Imprese e mercato

Biomedical Valley: il distretto di Mirandola fa pressing sulla revisione delle gare e del payback

di Alessandra Ferretti

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24 Esclusivo per Sanità24

“Dalla tragedia del terremoto dieci anni fa e dalla crisi del Covid, nel distretto biomedicale di Mirandola abbiamo imparato un modo di comportarci: non posso dirvi che le sfide che verranno non saranno pesanti, ma con la forza che esiste in questo distretto, come sempre, vinceremo”. Sono le parole di Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria, intervenuto al workshop “Biomedical Valley 2022” organizzato il 24 giugno 2022 a Mirandola, al quale hanno partecipato le principali imprese del settore sul territorio per celebrare i 60 anni dalla fondazione del distretto. L’incipit, oltre a Marchesini, era affidato anche al sottosegretario al ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, e al presidente della Regione Emilia – Romagna, Stefano Bonaccini.
“Quello mirandolese è stato definito il distretto dei miracoli – ha affermato Marchesini – e non è un appellativo casuale. Negli anni Sessanta questa terra, senza alcun vantaggio infrastrutturale (ancora qualche piccolo problema da risolvere è rimasto), né competenze specialistiche, ha cominciato a raccogliere talenti, esperienze, lavoro e con quel fenomeno che oggi definiremmo di spin-off ha cominciato a crescere. Poi sono arrivate le multinazionali e il distretto è diventato importantissimo”.
“Dopo il terremoto del 2012 - ha proseguito il vicepresidente di Confindustria - si verificò il secondo miracolo. Col Commissario di allora facemmo patti chiarissimi tra lavoratori, imprenditori, sindaci, amministratori regionali, amministrazione civile: le fabbriche hanno ricostruito anche meglio di prima e abbiamo realizzato la legislazione tutti insieme”.
“Due anni fa, poi, è arrivato il Covid – ha continuato - un altro terremoto, per così dire, che tuttavia ha trovato questo distretto pronto a reagire, anche perché nel frattempo si era stabilito un proficuo rapporto tra pubblico e privato. Abbiamo imparato che le cose fatte insieme funzionano, se fatte da soli invece no”.
Portando i saluti e i ringraziamenti da parte del ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, ha riferito: “La filiera della sanità che generalmente viene identificata con i clinici parte in realtà molto prima ovvero dalla formazione e dalla ricerca, e come tale deve essere valorizzata meglio. La ricerca a sua volta porta a brevetti (ricordo che l’Italia è al quarto posto tra i paesi europei per numero di brevetti approvati) e quei brevetti diventano realtà grazie a ciò che si fa nel distretto biomedicale. Solo allora la medicina passa nelle mani dei professionisti sanitari che la esercitano salvando i pazienti”.
E sulla questione dei tagli ai finanziamenti della sanità nel corso degli anni ha aggiunto: “Oltre al PNRR, abbiamo a disposizione anche l’aumento del fondo sanitario nazionale a 128 miliardi di euro a decorrere dal 2024 (con aumento del fondo di 2 miliardi nel 2022, 4 nel 2023 e 6 nel 2024 quando si arriverà a 128 miliardi complessivi, ndr). Ciò significa dare ossigeno al sistema, ottimizzare i percorsi, finanziare meglio i livelli essenziali di assistenza, cercare di arrivare a una medicina personalizzata e, infine - e su questo c’è mio personale impegno - cambiare anche il sistema delle gare”.
E sul tema il sottosegretario ha poi specificato: “Una gara al ribasso oggi non ha più ragione di esistere. Sarà necessario rivedere il meccanismo del cosiddetto payback come già fatto per i farmaci e credo che questo riusciremo a realizzarlo durante questo anno di legislatura. Al momento abbiamo in Senato due decreti legislativi in lavorazione per recepire i regolamenti europei e anche in quel caso cercheremo di avanzare miglioramenti soprattutto nella parte burocratica successiva e di andare incontro alle esigenze di tutte le imprese. Infine, serve un confronto del pubblico col privato senza che il primo tema il secondo, perché quando parliamo di sanità e di salute parliamo di un bene comune a cui tutti devono contribuire”.
A fare il punto sull’economia dell’Emilia - Romagna è intervenuto Stefano Bonaccini: “A fronte di una pandemia sanitaria ed energetica, si sono verificati un calo della produzione e la necessità di cassa integrazione per il personale, non perché non ci sia richiesta di prodotto, ma perché il costo dell’energia, soprattutto per settori così tanto “energetici” a partire da quello delle ceramiche, rischia di mettere a rischio la stessa azienda. Tutto questo accade in un momento in cui l’economia da queste parti stava prendendo un verso formidabile”.
E il presidente della Regione Emilia – Romagna ha proseguito: “Come istituzione possiamo sostenere ciò di cui c’è bisogno, ad esempio, fondi per la ricerca e innovazione. Stiamo attendendo da Bruxelles il via libera non solo ai fondi del PNRR, ma anche a quelli del settennato 2021-2027 della nuova programmazione europea. In questo modo l’Emilia - Romagna passerà da 2,4 miliardi del settennato 2014-2020 a oltre 3,5 miliardi. Appena avremo possibilità pubblicheremo i nuovi bandi soprattutto per la ricerca e l’innovazione”.
E sull’accordo sottoscritto pochi giorni fa col Governatore della Pennsylvania ha concluso: “L’obiettivo era incentivare operazioni di scambi, opportunità, di ricerca, investimenti in quel settore di Life science in cui l’Emilia Romagna, coi suoi poli farmaceutici, col Centro di Medicina Rigenerativa di Modena, coi diversi Irst e col distretto biomedicale, ha qualcosa di importante da dire”.


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