In parlamento

De Biasi (Senato): «Basta tagli e pensiamo agli operatori. Ospedali, Gutgeld faccia chiarezza. Chi frena il Ddl Lorenzin?»

di Roberto Turno

Altri tagli alla sanità con la manovra 2016? «Non se ne parla. E diamo risposte concrete agli operatori: di che Patto stiamo parlando, sennò?». Emilia Grazia De Biasi (Pd), presidente della Igiene e sanità del Senato, traccia la difficile rotta che attende la sua commissione alla ripresa autunnale che vedrà palazzo Madama alle prese per prima con la prossima legge di Stabilità. E dice chiaro e tondo: basta con i veti sul Ddl omnibus della ministra Lorenzin, bloccato in commissione Bilancio da un anno e ormai al Senato da più di 500 giorni: anzi, batta un colpo anche la ministra. Esprime tutti i suoi dubbi sui Fondi integrativi, De Biasi. Sulle competenze invoca collaborazione tra medici e infermieri («Comma 566: sembra il titolo di un giallo»). Annuncia un Forum pre manovra col mondo delle professioni. E sulla sostenibilità, dice: «Meglio l'aspirina per tutti, o le cure per il cancro per tutti? Io sono per la seconda strada».

Presidente De Biasi, il Parlamento riparte per un autunno minaccioso. Tutto torna al pettine, anche per la sanità. Dopo le fatiche dei tagli da 2,35 mld del decreto “enti locali”. Momenti di scelte importanti, tra manovra, interventi su appropriatezza e farmaci, spending review. E leggi che avete in cantiere da tempo. Anche da troppo tempo. Che tempo farà al Senato?

Un periodo importante, questo è sicuro. Anche perché abbiamo davanti a noi alcune decisioni da prendere molto rapidamente. Intanto la legge sulla responsabilità professionale, che è alla Camera ma sulla quale lavoreremo insieme anche per accelerarne l'iter una volta che saranno ufficializzati i risultati del gruppo di lavoro del ministero della Salute.

Nel cassetto avete poi la famosa “legge omnibus Lorenzin”… L'avete persa di vista?

E' incomprensibile il ritardo di questo disegno di legge, che è fermo da un anno in commissione Bilancio. A questo punto diventa difficile pensare che ci sia qualche problema tecnico: io comincio a credere che ci sia qualche ostacolo politico, che è giusto non ci sia più, se ci fosse. La legge è improcrastinabile.

A quali ostacoli si riferisce?

Al riconoscimento di professioni sanitarie su comparti finora considerati in qualche modo sussidiari. Dato che io so per certo che la Fnomceo è d'accordo sull'impianto e che ci sono emendamenti condivisi anche con la minoranza, mi auguro che il problema non sia solo, per dirla tutta, del riconoscimento degli osteopati. Se così fosse sarebbe una cosa miserabile. Ripeto: mi-se-ra-bi-le.

E' al Senato da più di 500 giorni, non esattamente un bell'esempio per l'Italia.

Un iter incredibile. Noi andremo avanti con gli articoli sulle professioni sanitarie: non si può fare il Patto per la salute, volere l'assistenza territoriale accanto a quella ospedaliera, l'articolo 22, se non si riconoscono le necessità delle professioni. Poi salveremo anche l'articolo sulla ricerca in campo clinico e sul parto indolore. Tutto a costo zero. Non c'è un minimo problema di bilancio, c'è invece una necessità e un'urgenza politica. Ora basta con gli stop.

E arriva la manovra 2016, che comincia proprio da voi, dal Senato.

Ogni giorno ha la sua pena.

E cosa s'aspetta? Senza scordare il menu fatto di appropriatezza (il decreto è in arrivo), del Prontuario dei farmaci, della spending e degli ospedali. A proposito di manovra, poi, tutti dicono: nessun taglio. Ma l'Economia sta guardando con attenzione a quell'aumento da 3,5 mld. La voglia di tagli esiste, eccome…

La voglia di tagli c'è sempre, se è per questo. Solo che per la sanità alcune spese non sono assolutamente e in alcun modo ulteriormente comprimibili. Ma quali altri tagli fare ancora sul personale? Tra l'altro condivido in pieno l'attenzione che medici e infermieri stanno ponendo per i rinnovi contrattuali e l'ansia e la preoccupazione che queste professioni, capisaldi della sanità pubblica, vengano schiacciate da esigenze di razionalizzazione aziendale in modo indifferenziato. So bene che ci sono sprechi che possono essere ridotti. Come per i beni e servizi, ma comunque con giudizio. Che ci sono le regioni in piani di rientro, ma se assesti altri tagli, quando mai rientreranno dal debito? Con i tagli a casaccio non si risana niente. Anzi. C'è il problema del rapporto con la spending review, certo. Ma visto che Renzi ha detto ripetutamente che la sanità non sarà tagliata, a questo punto vorrei sentire da Gutgeld parole rassicuranti.

Ci vuole chiarezza anche sulla proposta per il rientro dal debito per gli ospedali in rosso?

Quel che Gutgeld avrebbe detto sugli ospedali, se è così, è gravissimo. Le regioni hanno responsabilità? Si, le hanno. Allora, si chieda loro un prospetto serio di risparmi. Si cominci da lì, coinvolgendo la dirigenza delle Regioni e le professioni nelle Regioni. E poi, diciamolo chiaramente: non si possono avere 21 sistemi sanitari troppo diversi l'uno dall'altro. I risparmi si possono avere solo se le Regioni collaborano di più. Questo, come dice Valerio Onida, è uno dei principali difetti del sedicente federalismo. Il punto è il federalismo solidale, la collaborazione. Il ruolo della Conferenza Stato-Regioni dovrà andare in quella direzione con la riforma costituzionale. Io sono molto preoccupata da questo punto di vista. Anzi, per dirla tutta: la Conferenza deve essere abolita una volta che ci sarà la riforma costituzionale del Senato.

Presidente, cosa si aspetta dalla manovra 2016 in arrivo?

Chiarezza, anzitutto.

Parlava del personale e dei contratti che non arrivano: ma di fondi per i rinnovi ce ne saranno pochini.

Ma c'è un problema: la sanità non è un comparto della Pa come gli altri, ha per obiettivo la salute degli italiani. Deve avere un'area contrattuale autonoma. Anche nel Def abbiamo votato all'unanimità che ci vuole un'attenzione e non una ulteriore depressione della parte sanitaria e sociale. Certo, ci vorranno tanti incastri, anche il terzo settore ci potrà aiutare. Il nodo è come intendiamo ricollocare l'universalismo del Ssn nel momento in cui ci sono tagli alla spesa pubblica.

E' il momento delle scelte di prospettiva.

Certo, è per questo che dico che serve chiarezza. Vogliamo ancora un Ssn universalistico ? Io dico sì.

E un ruolo più marcato dei Fondi integrativi?

Ho visto che ci sono molti affondi in questa direzione. Ma per fare che cosa? Secondo me per riportare il sistema alle mutue.

Serve un universalismo selettivo, dice Confindustria.

Dipende da cosa intendiamo per “selettivo”. Si può fare anche senza Fondi integrativi, che porterebbe a una sanità di serie A e a una di serie B. E poi devono spiegarmi se questi Fondi sono davvero fonti di risparmio. Piuttosto, si può cominciare dalla razionalizzazione del Prontuario farmaceutico, dai tetti della farmaceutica. Voglio dire, da una scelta di fondo: se universalismo significa essere tutti uguali davanti all'aspirina o tutti uguali davanti al farmaco per le cure oncologiche. Io ritengo che bisogna fare la seconda scelta. Le grandi malattie e i grandi farmaci. Se De Biasi si può pagare una certa fascia di farmaci, perché non deve pagarla?

Cosa pensa della diatriba sulle competenze, il famoso comma 566?

Comma 566: sembra il titolo di un giallo. Credo che sia stato scritto molto male e che bisogna superare le parole guardando la realtà, cioè la collaborazione che già avviene tra medici e infermieri. Altrimenti non se ne uscirà mai vivi davanti a un tema ideologico. Serve assolutamente la capacità di collaborare da parte di tutti. A questo dovrebbe portare il valore delle due categorie.

Se il Governo tagliasse parte dell'aumento del Fondo di 3,3 mld del 2016?

Io ritengo che non si debba e non si possa farlo. Se così fosse si aprirebbe un momento di dibattito anche aspro.

Tutti i risparmi in casa Ssn?

Questo lo dice perfino Cottarelli… Figurarsi io.

La sua commissione, con lei relatrice, ha chiesto di modificare la riforma del Senato riassegnandogli competenze eliminate dalla Camera. Insisterete?

Riteniamo all'unanimità che sia difficile che il nuovo Senato non abbia competenze anche nel campo delle politiche sociali e sanitarie. Del resto l'impianto stesso della riforma supera in qualche modo la competenza esclusiva delle Regioni, e nel momento in cui il Senato diventa il Senato delle Regioni, le due cose dovrebbero unificarsi. Il problema vero, voglio ripeterlo, è di cosa ne facciamo della Conferenza Stato-Regioni. Se l'abolissimo, io sarei felicissima.

Tre richieste alla ministra Lorenzin.

Un aiuto e uno schieramento più netto a favore della ricerca: per esempio, rispetto alla sentenza europea sul divieto all'uso di embrioni per la sperimentazione, la ministra ha detto che dimostra la bontà della legge 40. Io non sono d'accordo. La ricerca deve svilupparsi molto, molto di più. Anche per la sperimentazione animale. Altrimenti rischiamo di perdere tutti i treni. Per questo chiedo uno schieramento più chiaro a una ministra che sul caso stamina, ad esempio, si è comportata benissimo.

Seconda richiesta?

Una maggiore fiducia nel Parlamento, una voglia di discutere maggiormente con noi, adesso che è stata superata la maternità. Per esempio sui Lea e la riforma dell'impianto del Ssn, che impone un maggior coinvolgimento del Parlamento.

Piuttosto, dove sono finiti i Lea?

Nella Conferenza Stato-Regioni, appunto… I Lea vanno sbloccati rapidamente, prima della legge di Stabilità. E' essenziale.

Terza richiesta alla ministra?

Di darci una mano ulteriore per far camminare il suo Ddl.

Novità in vista della manovra per la commissione?

Stiamo pensando di avere un momento di incontro col mondo professionale in questa fase di transizione che ci porta alla manovra. Un confronto a tutto tondo, nell'ottica di una deliberazione informata nella quale credo da sempre. Stiamo pensando a un Forum, a un momento di confronto e di dialogo, un luogo pubblico per parlare e potersi esprimere. Cominciamo dal mondo professionale.


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