In parlamento

Farmaci, via libera alle società di capitali

di Roberto Turno

Tanto rumore per nulla, o quasi. I farmaci C con ricetta, quelli pagati di tasca propria dagli assistiti, restano sul bancone delle farmacie convenzionate col Servizio sanitario nazionale. Mentre le società di capitali, le grandi catene di farmacie che spopolano in Gran Bretagna ma non solo, potranno acquisire le farmacie private. Senza limiti. Ma nell'esame di ieri delle commissioni riunite Finanze e Attività produttive della Camera, alla voce “catene” (o società di capitali), sono state introdotte specifiche incompatibilità per la partecipazione a queste società: non potranno essere soci quanti svolgono attività nel settore della produzione di farmaci (le industrie), gli informatori del farmaco e i medici. Potranno invece partecipare alle società di capitali chi svolge attività di intermediazione: dovrebbero essere i distributori e le cooperative che detengono i depositi di farmaci, anche se secondo un'altra interpretazione si potrebbe trattare degli intermediatori finanziari.

È stato il capitolo “farmacie”, ieri, il vero e ultimo nodo da sciogliere nell'esame del Ddl del Governo sulla concorrenza. Un testo che a questa voce è stato oggetto per mesi, e ancora fino all'ultimo, di un vivace e teso confronto. Quello politico, inizialmente, tra le ministre Lorenzin e Guidi. E poi meno velatamente tra i farmacisti titolari da una parte, e dall'altra i titolari di parafarmacie (farmacisti anche loro) e la Gdo della grande distribuzione. Meno appariscente, ma sicuramente sostanziale, è stata invece l'azione svolta dalle big major delle catene di farmacie, forti delle premesse del Governo nel Ddl che vede nella loro
presenza nel mercato delle farmacie , una leva per accelerare la concorrenza. Sul piano dei risultati del servizio agli italiani, questa sarà la sfida. Senza dimenticare peraltro che la crisi delle farmacie private, oltre forse ad abbassarne il valore di mercato, anche se non dappertutto, rappresenta un jolly per le società di capitali, ma anche in parte una valvola di sicurezza per i titolari di farmacia che intendono abdicare anche solo in parte alla proprietà. La decisione comunque è una vera e propria svolta nel settore della distribuzione finale dei farmaci, e gli attuali titolari di farmacia dovranno “digerirla” e assimilarla.

A restare a bocca asciutta sono parafarmacie e corner dei farmaci della Gdo. Niente farmaci C con obbligo di ricetta, per loro, dopo che con le liberalizzazioni di Bersani erano riuscite a conquistare i farmaci C senza obbligo di ricetta. Ma quelli pagati dagli italiani con obbligo di ricetta no: un boccone prelibato che vale almeno 3 mld l'anno.

Per il resto l'articolo (il 32, l'ultimo del Ddl) sulle farmacie, conferma il mini-impianto iniziale. Che prevede la cancellazione del limite di 4 farmacie in possesso delle società di persone. Niente più limiti, insomma. Come per le catene che faranno shopping di farmacie convenzionate. E che, fatto non secondario, subentrando negli esercizi avrebbero gradito assai poco, anzi per nulla, di dover concedere alla concorrenza della Gdo e delle parafarmacie parte del mercato da 3 mld dei farmaci C con ricetta. Chissà se avverrà nel futuro, come chiede da sempre l'Antitrust.


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