al 2016 e +20% dal 2012) che creano valore sul territorio, sinergie con l’indotto e le università e sviluppo degli studi clinici (uno su cinque in Europa è condotto in Italia).
Vaccini: per Mieli e Ricciardi occorre massima vigilanza
Nel corso dell'Assemblea si è parlato anche dei vaccini. Un tema sfiorato nel corso del dibattito animato dall'ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli con il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Pur senza nominarli, Ricciardi ha richiamato i pericoli di scelte superficiali come accadde negli anni Ottanta per gli antibiotici quando fu l'Oms «a dire che ormai i batteri erano stati debellati e che non c'era più bisogno di produrli. L'industria si concentrò su altro e oggi non riusciamo a combattere l'antibiotico resistenza». Più esplicito Mieli: «Vanno respinte affermazioni grossolane sui vaccini. Allentare l'attenzione sulle profilassi mentre si assiste a un notevole flusso migratorio potrebbe innescare una bomba pericolosa». Tira le conclusioni il presidente di Farmindustria: «Mi auguro si attuino delle politiche vaccinali che tengano conto della salute dei cittadini: all'industria del farmaco spetta mettere a punto vaccini sicuri, ma spetta al governo implementare le campagne vaccinali e queste vanno fatte in base alla situazione che vive il Paese. Apprezziamo le parole del ministro della Salute Giulia Grillo sul valore delle vaccinazioni che non lasciano intravedere un pregiudizio di tipo scientifico».
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