Europa e Mondo

Mutilazioni genitali femminili in calo tra le nuove generazioni. Ma ancora sono a rischio 30 milioni di bambine

di Manuela Perrone

La lotta alle mutilazioni genitali femminili comincia a dare i primi frutti. Il numero delle vittime diminuisce e le nuove generazioni sembrano meno vulnerabili: secondo i nuovi dati forniti oggi dalle Nazioni Unite, in occasione della Giornata mondiale della "tolleranza zero" sulle Mgf, nei 29 Paesi dell'Africa e del Medio Oriente dove la pratica è più diffusa il 36% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha subito la mutilazione contro il 53% delle donne tra i 45 e i 49 anni. In alcuni Paesi il calo è stato significativo: in Kenya, ad esempio, tra le ragazze la probabilità di aver subito la mutilazione è tre volte più bassa rispetto alle quarantenni.

«Questo risultato dimostra che è possibile porre fine alle mutilazioni genitali femminili», ha commentato il Direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake. «Sono una pratica sbagliata e noi possiamo e dobbiamo porvi fine per aiutare milioni di ragazze e donne a condurre una vita più sana».

La situazione nel mondo e l'impegno dell'Onu. I numeri restano impressionanti. Per l'Unicef - che si batte per la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili insieme con il Fondo Onu per le popolazioni (Unfpa) - in quei 29 Paesi le donne mutilate sono almeno 120 milioni. E ben 30 milioni di bambine e di ragazze sotto i 15 anni possono ancora essere a rischio.

Le mutilazioni sono un flagello. Comportano complicazioni sanitarie a breve e lungo termine gravissime: infezioni, emorragie (con shock settici e persino, a volte, la morte), stenosi vaginale, problemi di infertilità ma anche complicazioni post partum (perché la minore elasticità nella zona perineale aumenta la mortalità perinatale e della stessa puerpera: su mille donne che partoriscono, da 10 a 20 muoiono in conseguenza delle Mgf).

Un passo cruciale è stata l'adozione unanime, lo scorso dicembre, della risoluzione dell'Assemblea Generale dell'Onu con la quale gli Stati membri sono stati invitati ad intensificare gli impegni verso la completa eliminazione delle Mgf. Dal 2008, quando il programma congiunto Unfpa-Unicef è stato istituito, circa 10mila comunità in 15 Paesi, cioè quasi 8 milioni di persone, hanno posto fine alla pratica. L'anno scorso un totale di 1.775 comunità in tutta l'Africa hanno dichiarato pubblicamente il loro impegno a porre fine alle mutilazioni genitali femminili.

Anche nei Paesi in cui la pratica è maggiormente in uso, gli atteggiamenti stanno cambiando. In Egitto - rileva l'Unicef - dove circa il 90% delle ragazze e delle donne hanno subito mutilazioni genitali, la percentuale di donne tra i 15 e i 49 anni che sono state sposate e che pensano che le Mgf debbano finire è raddoppiata dal 13% al 28% tra il 1995 e il 2008.

«Rendere le donne e le ragazze più consapevoli è la chiave per rompere il ciclo di violenze e discriminazioni e per la promozione e la protezione dei diritti umani, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti alla riproduzione», ha spiegato Babatunde Osotimehin, direttore generale dell'Unfpa (guarda il video ). «Lavorando con i Governi e le società civili per porre fine alle Mgf, l'Unfpa e l'Unicef hanno implementato con successo un approccio attento alle culture e basato sui diritti umani».

Tutto sta nel verificare che la volontà politica espressa nella risoluzione si traduca in investimenti concreti. In quel caso, dicono Unfpa e Unicef, «le mutilazioni, grave violazione dei diritti delle bambine e delle donne, potrebbero diventare un ricordo del passato». Una raccolta completa e l'analisi dei dati nazionali e regionali in materia di Mgf sarà pubblicata dall'Unicef a metà 2013.

Le iniziative in Italia. Anche il nostro Paese ha fatto e continua a fare la sua parte per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. Ieri e l'altroieri si è tenuta a Roma laConferenza internazionale "Worldwide Ban on Female Genital Mutilation" , promossa dal Partito radicale trasnazionale e da "Non c'è pace senza giustizia" con il sostegno del ministero degli Esteri e dell'Eni. L'evento, ospitato dal Senato per la sessione inaugurale e dalla Farnesina per le conclusioni, ha visto la partecipazione di rappresentanti del Governo italiano e degli stati africani, ambasciatori e membri di organizzazioni internazionali. E ha promesso la "tolleranza zero" entro il 2015.

Alla conferenza ha partecipato anche il premier Mario Monti, intervenuto per esprimere l'interesse «altissimo» del Governo italiano al problema: un'aggressione «irreparabile e irreversibile» dei diritti umani. «Questa è un'occasione di celebrazione» per la risoluzione approvata e per la Giornata internazionale, ma anche di rilancio, coordinamento e definizione di nuove iniziative perché la risoluzione Onu sia riconosciuta e applicata», ha spiegato, aprendo i lavori a Palazzo Giustiniani, il vicepresidente del Senato, Emma Bonino, da sempre in prima linea contro le Mgf.

Oggi sullo stesso tema il Dipartimento per le pari opportunità ha organizzato un incontro presso la sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, che è stata l'occasione per illustrare le finalità e le modalità di attuazione dell'«Intesa concernente il sistema di interventi da sviluppare per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili » approvata il 6 dicembre 2012 dalla Conferenza Stato-Regioni. Un fondo di 3 milioni di euro per progetti di prevenzione, informazione e sensibilizzazione sulle Mgf, di cui in Italia sono potenziali vittime, secondo l'associazione Albero della vita, 7.700 bambine e ragazze tra i 3 e i 17 anni.

«I progetti delle Regioni dovrebbero essere presentati ad aprile - ha spiegato Michele Palma, direttore generale Affari internazionali e interventi in campo sociale del Dipartimento - e il piano dovrebbe partire a maggio». La ripartizione della quota del fondo tra le Regioni è stata effettuata in base al numero dell'intera popolazione residente straniera sul territorio e al numero della popolazione straniera femminile tra gli 0 e i 17
anni.