Imprese e mercato

Biotecnologie/ Greco (Assobiotec): settore cruciale, il Governo dia sostegno. Urso: al lavoro su un Piano nazionale e riordino delle testo di legge sulle tecnologie di frontiera. Con Schillaci riordino di istituti e fondazioni

di Radiocor Plus

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Le biotecnologie sono un settore cruciale del tessuto economico italiano e, andando avanti, potranno giocare un ruolo ancora maggiore. Per fare questo occorre puntare sulla formazione e su regole "semplici e stabili", anche per colmare il gap che l'Italia ha rispetto ad altri Paesi. «Non possiamo esimerci dall'avere a che fare con le biotecnologie, dobbiamo decidere se essere utilizzatori o parte di coloro che li sviluppano. Nel 2030 le biotecnologie avranno un peso enorme nell'economia mondiale», ha detto Fabrizio Greco, presidente di Federchimica Assobiotec, aprendo i lavori della conferenza a Milano, nell'ambito dell'assemblea dell'associazione, che è parte di Confindustria e rappresenta imprese e parchi tecnologici e scientifici nel settore delle biotecnologie. Stando ai dati Ocse, per quell'anno saranno biotech l'80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli e il 35% dei prodotti chimici e industriali. «Il settore ha un impatto nella vita delle persone, ma anche un importante valore economico e dobbiamo capire se vogliamo esserne parte», ha detto, citando i dati di una ricerca Ey presentata durante i lavori e secondo cui nel 2028 il mercato biotech a livello globale varrà 1.447 miliardi di euro nel 2028, il triplo rispetto ai 485 del 2020, mentre in Europa, nello stesso periodo, passerà da 137 a 418 miliardi. «Anche da un punto di vista occupazionale le biotecnologie hanno un potenziale enorme di generare indotto e superiore ad altri comparti, visto che ogni occupato nelle aree ad alta tecnologia ne genera altri 5 nei settori dell'indotto (nel manifatturiero il rapporto è 1 a 1,6)», ha spiegato Greco. Per rendere tutto questo «visibile e percorribile, abbiamo immaginato come si possono sviluppare nuove soluzioni biotecnologiche, partendo da un'idea che ha poi un percorso e diventa una soluzione per le persone. Le idee nascono dai giovani e quindi dalla formazione. Servono inoltre regole semplici e stabili, perché è anche su questo che si basano le intenzioni di investimento», ha affermato il presidente dell'associazione.
Per garantire al settore delle biotecnologie ulteriore crescita e sviluppo futuro «il Governo ha un ruolo potenziale fondamentale. Le biotecnologie sono un metasettore, sono abilitanti di settori diversi e coprono aree molto diversificate, quindi serve una regia che tenga i pezzi in linea e faccia in modo che ci sia un flusso. Chi se non il Governo può fare da regista a una serie di iniziative che sono apparentemente distaccate tra loro?», ha considerato Greco, auspicando che il Governo, «guardando al potenziale delle biotecnologie, voglia prendere il ruolo di regia e aiuti a mettere a sistema quello che sta succedendo già in alcune aree. C'è la necessità di inquadrarli in un percorso che consenta di non perderci qualche pezzo». In quest'ottica sarebbe utile avere una strategia nazionale, appunto con un ruolo di coordinamento: questa strategia dovrebbe «identificare le varie stazioni del viaggio e la prima è trovare il modo di fare sì che i giovani entrino in maggior numero nelle facoltà Stem, creando la base che nel tempo servirà a continuare a crescere. Dovrebbe poi aumentare la ricerca pubblica e i fondi dedicati a questa, migliorare i centri di trasferimento tecnologico e ridurre la burocrazia per quanto riguarda l'apertura di nuovi stabilimenti biotecnologici», ha detto Greco. Alleggerire le procedure sarebbe anche utile in un'ottica di attrazione degli investimenti, in particolare quelli esteri: «Molti grandi gruppi hanno esigenza di espandersi in Europa, ma lo hanno fatto in altri Paesi, come Francia, Germania e Irlanda, noi non possiamo continuare a perdere opportunità di investimenti dall'estero, perché con questi si crea un know-how che rimane. Abbiamo quindi bisogno di procedure più snelle per convincere nel breve-medio termine le grandi aziende a mettere in Italia gli stabilimenti e i centri di ricerca e convincerle che abbiamo un tessuto in grado di accoglierli e abbiamo un aspetto amministrativo pubblico che non è un ostacolo e potrebbe essere un vantaggio e abbiamo le competenze per fare funzionare questi sistemi», ha detto Greco. Occorre poi accelerare e rendere più facili le procedure anche per quanto riguarda la messa a terra dei brevetti. «Il brevetto è l'elemento che consente di giustificare economicamente gli sforzi necessari per fare diventare l'idea una soluzione. È una delle prospettive che hanno bisogno di una regia, perché se uno guarda solo un pezzo rischia di vedere solo quello, se non c'è una coerenza alla fine non avrò la possibilità di convincere altri a percorrere la stessa strada, che tutto il mondo sta già percorrendo», ha proseguito Greco.
Urso, a lavoro su piano nazionale settore, obiettivo favorire investimenti. «Ci stiamo confrontando con le associazioni, le principali imprese del settore e con i ministeri coinvolti per elaborare un piano nazionale delle biotecnologie che dovrebbe raccontare in Italia e sul proscenio nazionale cosa può fare il Paese per realizzare un ecosistema favorevole agli investitori, anche stranieri». Così il ministro Adolfo Urso, titolare delle Imprese e del Made in Italy, è intervenuto in videocollegamento alla conferenza a Milano, nell'ambito dell'assemblea di Federchimica Assobiotec. Il ministro ha anche ricordato che è stato insediato, «e non era così scontato, un tavolo nazionale di filiera con il ministro Schillaci sulla farmaceutica e industria biomedicale. Lo abbiamo insediato a marzo e i primi risultati già ci sono». Nel frattempo, «stiamo realizzando un provvedimento legislativo che penso di portare in Consiglio dei ministri a settembre, che affronterà le tecnologie di frontiera, quindi un provvedimento organico sulle tecnologie nel campo delle scienze della vita, meccanica quantistica, intelligenza artificiale e le nuove frontiere tecnologiche», ha detto Urso.
La nuova strategia sarà definita «con una serie di provvedimenti legislativi e piani nazionali, per poi raccontare questa Italia che si è rimessa in cammino con determinazione e decisione. Vogliamo presentarci e presentare la nostra Italia al meglio», ha detto Urso. Il ministro ha anche spiegato che si sta lavorando a un riordino delle fondazioni attive nella ricerca: «Insieme al ministro Schillaci, prevediamo anche un riordino di alcuni istituti e fondazioni, che dobbiamo rendere attivi da subito con le risorse significative che sono state loro destinate. Poi, in quadro più sistemico, metterli in relazione con gli istituti e fondazioni pubblico-private per fare sistema, ciascuna nel campo che competenze», ha detto.
Pnrr utile, ma intercettare anche capitali privati. Il settore delle biotecnologie ha bisogno di investimenti per crescere, a partire dalla ricerca e dalla formazione, e per trovarli bisogna guardare anche al privato. «In Italia abbiamo il Pnrr che ci può aiutare a risolvere alcuni ostacoli, dal trasferimento tecnologico alla ricerca di base. Possiamo avere accesso a risorse pubbliche, ma in questo mondo ci sono più capitali di quanti immaginiamo per le buone idee, ma dobbiamo avere buone idee», ha proseguito Greco, sottolineando che «i grandi fondi che investono in biotecnologie sono mondiali e vanno alla ricerca di idee in tutto il mondo» e spiegando che «dobbiamo quindi essere in grado di intercettarli. Noi abbiamo molte eccellenze, speriamo di farle vedere tutte, sicuramente quella è l'ambizione. Ma il fatto che non tutto sia visibile è parte del gioco, poi possiamo essere più bravi a farne vedere qualcuna in più rispetto agli altri percentualmente, ma è la base quella che conta», ha detto.
Italia più indietro, formazione cruciale per colmare gap. «Abbiamo identificato le stazioni di questo viaggio», ha spiegato ancora Greco, che deve partire da formazione e ricerca, per passare poi per il trasferimento tecnologico, la fase di start-up, produzione e sviluppo, accesso e regole semplici e stabili. «Oggi siamo un po' indietro rispetto alla competizione globale. È un mondo molto articolato e quindi stiamo cercando di individuare le attività da portare avanti affinché, usando una metafora, il Paese sblocchi le stazioni e faccia passare il treno», ha detto Greco, sottolineando che «la parte iniziale deve essere la formazione, perché abbiamo un numero di laureati in Stem inferiore agli altri Paesi europei e delle altre potenze come Stati Uniti e Cina. Le biotecnologie sono un'area strategica e di sicurezza, quindi dobbiamo guardare a questo settore in modo più attenta e sistemica di quanto fatto in passato». Secondo Greco, «negli ultimi anni come Paese abbiamo fatto molti passi avanti, il problema e' che partiamo molto indietro. Cresciamo tanto, ma partendo da una base bassa, quindi in valore assoluto siamo ancora un fanalino di coda. Abbiamo iniziato a intraprendere un percorso di recupero del terreno perso, ma anche gli altri vanno avanti. Quindi dobbiamo accelerare e non possiamo più permetterci di lasciare aspetti scoperti e in questo percorso formazione e ricerca sono il punto di partenza senza il quale non riusciamo a essere veri attori».


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