In parlamento

Confindustria: modifiche al Ddl ecoreati per facilitare le bonifiche

Il Ddl sui reati ambientali rappresenta uno snodo decisivo per garantire nel futuro un corretto rapporto tra tutela ambientale e sviluppo industriale. L'obiettivo del provvedimento dovrebbe essere duplice: tutelare l'ambiente e la salute ma anche le imprese che rispettano le normative in campo ambientale e che vengono penalizzate sul piano competitivo da comportamenti scorretti o addirittura criminali di chi queste norme non rispetta.

Tuttavia, il disegno di legge che il Parlamento si accinge ad approvare presenta alcune gravi criticità. Le più evidenti riguardano, da un lato, il meccanismo di ravvedimento operoso che, per come sono scritte le norme risulta applicabile solo sulla carta, dall'altro, la criminalizzazione dell'utilizzo di una tecnologia - l'air gun - per la prospezione degli idrocarburi riconosciuta in tutto il mondo come sostenibile per l'ambiente.
Il mancato effettivo riconoscimento del percorso di ravvedimento rischia di generare effetti negativi sulle prospettive di risanamento del territorio in quanto una normativa che favorisca il tempestivo intervento di bonifica nei casi di condotta colposa risulta più efficace rispetto alla sola reprensione penale.

Peraltro, il provvedimento rischia di penalizzare attività che presentano prospettive di crescita notevoli per il nostro Paese. Si stima che l'impatto macroeconomico derivante dalla realizzazione di investimenti nel prossimo quinquennio per i risanamenti ambientali potrebbe determinare un aumento complessivo dell'occupazione dell'1,8%, pari a circa 415mila unità, con un incremento del valore della produzione del 2,0%, pari a quasi 62 miliardi di euro.

È per queste ragioni che Confindustria ha chiesto a più riprese di rendere concretamente applicabile la norma sul ravvedimento operoso da realizzare tramite interventi di bonifica. Il testo invece presenta ancora vincoli temporali che non tengono conto della reale durata delle fasi autorizzative e realizzative dei risanamenti. Per come impostato il provvedimento, la realizzazione del ravvedimento tramite bonifica sarà nella maggior parte dei casi impossibile.

D'altro canto, tempi irrealisticamente contingentati rischiano anche di pregiudicare proprio la qualità dei progetti di bonifica e quindi delle azioni di risanamento e di rendere di fatto impraticabile il ricorso alle bonifiche in situ, che invece rappresentano la scelta privilegiata in un'ottica di sostenibilità ambientale.

Le modifiche proposte da Confindustria consentirebbero anche di scongiurare l'evidente paradosso contenuto nella disciplina del ravvedimento: l'imputato di associazione a delinquere aggravata o l'autore del delitto doloso di traffico illecito di rifiuti avrebbero diritto alla stessa riduzione di pena prevista per l'autore di un semplice delitto colposo di inquinamento o di pericolo di inquinamento, solo che ai primi basterebbe porre in essere una generica e piuttosto limitata attività collaborativa, peraltro senza limiti di tempo («si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori»), ai secondi invece la riduzione risulterebbe applicabile con la effettuazione della bonifica (che sul piano ambientale è sicuramente più tutelante), ma a condizione che vengano rispettati i sopracitati limiti temporali. Dunque, l'attuale disposizione prevede condizioni di ravvedimento più severe proprio per coloro che commettono un delitto meno grave e intendono rimediare con un'attività - la bonifica - che sul piano ambientale dovrebbe rappresentare invece la soluzione migliore.

Per quanto riguarda l'uso dell'air gun, la norma se approvata rischia di determinare la chiusura delle attività upstream a mare (investimenti previsti, o già partiti, in impianti e servizi per oltre 10 miliardi), oltre a tagliare filoni di ricerca nei quali sono attivi numerosi enti.
Se al disegno di legge non verranno apportate le poche modifiche necessarie, un provvedimento di alto valore etico e sociale rischia di produrre effetti punitivi non voluti da nessuno, che finiranno solo con lo scoraggiare nuovi investimenti nel nostro Paese e pregiudicare le attività esistenti.


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