Imprese e mercato

Farmaceutica in Abruzzo: eccellenza made in Italy

L'Abruzzo è una realtà vincente del settore farmaceutico. Nella regione sono presenti 1.200 addetti, e altri 2.500 tra indotto e beni di largo consumo per la Salute, con investimenti in Ricerca e Sviluppo di oltre 30 milioni di euro nel 2013. E l'incidenza della farmaceutica sull'export hi tech dell'Abruzzo (71%) è nettamente superiore a quella nazionale (54%).Le aziende del farmaco sono presenti in tutte le città abruzzesi, in particolare in quelle di L'Aquila – tra le più importanti a livello nazionale – e Pescara. L'Aquila – polo all'avanguardia per la produzione e per la ricerca, anche biotech – è quinta in Italia per incidenza degli addetti farmaceutici (700) sul totale manifatturiero. E il valore delle esportazioni, cresciute nella prima parte del 2014 del 62%, è pari al 27% di quelle manifatturiere della provincia. A Pescara l'export farmaceutico è secondo in valore dopo la meccanica, con un peso del 15% sul totale della manifattura. Risultati di primo piano che evidenziano lo stretto rapporto che c'è, e che si consolida sempre più, tra Abruzzo e industria farmaceutica.

Made in italy: dalle "4A" alle "5 M"
Come ha ricordato recentemente l'economista Marco Fortis le vecchie "4A" del made in Italy (automazione, abbigliamento, arredo-casa e alimentari) si sono ormai trasformate nelle "5 M": mangiar bene, moda, mobili, meccanica e medicinali. E l'Abruzzo è un esempio virtuoso che aiuta a capire come l'Italia può puntare con convinzione sulla farmaceutica, eccellenza presente su tutto il territorio. E lo dimostrano i 1.600 posti di lavoro per gli under 30 dall'inizio dell'anno.
Dal 2010 al 2013 l'Italia ha realizzato il più forte incremento al mondo di export di farmaci. Risultato che ha portato i medicinali al quarto posto, scalando una classifica che nel 1991 li vedeva al 53° e nel 2001 al 12°. Un trend di crescita che potrebbe condurli presto sul "podio".
La farmaceutica è poi il settore con la più alta propensione alla Ricerca: ogni anno in Italia si investono 1,2 miliardi di euro (l'11% degli investimenti totali dell'industria manifatturiera). E oltre ad avere la più alta produttività risulta essere, secondo un'analisi Istat, al primo posto nella classifica di competitività.
Senza dimenticare lo sviluppo del network con gli attori del sistema, le partnership pubblico-privato – ad esempio per gli studi clinici – e le PMI innovative, soprattutto nel farmaco biotech. Imprese che creano valore anche grazie a risorse umane altamente qualificate capaci di attrarre nuovi investimenti dall'estero, come si evince da un recente studio di Bain & Company e Farmindustria. Secondo l'indagine la crescita della produzione farmaceutica – pari al 3% all'anno negli ultimi 10 – è dovuta infatti per circa il 50% alla scelta delle aziende di spostare l'attività produttiva in Italia, per il 20% al lancio di nuovi prodotti e per il 30% alla produzione già esistente.
E bisogna ricordare le relazioni industriali esemplari, altamente innovative e improntate alla collaborazione. Con esiti rilevanti, come testimoniano il Fonchim, strumento integrativo previdenziale. E il Faschim, primo fondo sanitario a livello confindustriale, che ha fatto registrare un boom di iscritti, passati dai 40.00 nel 2004 ai 164.000 di oggi, con numeri in costante crescita.
Le aziende del farmaco dimostrano così di credere nel nostro Paese e di essere un valore manifatturiero di eccellenza, ai primi posti per innovazione, competitività e Ricerca.

Italia hub farmaceutico per l'Europa
L'industria farmaceutica rappresenta quindi un patrimonio che l'Italia non può perdere, con:
• 174 fabbriche;
• 62.300 addetti (90% laureati o diplomati);
• 6mila addetti alla Ricerca e Sviluppo, per il 53% donne;
• 28 miliardi di produzione (71% destinato all'export);
• 2,3 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,1 in produzione).

Questa è la concretezza di chi vuole che l'Italia superi, in testa alla classifica UE, perfino la Germania nella produzione di medicinali, diventando l'hub farmaceutico europeo. Numeri ancora più significativi se uniti a quelli delle aziende – fortemente hi tech – dell'indotto: 60mila addetti, 14 miliardi di fatturato e una qualità che consente loro di essere leader mondiali, con un'esportazione fino al 95% del fatturato.E per far conoscere il valore che le "fabbriche" hanno per i singoli territori, Farmindustria, l'Associazione delle imprese del farmaco, sta svolgendo un roadshow dal titolo «Produzione di Valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere» che giunge ora a L'Aquila dopo aver toccato Sesto Fiorentino, Bologna, Parma, Monza, Latina e Bari.

L'orologio della vita
"Vivere di più e meglio. Dal 1951 ricerca, nuovi farmaci, corretti stili di vita e progressi della medicina hanno contribuito ad aumentare l'aspettativa di vita di 3 mesi ogni anno. Sei ore al giorno, anche oggi". Quindici secondi al minuto. Dal primo gennaio 2014 a oggi si sono guadagnati 83 giorni di vita in più (su un totale di 332).
L'industria farmaceutica alimenta quotidianamente l'Orologio della Vita (possiamo sperare di vivere 82 anni, 10 in più rispetto agli anni '70) e la qualità della salute con terapie innovative e con la prevenzione.
Sostenere la Ricerca significa quindi allungare e migliorare la vita.
Nel nostro Paese è più attuale che mai il tema del diritto alla cura, alla salute e alla qualità della vita. E le imprese del farmaco continuano a essere in prima linea nell'affrontare questa sfida. Con un impegno crescente e prospettive che potrebbero aprire la strada a scenari terapeutici assolutamente innovativi, come sta accadendo con i farmaci immuno-oncologici, ormai in fase avanzata di sperimentazione.

Un quadro stabile da migliorare
Negli ultimi due anni le imprese hanno potuto contare su un quadro stabile, senza ulteriori penalizzazioni rispetto a quelle già subite. È però possibile, anzi doveroso, fare un passo in avanti per rendere il sistema sempre più attrattivo. Così come sta facendo l'attuale Governo, con il Presidente del Consiglio Renzi e con il Ministro Lorenzin, che ha lanciato segnali concreti di voler considerare l'industria farmaceutica una leva di crescita e sviluppo e non un costo.
E l'incontro organizzato dal Premier con i Ceo dei più grandi gruppi internazionali e nazionali i primi di ottobre ne è prova concreta.
In quella sede è stato chiaramente riconosciuto che per cambiare davvero le cose in Italia, occorre partire dalle grandi riforme come quella della giustizia e dell'amministrazione pubblica. Fino ad arrivare a una manutenzione ragionata del sistema per renderlo più attrattivo eliminando gli ostacoli che si incontrano ogni giorno: lentezza e tempi della burocrazia, difficoltà di accesso per i nuovi prodotti, complessità del mercato del lavoro e pressione fiscale. E trovando anche soluzioni per la sostenibilità della spesa. Le imprese che operano in Italia intendono far crescere la qualità del Servizio sanitario nazionale e mantenere nel nostro Paese il valore industriale della farmaceutica, un patrimonio di produzione ai più alti livelli europei. Obiettivo possibile solo migliorando il contesto, rendendolo più competitivo e dando alle aziende la possibilità di consolidare – o addirittura di spostare qui – gli investimenti.
Puntare sull'Italia conviene a tutti. Per raggiungere insieme traguardi importanti.